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Giovedì, 18 Aprile 2024

Andrea Maggiolo

Giornalista

Dobbiamo salvare le edicole con soldi pubblici?

Faranno la fine delle cabine telefoniche, fantasmi metallici di un passato che più non ci appartiene? Per ora, non lo possiamo dire. Ma nel 2021 si è registrata la chiusura di circa 850 edicole esclusive (cioè quelle classiche, che sono tenute alla vendita generale di quotidiani e periodici, e non negozi di altro tipo che vendono anche giornali e riviste) in Italia. E' quanto emerge da un'analisi condotta da SNAG-Confcommercio su dati Infocamere, secondo la quale il fenomeno è in parte dovuto ad un rimbalzo negativo rispetto al 2020 (il 2020 rappresenta un'anomalia poiché l'emergenza pandemica, il sistema dei ristori e il blocco dei licenziamenti hanno determinato una situazione di "stasi" in cui molti esercizi commerciali hanno posticipato le cessazioni) e, in parte, alla grave crisi e alla scarsa remuneratività dell'attività di vendita della stampa. Se vogliamo salvare le edicole, bisogna muoversi, e farlo in fretta.

Il presidente Andrea Innocenti ha commentato i dati di mortalità delle edicole così: "È un dato che preoccupa. Bisogna però mettere in chiaro un fatto: le misure di sostegno pubblico che sono state messe in campo dal governo hanno letteralmente "salvato" la rete di vendita. Nel 2020 non abbiamo praticamente registrato chiusure e nel 2021 (nonostante l'emergenza pandemica) sono cessate meno della metà delle edicole che avevano chiuso i battenti nel 2019. La strada è giusta. Per questo motivo ho scritto al sottosegretario Moles chiedendo di conservare, rafforzare e implementare le misure di sostegno pubblico alle rivendite di giornali, nonché di sostenere l'apertura di nuove edicole, il turnover generazionale e l'imprenditoria femminile e giovanile nel settore. É fondamentale infatti sostenere anche la natalità di nuove edicole e avvicinare le donne e i giovani a questa attività che si sta evolvendo rapidamente in questi anni".

Le proposte non mancano. Innocenti ha aggiunto: "Utilizzare parte del fondo straordinario per istituire un bonus alle edicole che garantiscono un elevato livello di servizio al cittadino, confermare e rafforzare il tax credit edicole ed utilizzare i fondi del PNRR per promuovere la digitalizzazione delle edicole e l`informatizzazione (come peraltro già previsto in un ordine del giorno approvato in Commissione Cultura), sono obiettivi che possono e devono essere realizzati entro questa legislatura e mi auguro che il governo possa sostenere le edicole con ancora più energia nei prossimi mesi. In questi mesi infatti abbiamo lavorato alacremente con FIEG e con le imprese di distribuzione per immaginare un futuro sostenibile per la rete di vendita e per promuoverne la modernizzazione, ma serve un sostegno pubblico".  "Sono fiducioso - conclude Innocenti - che il governo possa continuare a sostenere la rete di vendita, tutelando il diritto di accedere ad un'informazione a mezzo stampa di qualità su tutto il territorio e a vantaggio di tutta la popolazione, anche delle fasce più deboli e di quelle prive di competenze digitali".

D'altra parte, se decidiamo che sono davvero dei presìdi di democrazia, è più che legittimo trovare il modo di mantenerli in vita, per quanto possibile.  Soprattutto nei piccoli centri l’edicola è davvero un presidio, un riferimento, attraverso cui il cittadino esercita il proprio diritto all’informazione, ma anche un luogo di incontro sociale. In Italia chiudono da anni in media circa mille edicole ogni 365 giorni. Se vent'anni fa se ne contavano oltre 35mila, oggi ne restano circa 10mila, molte delle quali convertite in edicole-bazar sulla scia della crisi dei giornali cartacei che negli ultimi 25 anni hanno perso oltre 5 milioni di copie vendute al giorno. Triste, certo. Ognuno ha la sua edicola del cuore, e gli edicolanti soprattutto per le fasce più anziane della popolazione sono indispensabili. Ma se anno dopo anno sempre meno cittadini comprano i giornali in edicola, la strada è segnata. L'informazione sta andando da un'altra parte. Già oggi i quotidiani faticano ad arrivare puntualmente nelle edicole delle isole minori. Quando i quotidiani non arriveranno in altre zone dell'Italia interna, se ne parlerà magari di più. E poi sarà la volta delle piccole città, poi di quelle di medie dimensioni. L'emorragia di edicole è un fenomeno che si tocca con mano anche nelle grandi città.

Ma non ci sono solo i giornali e le riviste. Spesso sono luoghi dove è possibile trovare una serie di servizi, come ritirare un pacco, i soldi o un certificato. Altre edicole oggi, per sopravvivere, stanno diventando anche "portierati low-cost" dove si va per ritirare pacchi consegnati dalle multinazionali dell'e-commerce, un servizio questo che garantisce un certo flusso di clienti. Altre sono dei mini-bazar. Ma salvare le edicole in quanto tali a botte di certificati cartacei non è pensabile. Sul lungo termine rischia di essere una battaglia "contro i mulini a vento": non ci sarà alcuna inversione di tendenza dei numeri di copie vendute di quotidiani. Non è proprio all'orizzonte. Il web offre molti contenuti di qualità (spesso di qualità superiore a quel che si legge su alcuni quotidiani cartacei, va detto) e lo fa gratis. Il problema vero è che se un quotidiano costa 1,50 euro, agli edicolanti restano circa 20 cent. E se si vendono sempre meno quotidiani, sopravvivere è impossibile. I sindacati dei giornalai hanno avanzato richieste affinchè sia destinata alle edicole una parte consistente del finanziamento pubblico per l’editoria, e hanno richiesto agli editori che venga aumentata la marginalità sul prezzo di vendita di giornali e periodici.

Non può essere però solo questione di margini. Le edicole spesso sono un presidio di civiltà, non solo per il valore della lettura, ma anche per il fatto che l’edicola crea comunità. Gli iconici chioschi hanno tutte le carte in regola, in teoria, per restare luoghi belli, sicuri e accessibili. All'estero questo status è tenuto in più alta considerazione, e oltre alla possibilità di comprare merci di vario tipo, in alcune grandi città del nord Europa in edicola si trovano anche contatti per un artigiano che faccia piccoli lavori domestici, un idraulico, un elettricista, sono luoghi dove si fa da ponte tra domanda e offerta per chi cerca una colf o una badante, insegnanti per ripetizioni o accompagnatori per anziani che debbano spostarsi da casa e hanno difficoltà nel farlo. Hub di quartiere, insomma. Magari è possibile persino avviare il progetto di punti di ricarica elettrica nelle edicole.

Le strade da percorrere eventualmente ci sono: bisogna capire quali sono quelle più praticabili e sostenibili. Un’edicola non è un semplice negozio. La rete di vendita delle edicole è unica per la sua estensione e le sue potenzialità. Non puntarci forte con l'innovazione sarebbe un peccato. Un tempo avere un'edicola era foriero di tranquillità economica per famiglie intere, "come un podere in Chianti", secondo le parole di un giornalaio toscano. Per aprirle serviva una licenza non facile da ottenere, e chi ce l'aveva la vendeva a caro prezzo. Ora non è più così, le regole sono più snelle e le licenze costano molto meno. Si provano a bilanciare nuove forme di protezione pubblica e necessità di stare al passo coi tempi che cambiano. Difficile, forse impossibile, chissà. Tutto con un punto fermo ben chiaro a mente: salvare le edicole, in ogni caso, non salverà la maggior parte dei quotidiani cartacei. Preservare le edicole è faticoso ma probabilmente fattibile, se ci sarà la volontà, anche "politica", di farlo. Salvare le copie cartacee dei giornali, invece, è una sfida ai limiti dell'impossibile.

Quando chiude l'edicola sotto casa, c'è sempre un po' di amaro in bocca. E questa è l'unica certezza.

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