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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

107 euro e smart working: cosa cambia per i lavoratori statali con il patto per la PA di Draghi e Brunetta

I soldi in più in busta paga, il diritto alla disconnessione, alla formazione specifica, alla protezione dei dati personali: Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale

I nuovi contratti pubblici di Draghi e Brunetta sono in arrivo. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, il ministro per la Pa Renato Brunetta e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri a Palazzo Chigi ieri hanno firmato il Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale. Dopo le stagioni dei “fannulloni”, dei “furbetti del cartellino”, è il momento dei nuovi contratti pubblici di Draghi e Brunetta con due punti chiave: i 107 euro di aumento e lo smartworking. 

Cosa cambia per i contratti pubblici con il patto per la pubblica amministrazione di Draghi e Brunetta

"Il Patto è sicuramente un evento di grande importanza per il metodo, per il contenuto, per questa relazione di dialogo che c'è. Ma è, ricordiamocelo, il primo passo. Molto, se non quasi tutto, resta da fare", ha detto Draghi, indicando due questioni prioritarie da risolvere nella Pa, quella anagrafica e la formazione. "L'età media oggi dei dipendenti pubblici è di quasi 51 anni, mentre venti anni fa era di 43 anni e mezzo" un fattore che ha portato a "un progressivo indebolimento della struttura demografica della pubblica amministrazione"; inoltre, il fatto che "si spendono ben 48 euro a persona per la formazione del settore pubblico: ho detto 'ben' ironicamente. E un solo giorno è destinato alla formazione del personale pubblico" ha rilevato il premier. Ma cosa cambia per i lavoratori statali con il patto per la pubblica amministrazione di Brunetta e Draghi? Le otto pagine di testo del “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale” sono un elenco di principio che va dall'aumento del personale agli investimenti nel capitale umano passando per la digitalizzazione, la semplificazione dei processi e la formazione continua. Gli stanziamenti ammontano a 700 milioni e serviranno per i rinnovi dei contratti del triennio 2019-2021 con le cifre già stanziate dal governo Conte. 

Il governo ha confermato l'aumento medio mensile di 107 euro per cui i sindacati hanno scioperato a dicembre e si è impegnato a reperire nuove risorse a bilancio e promette, scrive oggi Repubblica, una regolamentazione dello smart working non sottoposta a "una iper-regolamentazione legislativa" ma adattata "alle esigenze delle diverse funzioni". Si traduce in un diritto-dovere all’aggiornamento professionale. Il Fatto Quotidiano pone invece l'accento sulla richiesta di flessibilità, che si traduce secondo il piano in tre variabili: lavoro, organizzazione e tecnologia, per una P.A. "duttile, capace di adattarsi alle esigenze di cittadini e imprese".

Belle parole che nelle intenzioni del governo significano due cose: lo sblocco del lavoro a tempo determinato, oggi soggetto a diversi vincoli nel pubblico, e un forte investimento nella contrattazione integrativa (forse per questo si parla nel documento di “attenuare il dualismo tra settore pubblico e settore privato”, ovviamente verso gli standard del secondo).

In questa ottica la contrattazione di secondo livello deve servire, e qui il sostegno sindacale è fondamentale, a indicare “il percorso per puntare sulla valutazione oggettiva della produttività ”. 

Un decreto legge o un nuovo Dpcm per l'Italia in zona rossa dalla prossima settimana (e il lockdown nel week end)

Nuovi contratti pubblici di Draghi: 107 euro in più in busta paga per i dipendenti della Pubblica Amministrazione

Il Patto ha tra i suoi obiettivi i rinnovi contrattuali e la convocazione di tutte le confederazioni sindacali rappresentative del pubblico impiego, annunciata da Brunetta, già per venerdì prossimo su riforma e rinnovi, deve aver colto quasi di sorpresa i sindacalisti. E vuole richiamarsi a un precedente illustre, il ''Protocollo per la politica dei redditi e dell'occupazione'' del 23 luglio del 1993. Un accordo storico siglato dal presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi e dal ministro del Lavoro Gino Giugni con i sindacati e le associazioni imprenditoriali e che pose fine ad anni di conflitti sancendo il criterio della concertazione delle parti sociali e definendo il modello della contrattazione a due livelli, nazionale e integrativo. 

Gli obiettivi del Patto sono sostanzialmente quattro: riconoscere alla Pubblica Amministrazione il ruolo centrale di motore di sviluppo e catalizzatore della ripresa. La semplificazione dei processi e un massiccio investimento in capitale umano sono strumenti indispensabili per attenuare le disparità storiche del Paese, curare le ferite causate dalla pandemia e offrire risposte ai cittadini adeguate ai bisogni. Inoltre, assicurare la partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori nell'innovazione dei settori pubblici, sostenuta dagli investimenti in digitalizzazione. Altro obiettivo del Patto è quello di avviare una nuova stagione di relazioni sindacali che punti sul confronto con le organizzazioni delle lavoratrici e dei lavoratori e porti a compimento i rinnovi contrattuali del triennio 2019-2021. Infine, valorizzare il personale pubblico in servizio e stabilire il diritto-dovere soggettivo di ogni pubblico dipendente alla formazione. Le risorse già stanziate nelle ultime tre leggi di bilancio consentono un incremento medio mensile di circa 107 euro per 3,2 milioni di dipendenti. Le risorse ammontano a 1,1 miliardi per il 2019, 1,750 miliardi per il 2020 e 3,775 miliardi per il 2021 (al lordo dell'elemento perequativo, un 'cuscinetto' per i redditi più bassi). Un incremento poco sopra il 4%. Depurandolo dall'elemento perequativo, l'incremento si riduce al 3,8%, a circa 100 euro.

Per quanto riguarda lo smart working, nella prospettiva di superare la gestione emergenziale - al momento lo stato di emergenza è fissato fino al prossimo 30 aprile e consente il ricorso "semplificato" ovvero senza la necessità di un accordo - si guarda alla sua disciplina nell'ambito dei prossimi contratti 2019-2021: temi come il diritto alla disconnessione, alla formazione specifica, alla protezione dei dati personali. Una cornice positiva, per i sindacati. "E' un atto molto importante sia per i contenuti del Patto sia per il significato che ha", sottolinea Landini, apprezzando "la scelta di investire sul lavoro, sull'innovazione, sulla buona occupazione, sulla formazione" e l'apertura della stagione contrattuale. "Imprimiamo una spinta partecipata alla ripartenza del Paese nel segno di una nuova concertazione e di un nuovo dialogo sociale da sostenere ed estendere a tutti gli ambiti delle riforme", sostiene Sbarra. "Investire nella Pa e garantire una Pubblica amministrazione efficiente è nell'interesse dei cittadini", sottolinea Bombardieri, rimarcando "la scelta del metodo e della coesione sociale" e l'avvio del "nuovo percorso di relazioni sindacali".

I nuovi contratti pubblici di Draghi: aumento di 107 euro e smartworking

Il Corriere della Sera oggi spiega cosa prevede in concreto il Patto firmato ieri da governo e sindacati: Il contratto 2019-21 (è in ritardo perché finora non sono state sbloccate le trattative) renderà strutturale l’«elemento perequativo». Si tratta di quella voce che era stata introdotta nel precedente contratto per evitare che i dipendenti pubblici che a causa dell’aumento contrattuale superavano il requisito di retribuzione del bonus Renzi perdessero gli 80 euro. Questa voce compensativa ora entra nei minimi (finora è stata un elemento distinto della retribuzione). Nello stesso punto si stabilisce che, se in seguito alla revisione degli inquadramenti professionali che verrà fatta col nuovo contratto, ci sarà bisogno di ulteriori stanziamenti (i fondi previsti dalle ultime manovre ammontano a 6,8 miliardi a regime), verranno fatti con la prossima legge di Bilancio.

Le trattative per il contratto, dice il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, dovrebbero partire ad aprile per «concludersi ragionevolmente tra ottobre e novembre» per i 4 comparti: ministeri, scuola, sanità, enti locali (poi tocca ai dirigenti). Il contratto dovrà disciplinare lo smartworking. Si va dal regime orario ai buoni pasto (oggi alcune amministrazioni lo riconoscono e altre no), dal diritto alla disconnessione alla «produttività e orientamento ai risultati». Ora, come scrive Il Sole 24 Ore, è il momento del Recovery Plan. 

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