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Venerdì, 19 Aprile 2024
non è la prima volta

Draghi usa il golden power e blocca gli affari cinesi

Il premier italiano ha posto il veto su una operazione che prevedeva il trasferimento di tecnologie robotiche dall’azienda italiana Robox alla cinese Efort

Ancora una volta il governo italiano ha utilizzato il golden power per bloccare la cessione di tecnologia alle aziende cinesi. Il premier Mario Draghi ha posto il veto su una operazione che prevedeva il trasferimento di tecnologie robotiche dall’azienda italiana Robox alla cinese Efort.

L’accordo avrebbe comportato anche l’aumento dal 40 al 49 per cento della quota detenuta da Efort di capitale di Robox, su cui però l’esecutivo italiano non ha sollevato obiezioni. Per l’operazione, come ricorda Formiche.net, il gruppo cinese aveva messo sul piatto 2 milioni di euro. Inoltre, intendeva spendere 1 milione di euro per un accordo di licenza tecnica per accedere a codici sorgente e file tecnologici.  

Le prime notizie sulla possibile operazione finanziaria che interesserebbe la Robox risalgono al mese di marzo. Un'iniziativa che fa forza anche sulla presenza di un rappresentante dell’azionista cinese che siede nel consiglio di amministrazione dell’azienda italiana.

La Robox è un gioiello della tecnologia italiana. L'azienda, che ha sede a Castelletto Ticino, in provincia di Novara, opera infatti nel settore della progettazione e della produzione di apparecchiature elettroniche, linguaggi di programmazione, ambienti di sviluppo per la robotica, per il controllo numerico delle macchine utensili, in generale per il controllo del movimento, per la quale il governo ha utilizzato la golden power per bloccarela cessione di licenze sulla tecnologia robotica nell'ambito di un annunciato aumento della partecipazione della cinese Efort Intelligent Equipment nell'azionariato di Robox.

I precedenti

Il governo italiano ha usato la normativa del golden power per porre un freno alle misure della Cina finalizzate a espandere la sua presenza e influenza nell’economia italiana, in particolare in settori ritenuti di importanza strategica come quello bancario, energetico, delle telecomunicazioni e della sanità. Si tratta di un potere speciale per evitare scalate di società estere alle aziende tricolore.

L’esecutivo di Roma ha quindi evitato un rischio di ingerenza del Partito comunista cinese negli affari economici dell’Italia? Una recente analisi di Datenna, società olandese che si occupa di intelligence economica sulla Cina, sugli azionisti e le figure di spicco realizzata per Formiche.net, ha evidenziato come “il livello di influenza” dello Stato cinese su Efort Intelligent Equipment sia “considerato elevato e la produzione di componenti robotici è allineata alle priorità di sviluppo industriale definite nel progetto Made In China 2025”, il piano di Pechino per raggiungere il primato mondiale nel settore tecnologico. Il report però precisa che l’azienda ha più stretti legami con le varie istituzioni governative, anziché con il Partito comunista cinese.

Non è la prima volta che l’Italia usa tale normativa per fermare le offerte cinesi. Da quando è stato adottato il golden power nel 2021, Roma ha bloccato già sette volte le acquisizioni straniere nel nostro paese, di cui sei riguardanti la Cina.

La decisione del premier Draghi è stata accolta con favore dalla maggioranza. “Si tratta di una misura importante per la sicurezza nazionale che va apprezzata, e che dimostra da un lato la validità dello strumento giuridico di tutela creato in questi anni e dall'altro l'esigenza di mantenere sempre alto il livello di attenzione", ha commentato Enrico Borghi, responsabile sicurezza della segreteria nazionale Pd e membro del Copasir.

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