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Giovedì, 28 Marzo 2024
Le prossime mosse

Come sarà il primo decreto Aiuti del nuovo governo Meloni (spunta la moratoria per le bollette non pagate)

Cambiano governi e maggioranze, ma un nuovo decreto Aiuti, il quarto "della serie", è già all'orizzonte. Un sostegno immediato arriverà dai fondi strutturali europei 2014-2020 non ancora spesi. Le misure più probabili tra bollette, benzina e bonus

I sostegni anti-crisi introdotti negli ultimi mesi dal governo Draghi saranno sostanzilamente prolungati fino a fine 2022: il piano della nuova maggioranza sta già prendendo forma, anche se per essere messo nero su bianco bisognerà attendere ancora qualche giorno. Giancarlo Giorgetti è sempre più vicino a diventare il nuovo ministro dell'Economia, la poltrona più pesante del futuro governo. Sarà lui a varare il pacchetto di misure che dovrebbe tradursi in un emendamento, il primo su cui lavorerà il nuovo parlamento. Cambiano governi e maggioranze, ma un nuovo decreto Aiuti, il quarto "della serie", è già all'orizzonte.

Nuovo decreto Aiuti all'orizzonte

Sembra scontato che ci sarà un altro mese di credito di imposta per le imprese, per un costo di 4,7 miliardi: aliquote del 40% per gli energivori e del 30% per le imprese più piccole che impiegano energia elettrica con una potenza dai 4,5 kilowatt in su. Tra le ipotesi che stanno prendendo piede, c'è anche una nuova una tantum da 150 euro, ma non per tutti, solo per alcune categorie di lavoratori ancora da definire. Un ulteriore fronte caldo è quello la benzina, tornata a salire negli ultimi giorni: si punta alla proroga fino a fine dicembre o direttamente fine gennaio dello sconto di 30 centesimi sulle accise, che scade a fine ottobre e che costa un miliardo al mese. A garantire le risorse necessarie per le primissime misure del nuovo esecutivo ci sono i circa 10 miliardi lasciati dal governo Draghi, che ha certificato nella Nadef un deficit inferiore al previsto di 0,5 punti.

Entrando un po' di più nel dettaglio, non sembrano esserci ostacoli all'estensione fino all’ultimo mese dell’anno (compreso) dei crediti d’imposta per le imprese, già contenuti nel decreto Aiuti ter. Lo stesso decreto andrà convertito in legge entro il 23 novembre, sotto le pressioni per la stesura e l'approvazione della prossima legge di Bilancio. Sarà quindi necessario trovare le risorse per un quarto decreto Aiuti, per garantire fino a fine anno i tax credit alle imprese che hanno registrato aumenti almeno del 30% rispetto al 2019 (il bonus è stato innalzato al 30% per le non energivore, 40% per le altre).

Ma quanti miliardi servono? Secondo alcune stime, il rinnovo per tre mesi dei crediti d’imposta ampliati dal decreto Aiuti ter costerebbe, stando alle quotazioni di settembre, 14,1 miliardi. Una proroga altrettanto trimestrale dello sconto da 30,5 centesimi al litro su accise e Iva di benzina e diesel ha bisogno di 3,3 miliardi. Circa 5 miliardi, sempre per tre mesi, sarebbero necessari a estendere l’Iva al 5% sul gas e l’abbattimento degli oneri di sistema sulle bollette. 4 miliardi servono per confermare nel 2023 il taglio al cuneo fiscale. La strada è quella di rivedere il percorso del deficit per l'anno prossimo. Detta in sintesi: il nuovo ministro dell'Economia in poche settimane dovrà concordare con l’Ue un nuovo obiettivo di disavanzo.

La moratoria sulle bollette non pagate

Non è tutto. Tra le tante ipotesi allo studio e su cui circolano indiscrezioni , c'è anche una moratoria per le bollette non pagate di almeno sei mesi, per non rischiare in quell’arco temporale (fino a primavera inoltrata) di vedersi staccata la luce o il gas. Possibile anche un ulteriore aumento della soglia Isee per i bonus gas e luce (che senza un intervento dal 1° gennaio 2023 tornerà a 8mila euro circa rispetto agli attuali 12mila). Per ora, scadono alla fine dell'anno il taglio degli oneri di sistema e il taglio al 5% dell’Iva sul gas, misure che per il momento hanno reso meno pesante l’impatto del caro energia sulle bollette degli italiani.

Il caro-bollette sta rischiando di lasciare tanti appartamenti senza luce e gas. Alle associazioni dei consumatori arrivano regolarmente richieste di aiuto: gli operatori dell'energia hanno stretto le maglie. Se fino a qualche mese fa la prassi era più "paludata" e comprendeva l'invio di un sollecito e il "depotenziamento" della rete, ora in molti più casi si passa subito alla messa in mora, con il successivo, possibile, distacco della fornitura con tempi particolarmente rapidi: dal quarantunesimo giorno dalla scadenza della bolletta non pagata e senza che arrivi il tecnico a casa, il taglio delle forniture può essere fatto direttamente dalla sede del distributore. Le associazioni chiedono che vengano introdotte rateizzazioni più lunghe (oltre i dieci mesi) e un Osservatorio Arera sulle modifiche unilaterali dei contratti (nella realtà in crescita esponenziale, nonostante lo stop deciso dal governo).

Cosa succede se si paga in ritardo? Possono staccare la fornitura? È un diritto del fornitore staccare l'utenza a chi non paga. Il cliente ha comunque un minimo di tutela. A partire dal 2013, infatti, l'Autorità (ARERA) ha stabilito che prima di un distacco della corrente elettrica c'è bisogno di un preavviso. Dunque la luce non può essere staccata senza un preavviso. In caso di pagamenti ritardati, sul mercato tutelato il fornitore può chiedere un interesse di mora (al tasso Bce, 1,25% oggi) maggiorato del 3,5%. La “messa in mora” arriva nei casi più gravi, via posta raccomandata o posta elettronica certificata (pec): indica un termine ultimo, una data precisa, per versare il dovuto e uno, differente, di sospensione della fornitura. Il distacco effettivo non può essere eseguito mai in ogni caso prima di 3 giorni lavorativi dal termine ultimo per il pagamento e 40 giorni (solari) dalla notifica della costituzione in mora.

Il caso dei fondi strutturali europei

Un sostegno immediato contro il caro-bollette arriverà dai fondi strutturali europei 2014-2020 non ancora spesi o non impegnati in modo vincolante dall'Italia. L’importo utilizzabile può arrivare a circa 40 miliardi per l’intera Ue, per il nostro Paese fino a 4 miliardi. Tali risorse potranno coprire retroattivamente le spese effettuate dai governi per aiutare famiglie vulnerabili e piccole e medie imprese a partire dal 1° febbraio 2022. Ci sarà probabilmente un limite del 10% del totale delle risorse totali assegnate ad ogni Stato membro. Senza quel limite, la possibilità di dirottare risorse sull’emergenza energia sarebbe stata molto più ampia, in particolare per Paesi come l’Italia con molte risorse e relativamente in ritardo con la spesa. Il provvedimento, chiesto dai ministri dei 27 nell’ultima riunione Ecofin, rientra nel pacchetto che la Commissione europea approverà oggi, in vista del Consiglio di giovedì e venerdì prossimi.

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