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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia Italia

Di Maio la chiama dignità ma per Confindustria il decreto avrà un impatto negativo sul lavoro

"Misure eccessive" secondo l'associazione degli industriali che contestano al Governo brusche retromarce sulle riforme. E mentre Di Maio certifica la crisi di 144 aziende (e posti a rischio per 189mila lavoratori) Confindustria prefigura scenari peggiori delle già contestate stime Inps

"Pensiamo che il decreto dignità parta da presupposti sbagliati e non tenga in considerazione i dati effettivi degli ultimi anni". È lapidario il giudizio di Confindustria sul Decreto Dignità varato dal Governo. "Noi condividiamo la lotta agli abusi, ma nel decreto ci sono misure eccessive rispetto all'obiettivo" spiega Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, in audizione davanti alle Commissioni riunite di Finanza e Lavoro della Camera.

"Sarebbe opportuno evitare brusche retromarce sulle riforme già avviate"

Secondo l'associazione degli industriali, "la migliore strada è agire sul costo del contratto a tempo indeterminato, con una riduzione netta del costo del lavoro".

Il "punto critico - continua Panucci - è la reintroduzione delle causali, che non costituiscono un vero meccanismo di tutela, ma un onere e un rischio sia per l'impresa che per il lavoratore. Siamo dell'idea che dovrebbero essere eliminate almeno per i contratti fino a 24 mesi".

"Il fatto che per contratti tra i 12 e i 24 mesi sia richiesto alle imprese di indicare le condizioni del prolungamento, esponendole all'imprevedibilità di un'eventuale contenzioso, finisce nei fatti per limitare a 12 mesi la durata ordinaria del contratto a tempo determinato, generando potenziali effetti negativi sull'occupazione oltre quelli stimati nella Relazione tecnica al Decreto (in cui si fa riferimento a un abbassamento della durata da 36 a 24 mesi)". .

Inoltre secondo Confindustria le novità introdotte sull'indennità di licenziamento "rendono più difficile l'applicazione di contratti a termine e scoraggiano quelli a tempo indeterminato".

Confindustria: effetti dl Dignità su occupazione peggiori di stime

Confindustria replica a Di Maio: "Il decreto dignità di fatto non distingue la delocalizzazione buona" da quella selvaggia "che va contrastata".

Le misure contenute nel decreto, aggiunge Panucci, "renderanno più incerto e più imprevedibile il quadro di regole in cui operano le imprese, disincentivando gli investimenti e limitando la crescita".

Solo oggi  il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio - alla Camera per un'informativa urgente del governo sullo stato dei tavoli di crisi aperti presso il Mise - avveva spiegato come al 30 giugno erano ben 144 le crisi conclamate di aziende che coinvolgono 189mila i lavoratori. "Le ragioni della crisi - ha detto Di Maio - sono legate all'impoverimento del nostro Paese negli ultimi anni". Il ministro ha poi puntato il dito contro il fenomeno delle delocalizzazioni ricordando che "ben 31" di questi tavoli di crisi "sono interessati da cessazione d'attività e delocalizzazione". 

Decreto dignità, Confindustria: "Controproducente divieto pubblicità sul gioco"

Sempre secondo Confindustria il contrasto alla ludopatia contenuto nel decreto dignità è condivisibile "ma il divieto assoluto della pubblicità ci sembra eccessivo". Secondo il dg Marcella Panucci quelle prese di mira dal documento "sono attività lecite - sostiene - che se troppo vincolate rischiano di dare spazio a quelle illecite".

"Si potrebbero immaginare meccanismi differenti, chiarendo meglio gli spot. La pubblicità ha un valore informativo".

"Confindustria continua a difendere la lobby dell’azzardo" denunciano Davide Zanichelli, parlamentare del Movimento 5 Stelle in Commissione Finanze e Francesco Silvestri vice capogruppo penstastellato a Montecitorio.

"L’azzardo è un moltiplicatore negativo dell’economia in termini di depressione dei consumi, mancati stimoli alla produzione e distruzione di opportunità d'impiego ma Confindustria con chi sta? Con un settore produttivamente parassitario che devasta l'economia reale e danneggia la salute umana come scientificamente riconosciuto"

“Ogni euro in azzardo è un euro in meno al commercio ed all’indotto industriale produttivo sano, tanto che da una ricerca del 2013 del professor Maurizio Fiasco, a fronte di un totale di spesa in azzardo di 87 miliardi (oggi salita a 102) si calcolavano che 20 miliardi venissero bruciati dall’economia reale, con una perdita di almeno 120mila posti di lavoro tra commercio e indotto industriale ed i dati oggi sono ancora peggiori” spiegano Zanichelli e Silvestri. 

“A Confindustria ricordiamo il netto pensiero dell’economista Leonardo Becchetti: ‘I quasi 10 miliardi di entrate fiscali per il gioco sono infatti controbilanciati dal 40% delle somme giocate che vanno in fumo e non si traducono in consumi con perdita di gettito fiscale, dai costi della dipendenza da azzardo, dalla perdita di produttività delle persone che finiscono nel vortice del gioco, dalla perdita di investimento in capitale umano, di beni relazionali e di senso della vita di chi ne resta invischiato’ “ ricordano i parlamentari pentastellati.

“Continua l’economista Becchetti: ‘Difendere l’azzardo vuol dire volare basso. Quei 102 miliardi di euro all’anno bruciati in azzardo in Italia, se fossero trasformati in un fondo di garanzia per il credito agli investimenti, con un moltiplicatore standard di uno a quindici, potrebbero alimentare investimenti per 1.460 miliardi di euro (l’87% del Pil). La fortuna della vita non è sperare vanamente di vincere il maxi premio ma l’investimento lento, paziente e faticoso nei propri talenti. Non dare questo messaggio ai giovani vuol dire minare in profondità le radici del nostro progresso sociale, economico, umano e spirituale’ “concludono citando l’economista.

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