Ex Ilva, i sindacati bocciano la soluzione del governo Meloni
Il decreto legge sconvolge anche il M5S: "Il governo ripristina il diritto ad uccidere"
In stato di agitazione i sindacati dopo "l'autorevole intervento" del governo di ieri sull’ex Ilva che "si è trasformato in una resa incondizionata" davanti alle richieste di Arcelor Mittal (società che gestisce l’impianto siderurgico di Taranto). Fiom, Uilm e Usb rispondono al decreto legge confermando la mobilitazione prevista per il giorno 11 gennaio a Roma e proclamando uno sciopero di 32 ore, perché "l'interesse generale per il governo coincide con quello predatorio e offensivo dell'attuale gestione societaria che porterà alla chiusura definitiva dello stabilimento, senza che ci sia stato alcun risanamento ambientale, cancellando di fatto l'esistenza di ventimila famiglie". Andiamo per ordine.
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Ex Ilva, governo stanzia 680 milioni per l’aumento di capitale
Il Consiglio dei ministri di ieri ha esaminato ed approvato un decreto legge recante 'Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale' che prevede per l'ex Ilva che i 680 milioni, già stanziati, possano essere utilizzati fin d'ora quale finanziamento soci convertibile in futuro aumento di capitale.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha poi convocato un tavolo ex Ilva per il 19 gennaio 2023, "con la partecipazione delle forze sociali, sindacati e associazione produttive, rappresentanti degli Enti locali, azionisti pubblici e privati in cui l'azienda illustrerà i piani di sviluppo e gli impegni industriali e occupazionali".
La risposta dei sindacati
Le segreterie territoriali di Fiom, Uilm e Usb di Taranto, unitamente alle rappresentanze sindacali unitarie di Acciaierie d'Italia, rispondono alla mossa del governo con una mobilitazione a Roma e con uno sciopero di 32 ore dalle 23 del 10 gennaio alle 7 del 12 gennaio. I sindacati considerano il decreto legge approvato ieri una "resa incondizionata" del governo davanti alle richieste di Arcelor Mittal che porterà alla "chiusura definitiva dello stabilimento, senza che ci sia stato alcun risanamento ambientale e cancellando di fatto l'esistenza di ventimila famiglie".
Il governo ha confermato la volontà di erogare i 680 milioni di euro all'ex Ilva nonostante il mondo del lavoro e delle Istituzioni abbiano chiesto "di non erogare nessun ulteriore prestito pubblico in qualunque forma ad Arcelor Mittal, socio totalmente inaffidabile ed inadempiente, senza un preventivo riequilibrio della governance che, cosi come garantito dallo stesso ministro delle Imprese e del Made in Italy in più circostanze, avrebbe dovuto prevedere l’ingresso di Invitalia in maggioranza", ricorda l'Usb.
M5S: "Il governo ripristina il diritto ad uccidere"
I sindacati, così come il M5S, sono sconvolti anche dal fatto che il governo abbia ripristinato "vergognosamente perfino lo scudo penale ai gestori del sito". Dello stesso avviso il senatore tarantino Mario Turco, vicepresidente del M5s: "Con la reintroduzione dello scudo penale per lo stabilimento siderurgico ex Ilva, il governo Meloni ripristina di fatto il diritto di uccidere".
Secondo Turco il governo Meloni vuole "mantenere o addirittura aumentare la produzione a carbone, altamente inquinante, infischiandosene della transizione ecologica e di una riconversione industriale green, tanto attesa e ancora da valutare. Il danno e la beffa, sempre sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini di Taranto. Non si può pensare ad una riconversione industriale senza tutele giuridiche, ambientali, sanitarie e senza chiudere le fonti inquinanti".
Ex Ilva: la storia di un disastro ancora senza risposte
Ex Ilva, Urso parla di risanamento ambientale e occupazionale
Non la pensa così il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. In un’intervista al Corriere della Sera di oggi ha dichiarato: "Questo governo è stato capace in poche settimane di risolvere l'emergenza Lukoil; di prefigurare una soluzione per Ita; di rilanciare l'Ilva, garantendo al contempo risanamento ambientale e occupazione".
Grazie a questo decreto legge lo Stato "potrà intervenire rapidamente laddove la gestione di queste imprese dovesse ritenersi inadeguata chiedendo, anche se socio di minoranza, l'amministrazione straordinaria. Inoltre, i compensi degli amministratori straordinari di queste imprese vengono parametrati ai risultati, incentivando chi risolve prima le crisi".
Ieri in Cdm il ministro Urso ha illustrato i termini del nuovo accordo tra gli azionisti di Acciaierie d'Italia ArcelorMittal e Invitalia, spiegando che l’obiettivo è quello di rilanciare il sito aumentando la produzione e garantendo i livelli occupazionali. Si prevede "una riconversione green dell'impianto e investimenti per il polo di Taranto: dai campi eolici allo sviluppo del porto".