rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Gli italiani sono più poveri e pagano meno tasse

I dati sui redditi degli italiani in un periodo storico peculiare come la pandemia possono dirci molto

Disuguaglianze e differenze marcate tra Nord e Sud. I dati pubblicati dal Ministero dell'Economia e delle finanze danno una fotografia dello stato economico degli italiani. L'anno di riferimento è il 2020, l'anno più problematico per l'economia a causa dei prolungati lockdown che hanno fermato la maggioranza delle attività, e non solo in Italia: nel 2020 il Pil italiano è diminuito del 9% e il dato viene riflesso dai redditi degli italiani che sono più poveri e disoccupati. La ricchezza continua ad essere concentrata in mano di pochi.

contribuenti per classi di reddito-2

Circa il 27% dei contribuenti, che dichiara circa il 4% dell’Irpef totale, dichara fino a 15mila euro; in quella tra i 15mila e i 70mila euro si colloca circa il 70% dei contribuenti, che dichiara il 67% dell’Irpef totale. Solo il 4% dei contribuenti dichiara più di 70mila euro, versando il 29% dell’Irpef totale.

Meno italiani pagano le tasse

Circa 41,2 milioni di italiani hanno dichiarato i propri redditi nel 2020, direttamente (ad esempio tramite il 730), o indirettamente attraverso la dichiarazione dei sostituti d’imposta. Il numero è però diminuito: ci sono stati 345mila italiani in meno che hanno dichiarato i propri redditi. Nonostante il calo del numero di italiani che hanno pagato le tasse, il reddito complessivo totale dichiarato è stato di 865,1 miliardi di euro, quasi 20 miliardi di euro in meno rispetto all'anno precedente. In media ogni italiano ha avuto un reddito di 21.570 euro, in calo dell’1,1% rispetto al 2019.

Le differenze di reddito tra Nord e Sud

Le differenze di reddito tra Nord e Sud continuano ad essere evidenti. La Regione con io reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (25.330 euro), seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano (24.770 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (15.630 euro): anche nel 2020, quindi, rimane cospicua la distanza tra il reddito medio delle regioni centro-settentrionali e quello delle regioni meridionali.

Gli autonomi meglio dei dipendenti

I redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’84% del reddito complessivo dichiarato, nello specifico, il reddito da pensione costituisce il 31% del totale del reddito complessivo.

Il reddito medio più elevato è quello da lavoro autonomo, pari a 52.980 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è pari a 19.900 euro.Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 20.720 euro, quello dei pensionati a 18.650 euro. Infine, il reddito medio da partecipazione in società di persone ed assimilate risulta di 16.450 euro. Si ricorda che la quasi totalità dei redditi da capitale è soggetta a tassazione sostitutiva e non rientra pertanto nell’Irpef.

È opportuno ribadire che per “imprenditori” nelle dichiarazioni Irpef si intendono i titolari di ditte individuali, escludendo pertanto chi esercita attività economica in forma societaria; inoltre la definizione di imprenditore non può essere assunta come sinonimo di “datore di lavoro” in quanto la gran parte delle ditte individuali non ha personale alle proprie dipendenze. Sarebbe pertanto improprio utilizzare i dati sopra riportati per confrontare i redditi degli “imprenditori” con quelli dei “propri dipendenti”.

Tutti i principali redditi medi hanno accusato flessioni più o meno marcate: dal -11% dei redditi d’impresa, al -10% di quelli da partecipazione, -8,6% da lavoro autonomo, mentre più contenuto è il calo per i redditi da lavoro dipendente (-1,6%); fa eccezione il reddito medio da pensione, in aumento del 2%. Relativamente al numero di contribuenti, si registra un aumento del numero di pensionati (oltre 58.000 soggetti in più, +0,4%), effetto del meccanismo di “quota 100” che ha anticipato temporaneamente il raggiungimento dei requisiti per il pensionamento. Diminuisce invece il numero di lavoratori dipendenti (circa 287.000 in meno); più in dettaglio, la flessione dei lavoratori a tempo indeterminato è dello 0,4%, mentre coloro che hanno contratti a tempo determinato diminuiscono del 3,8%.

Chi ci ha perso e chi ci ha guadagnato

Com'era prevedibile, diversi settori economici sono stati colpiti dalla crisi innescata dalla Pandemia, alcuni più di altri. Le attività che comprendono le agenzie di viaggio, le attività di organizzazione e gestione di gite turistiche, i tour operator e le attività delle guide turistiche hanno subito una riduzione di oltre il 73% del volume di affari; in quella che include il trasporto aereo o spaziale di passeggeri o di merci la contrazione è stata del 61%, mentre la fornitura di alloggi per brevi periodi a visitatori e viaggiatori evidenzia una riduzione di oltre il 50%. 

Ma alcuni settori sono cresciuti: i servizi postali e le attività di corriere come il ritiro, il trasporto e la consegna di pacchi sono aumentati del 40%, per l'aumento improvviso degli ordini da casa a causa dei lockdown. L’incremento di oltre il 45% dichiarato nella divisione che comprende le attività degli studi di architettura e di ingegneria sembra invece legato ai nuovi incentivi fiscali come il “bonus facciate” e i primi interventi del Superbonus 110%. Per quanto riguarda la distribuzione nelle regioni italiane, anche in questo caso la ricchezza è in mano di poche: le prime due regioni per numerosità di dichiaranti (Lombardia e Lazio) contribuiscono per circa il 46% al volume d’affari totale nazionale. La più marcata riduzione del volume di affari è invece dichiarata in Sardegna (-33,6%), a causa delle mancanze nella stagione turistica, la principale fonte di reddito della regione.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Gli italiani sono più poveri e pagano meno tasse

Today è in caricamento