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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia Italia

Senza Fornero ci sarebbe la Troika: perché la riforma delle pensioni è così importante

Quando si sostiene che la riforma della Legge Fornero sia stata un disastro si deve pensare allo scenario alternativo. Ecco cosa è successo e lo scenario che preoccupa governo, investitori e pensionati

"Se non ci fosse stata la riforma delle pensioni attuata con la legge Fornero nel 2011 l'Italia avrebbe fatto la fine di Grecia, Portogallo e Irlanda". Lo afferma l'economista Lucrezia Reichlin, a margine del Forum Internazionale di Conftrasporto.

"Stabilire dei meccanismi causali è complicato e dunque stabilire se" alcuni dei problemi del Paese "sono colpa della riforma Fornero" non è possibile - spiega l'economista. "Quindi, quando si sostiene che la Fornero sia stata un disastro, si deve pensare allo scenario alternativo, quale altra traiettoria sarebbe stata possibile. In quel momento l'Italia (in crisi di liquidità, ndr) sarebbe dovuta andare in quel programma (l'assistenza finanziaria dell'Europa e Fondo monetario internazionale, la famosa Troika, ndr)".

Che cosa è la Troika

Agitando lo spettro della Troika i detrattori delle misure economiche progettate dal Governo Conte vanno a rievocare i piani di salvataggio dei paesi all'interno della zona euro che in seguito alla grande recessione videro una crisi del debito pubblico: la Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale concessero linee di credito esigendo in cambio l'istituzione di politiche di austerità a tutela dei propri prestiti.

Nel 2011 Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna vennero accumunati  dagli investitori finanziari con l'acronomio PIGS per indicare i  Paesi dell’eurozona in crisi da debito sovrano. Benché la situazione greca sia sempre stata la più grave, il Portogallo appariva come il secondo anello più debole dell’eurozona.

Effetto spread: per il Btp a tre anni cedola record

L’aiuto fornito ad Atene per impedire il tracollo dell’economia greca sotto forma di prestiti, finanziamenti diretti e cancellazioni di debiti sono stati accompagnati da un programma di tagli draconiano, sotto il controllo della troika.

L'Irlanda è stato il secondo paese, dopo la Grecia, ad aver concluso un piano di aiuti con Ue e Fmi nel novembre 2010 quando il deficit aveva raggiunto il 32% del pil, e la bolla immobiliare del 2008 +aveva devastato il settore bancario del Paese. L’aiuto internazionale anche in questo caso è stato assegnato a condizioni durissime.

Lisbona aveva invece raggiunto un accordo con Ue e Fmi grazie a un piano di correzione delle sue finanze pubbliche e di rilancio dell’economia nel maggio 2011. Un anno più tardi fu Madrid a chiedere e ottenere una linea di credito per la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà evitando perà un piano di aiuti globale per la propria economia.

Salvini: "Non faremo la fine della Grecia"

"Nessuno pensi che faremo la fine della Grecia" ha detto il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini, intervenendo su Rai2 a Night Tabloid. All'intervistatore che gli chiedeva se ci sia un complotto per far salire lo spread, Salvini ha risposto: "Sicuramente la manovra economica investe sulle pensioni, sulla riduzione delle tasse spaventa i mercati".

E se lo spread arriva a 400 che succede? "Mi auguro di no - ha replicato Salvini - perché ci vanno di mezzo i nostri risparmi".

Quali sono gli effetti dello spread a 300 

Tuttavia l'acuirsi delle tensioni sui mercati delle ultime settimane sono la fotocopia del nervosismo nei giorni della formazione del governo sul nodo della nomina di Paolo Savona, ministro agli affari europei e che oggi ha voluto ancora rassicurare sulla permanenza dell'Italia nell'Euro.

In ogni caso è da maggio scorso che i tassi di interesse sui titoli di Stato italiani mostrano un costante rialzo. Al punto che lo spread tra il Btp e il Bund tedesco è diventato poco indicativo per comprendere la percezione del rischio Italia sulle piazze finanziarie.

Per il Btp a tre anni cedola record al 2,30% ( a settembre era 0,05%) 

Il rendimento medio dei bond governativi italiani in sei mesi è più che raddoppiato. Ad aprile era sceso all'1,04%. Poi la rapida risalita fino al 2,26% di settembre. Era dalla primavera del 2014 che i rendimenti non toccavano questi livelli. Dall'estate del 2014 il tasso medio sui titoli di Stato è sceso sotto il 2% e nel 2016 ha toccato il minimo storico sotto l'1%.

def effetti-2

Inoltre, l'altra grande novità degli ultimi mesi è che l'Italia non si muove più allineata agli altri paesi periferici. Il movimento tra Btp e ad esempio i Bonos spagnoli non è più sincronizzato, specialmente sulle scadenze più corte che sono quelle più sensibili agli umori dei mercati finanziari.

Ad aprile scorso, ad esempio il Btp triennale in asta veniva collocato con rendimento negativo, mentre oggi ha toccato il 2,25%. Per rivedere questo livello occorre tornare alla fase acuta della crisi del debito sovrano tra fine 2011 e inizio 2012. Il triennale di Madrid invece è poco sopra lo zero.

def effetti-3

Il raffronto con i paesi periferici (o forse ex) mostra con più evidenza l'aumento del rischio Italia rispetto al classico differenziale tra Btp e Bund. Con il tasso sul decennale al 3,60% (livello top da marzo 2014) il rischio Italia è prezzato il triplo della Spagna e il doppio del Portogallo.

Per l'Italia non c'è nemmeno un titolo con rendimento sotto allo zero, nell'area euro tassi negativi in media fino alle scadenze a quattro anni e in Germania sottozero anche il quinquennale. Situazione che presenta riflessi anche in termini di tassi di interesse reali. In Germania i tassi reali a lungo termine sono negativi (0,54% il Bund decennale mentre l'inflazione è al 2%), in Italia i tassi reali sono positivi intorno al 2%.

Insomma i tassi tedeschi sono da paese in recessione che deve stimolare la crescita, quelli in Italia dovrebbero riflettere un'economia che corre e rischia di surriscaldarsi. La realtà, però, è completamente capovolta.

L'aumento dei tassi si riflette poi immediatamente sulla spesa per interessi sul debito pubblico. Tra giugno e settembre è salita di circa un miliardo rispetto al 2017 e senza tener conto della tensione delle ultime due settimane.

La nota di aggiornamento al Def ha rivisto in rialzo la spesa per interessi. Nel triennio 2019-2021 è stimata in quasi 17 miliardi in più rispetto al Def di aprile. Ma se non rientrano le tensioni sugli asset italiani il conto rischia di essere ben più salato.

I tassi sui Btp a medio a lungo termine sono saliti di circa 200 punti base in sei mesi, intorno ai 100 punti sui Bot. Se rimanesserio sui livelli annuali il costo del debito nel 2019 aumenterebbe di 7-8 miliardi di euro, quasi un reddito di cittadinanza.

Def, aumentano le tasse e dal 2020 anche l'Iva

Lega e 5 stelle puntano ad un maggior spazio di manovra nei prossimi anni confidando soprattutto nell'agganciare una crescita economica grazie alla maggior flessibilità pensionistica ipotizzando che si possano aprire spazi per l'ingresso di migliaia di giovani nel mondo del lavoro.

Un azzardo che non si basa su una solida letteratura scientifica, e su cui il governo dovrà convincere BruxellesCome spiega l'economista Carlo Cottarelli la linea di ragionamento per cui un posto di lavoro liberato dal pensionamento di un anziano viene direttamente occupato da un giovane, pecca di una serie di dubbie assunzioni implicite.

Def, cambiano anche le pensioni ma i conti non tornano

Insomma, il Def è una vera e propria dichiarazione politica in cui il Governo mette nero su bianco - aumentando le pese in deficit - l'abbandono del percorso di disciplina di bilancio, la cosiddetta austerity, concordata in sede europea in cambio di una flessibilità sui nostri conti nel contesto di un percorso di riduzione del debito pubblico. In questo contesto è da leggere anche il richiamo alle prossime elezioni europee: a maggio il contrasto tra i difensori del rigore contabile e i "svoranisti" sarà messo alla prova delle urne in tutto il vecchio Continente. 

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