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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

L'inclusione dei disabili nel mondo del lavoro è ancora un traguardo lontano

Uno studio dei consulenti del lavoro presentato oggi in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità fotografa il contesto a vent'anni dall'approvazione della legge 168/1999

Vent'anni fa veniva approvata la legge 168 sul collocamento mirato, che nelle intenzioni del legislatore avrebbe dovuto favorire l'inclusione lavorativa e sociale di migliaia di persone con disabilità. Quattro lustri dopo, molto è stato fatto in quella direzione ma il traguardo appare ancora lontano, visto che su 100 disabili tra i 15 e 64 anni, appena il 35,8% risulta occupato, mentre il 20,7% è in cerca di un'occupazione e il 43,5% risulta inattivo, presumibilmente scoraggiato dalle scarse possibilità di trovare un lavoro. Questa la fotografia che emerge dal rapporto "L'inclusione lavorativa delle persone con disabilità in Italia" della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, presentato oggi in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità in un incontro al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con la ministra Nunzia Catalfo.

Uomo, tra i 50 e i 59 anni, residente al Nord, impiegato: il profilo tipo

Il rapporto si basa su dati resi disponibili per la prima volta dal ministero, relativi alle dichiarazioni Pid (prospetto informativo disabili) che le aziende con più di 14 dipendenti sono tenute ad inviare per assolvere l'obbligo di legge. In Italia ci sono quasi 360mila occupati con disabilità che risultano dipendenti nelle aziende italiane. Questo il profilo tipo: uomo, tra i 50 e i 59 anni, residente nel Nord Italia, impiegato. Infatti i lavoratori sono in prevalenza uomini (l'8,7% rispetto al 41,3% delle donne), soprattutto al Nord e ben il 53,7% degli occupati ha superato i 50 anni e il 14,3% ne ha più di 60. I giovani in questo contesto sono pochi: appena il 17,5% ha meno di 40 anni. Ester Dini, responsabile del centro studi della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, illustrando i dati ha spiegato questo fenomeno mettendolo in relazione all'entrata in vigore della legge 68/1999, con il boom di assunzioni da parte delle imprese per essere subito in regola con gli obblighi di legge. È comunque una tendenza che chiama in causa diversi fattori, dalle maggiori difficoltà che le persone con disabilità incontrano nell'ingresso al lavoro al meccanismo normativo che tende, per ragionidiverse, a sovradimensionare la componente più adulta. Dal rapporto emerge poi che il 93,7% dei lavoratori dipendenti ha un contratto a tempo indeterminato e più di un terzo (il 34,3%) ha un part time, mentre tra i giovani sta crescendo significativamente l'incidenza di forme di lavoro temporaneo (contratti a termine, interinali e altro).

I dati del rapporto evidenziano anche una elevata articolazione dei profili professionali e una netta caratterizzazione del lavoro pubblico rispetto al privato (e il lavoro nel pubblico è mediamente più qualificato). Su 100 occupati con disabilità 24 lavorano in fatti del pubblico impiego, una percentuale che sale al 34,5% al Sud contro il 26,6% al Centro e il 21,% del Nord Est e il 18,7% del Nord Ovest.

Disabili e lavoro, oltre 145mila i posti "vacanti"

Tra i vari dati rilevati, colpisce quello relativo alla sproporzione tra i numeri dell'offerta di lavoro rispetto alla domanda. Nelle liste per il collocamento mirato ci sarebbero circa 775mila persone a fronte di 145.328 posizioni lavorative destinate a disabili non ancora coperte. Guardando alla "quota di riserva", ossia le posizioni che i datori di lavori pubblici e privati sono tenuti a riservare alle persone con disabilità, pari a 501.880 posti occupati,questa risulta infatti ancora scoperta per il 29% dei casi. I motivi? Difficoltà a reperire i profili richiesti o inadempienza delle organizzazioni. Secondo il rapporto, la maggior parte dei posti vacanti si concentra nelle aziende con oltre 50 dipendenti (115 mila, per un'incidenza del 79,3% sul totale), dove ovviamente la quota di posti di lavoro complessivamente riservata alle persone con disabilità è più alta (416mila). Riassumendo: su 100 assunzioni mirate totali, ne restano ancora 27 da fare. Dal rapporto emerge anche che quasi la metà delle 95.467 aziende tenute all'adempimento dell'obbligo normativo non risulta ancora in regola, non avendo ottemperato alla copertura totale della propria "quota di riserva".

Ci sono però molte aziende non sottoposte ad obbligo che assume persone con disabilità, dicono i consulenti del lavoro, soprattutto al Nord. Un bacino prezioso di domanda potenzialmente ampliabile, sottolineano, che contribuisce a superare il meccanismo delle "quote di riserva" (che appunto non bastano ad assorbire l'offerta di lavoro che viene dal mondo della disabilità) ma anche a promuovere un cambio di passo culturale, andando oltre la gabbia dell'obbligo normativo per una piena e migliore attuazione dell'inclusione.

C'è ancora molto da fare, quindi, sul tema "lavoro e disabilità", come conferma anche la ministra Catalfo al termine dell'incontro, accogliendo anche le suggestioni che sono arrivate da membri delle associazioni e dei sindacati presenti in sala. Tra gli interventi da mettere in campo c'è sicuramente "la banca dati del collocamento mirato", ammette Catalfo, impegnandosi a portarlo avanti insieme a un tavolo sul tema e le linee guida sul collocamento, e ribadendo l'importanza della formazione. "L'obiettivo è investire in formazione adeguata e mirata, perché solo così si può prendere la persona veramente indipendente grazie a un inserimento lavorativo adeguato".  

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