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Giovedì, 18 Aprile 2024
L'analisi

Decontribuzione per notturni e festivi: così il governo aumenta gli stipendi

Meloni: "Il taglio del cuneo fiscale è meglio del salario minimo", ma il problema per Bruxelles resta il debito

Crollo degli stipendi, in Italia si guadagna sempre meno: i dati sono chiari

Dopo il taglio (temporaneo) del cuneo fiscale il governo studia nuove misure per lasciare un po' più di soldi in tasca ai lavoratori, in particolar modo a quelli del turismo. Il settore soffre da anni di un "progressiva disaffezione" dei lavoratori storici ma anche di una minor capacità attrattiva verso le nuove generazioni, lusingate da lavori stabili che permettono una migliore gestione del tempo libero. Tutto questo determina una forte carenza di personale: 50mila posti solo quest’anno ricorda la Santanchè (250mila nel 2022). La carenza di personale nel settore del turismo e della ristorazione è un problema che va affrontato sotto diversi punti di vista (formazione, politiche del lavoro, motivazione) ma che deve andare di pari passo con un'altra importante questione, quella degli stipendi troppo bassi. Quali saranno le future mosse del governo Meloni sui salari contenute nella delega fiscale?

Stipendi: chi guadagna di più dopo il nuovo taglio del cuneo fiscale

Detassare il lavoro per aumentare gli stipendi

Partiamo dal turismo, che in questi ultimi due anni sta andando a gonfie vele ma che soffre di una carenza di personale diventata ormai strutturale. Sempre meno persone scelgono di lavorare in settori che richiedono una presenza su turni 7 giorni su 7, 24 ore su 24 perché il lavoro notturno e festivo mal si concilia con la vita privata. Questo lo sapevamo già ma con la pandemia qualcosa è cambiato, il tempo libero è diventato una priorità. E così non si trovano più cuochi e camerieri, soprattutto nel settore alberghiero. "Non potendo modificare la natura dell’attività, è necessario ricorrere a interventi correttivi mirati a valorizzare quella componente del lavoro con una detassazione o decontribuzione mirate sulle maggiorazioni per il lavoro festivo e notturno", sostiene Confindustria alberghi caldeggiando la proposta della Santanchè. Secondo la ministra del Turismo "lavorare negli hotel e nei ristoranti deve diventare più appetibile, devono essere più alti i compensi per chi è impegnato di notte o nei festivi. Non possiamo però mettere in difficoltà le imprese, la strada è quella della detassazione".

Come cambiano le tasse col governo Meloni

Meloni: "Taglio del cuneo fiscale è meglio del salario minimo"

Proprio oggi la premier Giorgia Meloni, in collegamento con il Festival dell'economia di Trento, ha ribadito che "il taglio delle tasse sul lavoro deve essere la priorità". La prima sfida del governo è quella di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale, la seconda di allargarlo ulteriormente. "Io credo che sia molto utile tagliare il cuneo contributivo e mettere soldi in tasca ai lavoratori piuttosto che il salario minimo legale che può essere un boomerang, perché in Italia abbiamo un altissimo livello di contrattazione collettiva".

Il governo dunque vuole un aumento degli stipendi ma non vuole che siano le imprese a pagarlo. Proprio per questo ha scelto la strada della detassazione e della decontribuzione, iniziando dal taglio temporaneo del cuneo fiscale. Poi c’è l’Irpef e il taglio degli scaglioni, misura che però secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) andrebbe a determinare "effetti redistributivi che penalizzano i soggetti con redditi medi e favoriscono quelli con redditi più elevati a meno di rinunciare a una elevata quota di gettito". Dalle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2022 emerge che "l'aliquota media per il complesso dei contribuenti Irpef è pari a circa il 20% e che al di sopra si concentra poco meno del 14% dei contribuenti che versano quasi il 60% del gettito".

Col nuovo taglio delle tasse conviene guadagnare meno: l'effetto sugli stipendi

L’agenda economica Ue per l’Italia

Il riassetto degli scaglioni Irpef è solo uno dei due capisaldi della riforma fiscale in cantiere, l’altro è la flat tax, misura che preoccupa non poco Bruxelles. Nelle raccomandazioni all’Italia la Commissione Ue sostiene che "l’estensione del regime forfettario ai lavoratori autonomi desta preoccupazioni circa l’equità e l’efficienza del sistema tributario" e che "anche l’introduzione di un nuovo regime forfettario sugli aumenti salariali per il 2023 ha aumentato la complessità" del sistema fiscale italiano. In particolare, l’Europa esorta il governo Meloni ad andare avanti con la riforma fiscale, ma questa deve "preservare la progressività del sistema tributario e a migliorarne l’equità, in particolare razionalizzando e riducendo le agevolazioni fiscali", con un occhio sempre al debito.

Perché l'Europa chiede di non alzare (troppo) i salari

Conti pubblici a rischio?

Nel disegno di legge delega, specifica l’Upb, non vi sono indicazioni su come recuperare le nuove risorse che verrebbero meno con la nuova riforma fiscale, ad eccezione dell'abolizione dell'Irap. "Per il resto fa riferimento ai risultati dell'attività di contrasto dell'evasione e della razionalizzazione e riduzione delle spese fiscali oltre che a nuove risorse da individuare nel tempo". L’Ufficio parlamentare di bilancio è preoccupato soprattutto dal fatto che il ricorso all'indebitamento netto non è esplicitamente escluso nel ddl.

Le nuove misure non devono in alcun modo mettere a repentaglio la solidità dei conti pubblici e la sostenibilità del debito, rimarca però Bruxelles, ricordando alla Meloni che per ridurre il carico fiscale sul lavoro si possono "aumentare le entrate da altre fonti meno dannose per la crescita, come la proprietà, l’Iva e l’autorizzazione all’uso dei beni costieri demaniali". C’è poi un’altra "sfida di lunga data" da affrontare, vale a dire i valori catastali in gran parte obsoleti, che servono come base per il calcolo dell’imposta sugli immobili. Ma di patrimoniale e di riforma del catasto il governo non ne vuole sapere, almeno per il momento.

Meloni: "Sull’evasione fiscale non gettiamo la spugna"

Sulla lotta all’evasione fiscale però è arrivato un appunto proprio da Bruxelles, che sembra non essere piaciuto troppo alla Meloni. "Sul contrasto all'evasione fiscale negli anni sono state fatte decine di norme, ma l'approccio non ha funzionato – ha spiegato la premier -. Noi non vogliamo gettare la spugna", ha poi assicurato, specificando di non voler fare una caccia al gettito ma di voler "andare a combattere la grande evasione: penso alle frodi sull'Iva, penso allo Stato che patteggia miliardi di euro chiedendo il rientro di milioni, con una disponibilità che non dimostra, ad esempio, coi piccoli commercianti".

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