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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia Italia

Nel Def salario minimo e flat tax: dati negativi da Quota 100, impatto "zero virgola" per Rdc

Conti pubblici fuori controllo: gli ultimi dati dell'Fmi arrivano nel giorno dell'approvazione del nuovo documento di economia e finanza. Nel piano del governo scommesse ma anche conti allarmanti: dal Rdc si stimano 260mila posti di lavoro in tre anni, ma il Pil resta al palo. E Quota 100? Effetti nulli su crescita e consumi

Prima le buone notizie: il Governo non aumenterà la tassa sulla casa. Lo si legge nel Piano nazionale delle riforme contenuto nel Documento di economia e Finanza approvato oggi in Consiglio dei ministri. Il Def 2019 fissa i paletti per la prossima legge di bilancio ipotizzando per il 2019 una crescita economica dello 0,2%.

Mancherebbero invece certezze sullo stop all'aumento dell'Iva dicono fonti pentastellate all'AdnKronos, spiegando i malumori che hanno fatto saltare la conferenza stampa. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria avrebbe detto chiaramente che la flat tax deve essere fatta con criteri precisi, ben definiti e circoscritti, altrimenti si bloccano le clausole per l'aumento dell'Iva: portare avanti entrambe le partire costerebbe 30-40 miliardi. Troppo per le casse dello Stato come avevamo già scritto due settimane fa

Aggiornamento: Dopo il Cdm, c'è stato un nuovo vertice tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, sul nodo del decreto per i risparmiatori truffati dalle banche: oggi il provvedimento è slittato.

Def, c'è la flat tax

Il Governo nel Def sottolinea come "la progressiva introduzione della flat tax ridurrà il cuneo fiscale sul lavoro". Per assicurare le coperture necessarie sarà tuttavia necessaria una riduzione delle spese fiscali, ma il governo scrive di voler "salvaguardare le misure a sostegno della famiglia e delle persone con disabilità".

L'introduzione della Flat Tax si presenta tuttavia come in impegno considerevole dato che anche le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale mostrano come le spese dello stato italiano siano fuori controllo: il debito pubblico sembre in una corsa senza fine. Come si legge nel World Economic Outlook pubblicato dall'Fmi per il 2019 è atteso un deficit al 2,7%, e con una progressione inarrestabile negli anni a seguire: per il 2020 il disavanzo è previsto al 3,4% e addirittura al 3,8% nel 2024. Inevitabili le ripercussioni sul rapporto debito/Pil, che dal 132,1% del 2018, quest'anno dovrebbe salire al 133,4%, e poi ancora al 134,1% nel 2020 e al 138,5% nel 2024.

Fmi, debito/pil al 138% in 4 anni

Rispetto alle preoccupanti stime del Fondo Monetario Internazionale nel Def redatto dal governo si parla di un indebitamento netto tendenziale pari al 2,5% del pil nel 2019, mezzo punto in più all'ultima previsione del dicembre scorso.

La revisione al rialzo del deficit sconta la stagnazione economica che ha gettato l'Italia già dallo scorso semestre in recessione. Una minore crescita rispetto al previsto di 0,4 punti percentuali che ha fatto temere molti analisti per la necessità di una manovra correttiva, non ancora teoricamente esclusa nonostante le rassicurazioni del ministro Tria. 

Tuttavia i conti del governo si reggono soprattutto su una scommessa: quella di rimettere in moto l'economia del mercato interno grazie al Reddito di cittadinanza

Def, dismissioni immobiliari per 3 miliardi

Infatti, come mette nero su bianco il governo nel Def, il rapporto debito/pil nel 2019 è previsto in risalita al 132,7% pur includendo proventi da privatizzazioni pari all'uno per cento del pil. E malgrado si continuino ad ipotizzare proventi da privatizzazioni pari allo 0,3 per cento del pil nel 2020, oltre all'uno per cento previsto per quest'anno.

La riduzione del debito in rapporto al pil, si sottolinea, è moderata in presenza di bassa crescita nominale, rendimenti reali relativamente elevati e un surplus primario che resterebbe lievemente al disotto del 2 per cento del pil anche nell'anno finale della proiezione.

Come si legge nel Def inoltre, il governo che registra tra le entrate 600 milioni di euro dalle vendite di immobili pubblici nel 2018, si prevede per il triennio 2019-2021 un programma di dismissioni immobiliari per un ammontare di 1,25 miliardi, oltre agli 1,84 già previsti.

Flat tax e salario minimo

Il sentiero di riforma per i prossimi anni prevede la graduale estensione del regime d'imposta sulle persone fisiche IRPEF a due aliquote del 15 e 20 per cento, a partire dai redditi più bassi, al contempo riformando le deduzioni e detrazioni. Sarà proprio dalla 'riconversione' delle oltre 450 agevolazioni fiscali che si troveranno i fondi per il primo pacchetto della flat tax da inserire nella legge di bilancio 2020.  L'obiettivo del Governo, si sottolinea nel Pnr, ''è di ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese e di snellire gli adempimenti relativi al pagamento delle imposte."

Tasse più alte per tutti: rischio stangata dal taglio delle agevolazioni fiscali

Un'ardua operazione, quella dello sfoltimento delle cosiddette tax expenditures, nella quale si sono cimentati quasi tutti gli ultimi governi con esiti fallimentari, visto l'alta sensibilità del tema che si ripercuote direttamente sulle tasche dei contribuenti. 

Per incentivare gli investimenti, le imprese potranno beneficiare di una riduzione dell'aliquota Ires applicabile agli utili non distribuiti.

Inoltre il governo prevede di completare il Reddito di Cittadinanza con l'introduzione del salario minimo legale, che - come si legge nella bozza del Def - garantirà un minimo retributivo legale 'sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa' a norma dell'articolo 36, comma 1 della Costituzione". 

Def, gli effetti del reddito di cittadinanza

Come spiegavamo poco sopra i conti del governo "tengono" solo con la previsione che la scommessa del reddito di cittadinanza potrà fare da stimolo all'economia. Come si spiega nel Def l'erogazione dei benefici previsti dal Reddito di Cittadinanza comincerà dal mese di aprile. "Ciò dovrebbe fornire uno stimolo ai consumi delle famiglie meno abbienti, che hanno una propensione al consumo più elevata della media".

Inoltre il governo stima che il reddito di cittadinanza potrerà una maggiore occupazione che, nel 2022, potrebbe valere circa 260 mila nuovi posti di lavoro.

Occhio tuttavia al male attavico dell'economia italiana. Lo stesso governo lo ammette nel Def: maggior posti di lavoro non porteranno maggiore produttività.

"Si può ipotizzare che tale incremento nell'occupazione, riconducibile in parte alla maggiore fluidità del mercato del lavoro indotta dal potenziamento dei centri per l'impiego, risulti più pronunciato per le fasce di individui con minori competenze ed esperienza, il che si accompagnerebbe a un calo della produttività media del lavoro rispetto allo scenario base"

"Nel 2022 il prodotto per occupato risulterebbe inferiore di 0,6 punti percentuali rispetto allo scenario base. Il tasso di disoccupazione si accrescerebbe fino a raggiungere nel 2020 un livello superiore rispetto allo scenario base di 1,3 punti percentuali".

Tuttavia secondo il governo, l'impatto macroeconomico del reddito di cittadinanza e di 'quota 100' rispetto allo scenario base, porterebbe ad una crescita del Pil di 0,2 punti percentuali nel 2019, 0,4 punti nel 2020 e di 0,7 e 0,6 punti, rispettivamente, nel 2021 e nel 2022.

Una speranza necessaria anche perché la previsione di crescita media del pil in termini reali per il 2019 scende allo 0,1 per cento, dall'1,0 per cento del più recente documento ufficiale del Governo.

"L'economia italiana - si legge nel documento - ha perso slancio durante lo scorso anno, registrando nel complesso una crescita del pil reale dello 0,9 per cento, in discesa dall'1,6 per cento del 2017."

Def, l'effetto spread sull'economia

Inoltre come spiega lo stesso documento del governo gli interessi sui titoli di Stato stanno iniziando a farsi sentire sull'economia reale: il tanto allarmente effetto spread è infatti arrivato. Ma leggiamolo con le stesse parole del Governo:

"Se si confrontano le nuove previsioni con quelle del Def 2018, le peggiorate prospettive di crescita del resto del mondo e del commercio internazionale sono il fattore più rilevante per l'abbassamento della previsione, soprattutto per il 2019. Negli anni successivi giocano invece un ruolo crescente nello spiegare la revisione al ribasso il più elevato livello dello spread sui titoli di Stato e il lieve abbassamento delle stime di crescita potenziale".

Def, congelati 2 milardi di euro

Nel Def si dà inoltre attuazione della clausola contenuta nella Legge di Bilancio 2019, in base alla quale due miliardi di euro di spesa delle Amministrazioni centrali resteranno congelati per far fronte alle tendenze sui conti pubblici ed in particolare della revisione al rialzo della stima sul deficit per l'anno in corso

Dl Crescita e Sblocca-Cantieri: nessun miracolo

Infine arriviamo alle ultime due misure previste per dare la sveglia all'economia italiana: il cosiddetto Decreto Crescita e lo Sblocca-Cantieri. Nessun miracolo in vista: il governo spiega che l'impatto complessivo del Dl crescita e dello Sblocca cantieri sull'economia "viene prudenzialmente stimato in 0,1 punto percentuale di crescita aggiuntiva del pil nel 2019".

E quota 100? Effetti nulli su crescita e consumi

Nel Documento di economia e finanza il governo certifica che non sarà rispettato il rapporto 1:1 tra pensionamenti e nuovi assunzioni. Infatti a fronte del pensionamento di 100mila dipendenti pubblici nel 2019, l'ipotesi di turn-over sarebbe pari al 35%. Nell'anno in corso dunque saranno in 35 mila a rimpiazzare i dipendenti pubblici in uscita, 1 su 3.

Andrà meglio negli anni successivi: per il 2020 e 2021 il numero previsto di fuoriuscite di lavoratori pubblici sarà di poco superiore a 110 mila unità e il turn-over ipotizzato è prossimo al 100%.

Stime negative invece per l'occupazione nel settore privato: nel Def si stima come l'occupazione possa scendere dello 0,3% nel 2019, dello 0,5% nel 2020, dello 0,4% nel 2021 e dello 0,3% nel 2022.

Quota 100, effetto negativo per l'occupazione

Incidenza totale quindi negativa per quota 100 nel 2019 (-0,3%) e nel 2020 (-0,2%); per poi invertire la rotta nel 2021 (0,1%), come nel 2022.

Inoltre dalle tabelle, allegate al Def, che valutano l'impatto delle misure bandiera del governo M5S-Lega, risulta come l'anticipo pensionistico incida sul Pil di quest'anno per lo 0,0%; il prossimo anno e nel 2021 solo dello 0,1% per poi tornare a impatto 0 nel 2022.  Sul fronte dei consumi l'impatto si gioca sempre sui decimali: 0,1% quest'anno, 0,2% nel 2020-2021; e nessun effetto nel 2022.

Quanto al reddito di cittadinanza, l'incidenza sul pil sarà dello 0,2% nel 2019 e 2020; dello 0,1% nel 2021 e dello 0% nel 2022. Sul versante dei consumi, invece si stima un effetto positivo dello 0,5% quest'anno, poi 0,2% nel 2020, e 0,1% nel 2021 e 2022. La misura dei pentastellati impatta l'occupazione dello 0,1% quest'anno per poi salire allo 0,2% nel 2020 e allo 0,4% nel 2021 e 2022.

Tirando le somme si può dire che l'obiettivo del pareggio di bilancio, mantra dei Documenti programmatici degli anni scorsi, si fa sempre più vago e più lontano. Secondo la bozza del Def il target dell'azzeramento del deficit non sarà raggiunto prima del 2023. 

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