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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Il Deposito Nazionale dei rifiuti nucleari: le 67 aree idonee nei comuni italiani

La Sogin ha pubblicato la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) all'edificazione del sito dove saranno stoccati i prodotti radioattivi. I municipi in lista sono 67. Eccoli

La Sogin, con il nulla osta del ministero dello Sviluppo economico e del ministero dell'Ambiente, ha pubblicato sul sito www.depositonazionale.it la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), il progetto preliminare e tutti i documenti correlati alla realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, che permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività.

Il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi: le aree idonee nei comuni italiani

Sono sette le regioni in cui sono state individuate le aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Nella Tavola generale allegata alla Cnapi (Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee alla localizzazione del deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi) sono indicati anche i Comuni interessati nelle sette regioni. Di cosa stiamo parlando? Prima del referendum del 1987 infatti l’Italia visse una breve “stagione” di sfruttamento dell’energia atomica, cominciata nel 1966 con la costruzione di tre centrali nucleari (Latina, Sessa Aurunca e Trino) a cui si aggiunse Caorso e, a partire dal 1982 quella di Montalto di Castro, che fu ultimata nell’anno in cui una consultazione popolare disse no all’utilizzo dell’energia nucleare, finendo di essere costruita senza poter mai essere accesa.

L’eredità di quella stagione e i rifiuti radioattivi prodotti attualmente in Italia avrebbero dovuto, nelle intenzioni di molti governi che si sono succeduti in questi anni, trovare dimora in un deposito nazionale dove dovrebbe essere completato il ciclo nucleare italiano iniziato con la costruzione delle centrali e la definitiva bonifica dei siti che hanno ospitato gli impianti. Nel deposito dovrebbero arrivare anche i rifiuti radioattivi prodotti nell’industria, nella medicina e nella ricerca che attualmente sono stoccati in decine di siti a livello nazionale. 

Attualmente il decommissioning, ovvero la procedura di smantellamento di centrali e siti nucleari retaggio del passato atomico dell’Italia, è finanziato con una voce in bolletta elettrica che ha tolto agli italiani 3,3 euro l’anno generando miliardi di fondi per SOGIN, la società italiana che si occupa dello smantellamento, dal 2012 al 2016. Il punto centrale è stato, da vent’anni, la mancanza di un deposito nazionale per le scorie. Il governo Berlusconi nel 2003 indicò Scanzano Jonico come sede del deposito di profondità dei rifiuti nucleari delle nostre centrali in via di smantellamento creando una vera e propria mobilitazione che investì tutto il Sud e nacque il comitato Scanziamo le scorie: alla fine il governo cedette e rinviò il problema. La stessa cosa hanno fatto gli altri governi negli anni successivi.

Nel 2014 l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha pubblicato la Guida Tecnica n. 29, contenente 28 criteri per individuare le aree idonee ad ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. L’insieme delle aree che al termine della fase di indagine risultano non escluse è andato a costituire la proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) a ospitare il Deposito Nazionale. 

Quali comuni potranno ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiano

Il deposito nazionale e il Parco tecnologico saranno costruiti in un'area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco. E' quello che si evince dalla pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee e dei documenti correlati, così come spiega il ministero dell'Ambiente. Il deposito avrà "una struttura a matrioska"; all'interno ci saranno "90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle", in cui "verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all'interno i rifiuti radioattivi già condizionati". In totale saranno "circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività" a essere ospitati. 

In totale sono 67 i luoghi idonei a ospitare il deposito di rifiuti radioattivi. Con il via libera alla Carta, "parte la fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all'esito della quale si terrà, nell'arco dei quattro mesi successivi il seminario nazionale". Sarà questo "l'avvio del dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere". "In base alle osservazioni e alla discussione nel SeminarionNazionale - viene rilevato - Sogin aggiornerà" la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, che verrà nuovamente sottoposta ai pareri del ministero dello Sviluppo economico, dell'ente di controllo Isi, del ministero dell'Ambiente, e del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. In base a questi pareri, il ministero dello Sviluppo economico convaliderà la versione definitiva della Carta, ovvero la Cnai, la Carta nazionale delle aree idonee". "La Cnai sarà il risultato dell'aggiornamento della Cnapi sulla base dei contributi emersi durante la consultazione pubblica - si spiega - sarà una procedura fortemente partecipata e trasparente, condotta coinvolgendo gli amministratori e i cittadini tutti, e al termine della quale potranno pervenire le candidature dei comuni". 

Nelle tabelle pubblicate sul sito è possibile vedere la lista dei comuni interessati: 

La lista dei comuni idonei per il deposito nazionale dei rifiuti nucleari

I luoghi idonei per il deposito nazionale delle scorie nucleari sono otto in Piemonte: due in provincia di Torino (Caluso-Mazzè-Rondissone e Carmagnola) e sei in provincia di Alessandria (Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio). In Toscana ci sono Pienza-Trequanda in provincia di Siena e Campagnatico in provincia di Grosseto. In Sicilia le aree idonee si trovano nelle province di Trapani, Palermo e Caltanissetta. I comuni sono Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Butera. In Sardegna sono 14: quattro siti in provincia di Oristano e dieci in altri comuni a Sud. Sono invece 22 in provincia di Viterbo i luoghi potenzialmente idonei nel Lazio: Ischia di Castro,Canino-Cellere-Ischia di Castro,Montalto di Castro 1,Montalto di Castro2,Canino1,Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Piansano-Tuscania, Piansano-Tuscania,Tuscania,Canino-Montalto di Castro1,Canino 2,Arlena di Castro-Tessennano-Tuscania,Arlena di Castro-Tuscania 1,Arlena di Castro-Tuscania2, Canino-Montalto di Castro 2, Tarquinia-Tuscania,Soriano nel Cimino, Soriano nel Cimino-Vasanello-Vignanello, Gallese-Vignanello,Corchiano-Vignanello, Corchiano-Gallese,Corchiano. In Sardegna i comuni sono: Siapiccia, Albagiara, Assolo, Mogorella, Usellus, Villa Sant'Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Tuili, Ussaramanna, Gergei, Las Plassas, Villamar, Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Guasila, Ortacesus. In Puglia ci sono l'area di Gravina e i comuni di Altamura e Laterza. In Basilicata ci sono Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Matera, Bernalda, Montalbano Ionico e Montescaglioso, tra le province di Potenza e Matera. 

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