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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'indagine Istat

Un italiano su cinque in difficoltà con mutui e bollette (ma il 28% non ha cambiato stile di vita)

Un italiano su dieci ha dovuto vendere gioielli e automobili, o chiesto prestiti a amici e parenti o si è affidato agli aiuti dello Stato

Far fronte alle spese della vita familiare o relative all'attività lavorativa non è stato un problema per la grande maggioranza della popolazione ma la seconda ondata del coronavirus ha messo a dura prova i bilanci familiari. È così che in tanti italiani sono dovuti ricorrere ad aiuti economici (prestiti, sussidi pubblici o altro) o alla vendita di beni di proprietà. Uno su dieci almeno secondo quanto indicato dall'Istat nell'ultimo Report sui comportamenti e opinioni dei cittadini.

Nello specifico, l'8,6% della popolazione avrebbe fatto richiesta di aiuti pubblici (bonus vari, reddito di emergenza richiesti soprattutto da 25-34enni), il 3,6% ha ricevuto denaro in regalo da parenti o amici, il 2,6% ha chiesto prestiti a parenti o amici, l'1,7% si è rivolto agli istituti di credito, lo 0,7% ha messo in vendita beni di proprietà (gioielli, automobili, appartamenti, etc.).

A soffrire di più le difficoltà economiche i cittadini del Mezzogiorno (il 12,8% ha ottenuto aiuti pubblici contro il 4,1% del Nord) e i lavoratori del Commercio e le donne di 35-44 anni. Avere un titolo di studio elevato ha rappresentato un fattore protettivo in tutte le classi di età.

Chi non ha cambiato stile di vita

Gli incontri con gli amici hanno subito una drastica diminuzione con il 61,4% degli italiani che ha visto gli amici con minore frequenza, mentre al contrario il 36,7% li sente più frequentemente magari approfittando del tempo lasciato libero dal lavoro. Ma c'è anche chi nonostante la pandemia ha mantenuto lo stello livello di socialità. Per quasi un cittadino su quattro (23,4%) nulla è cambiato. Come nei rapporti con i parenti, sono soprattutto le persone fino ai 44 anni ad avere modificato le proprie abitudini riducendo la frequenza degli incontri (71,1% tra 25 e 34 anni) e aumentando la frequenza delle telefonate (50,3% tra 25 e 34 anni). I più anziani si confermano tra i soggetti le cui relazioni amicali, oltre che parentali, hanno subito meno variazioni a seguito della pandemia: nulla è cambiato per il 41,5% degli ultrasettantaquattrenni. Anche le relazioni con gli amici sono diminuite soprattutto nel Mezzogiorno (69,7% a fronte del 56,0% del Nord e del 59,7% del Centro) e compensate da una maggiore frequenza dei contatti telefonici (42,9% contro il 38,9% del Nord e il 20,8% del Centro). I cittadini residenti nel Centro Italia si confermano più numerosi tra quanti non hanno dovuto modificare le proprie abitudini relazionali con gli amici (33,9% a fronte del 16,9% del Mezzogiorno). 

Come ci ha cambiato la pandemia

L'emergenza sanitaria ha cambiato profondamente le relazioni sociali e le modalità messe in atto per tenerle vive: la resilienza delle relazioni familiari è confermata dai giudizi espressi dai cittadini. Tre cittadini su quattro hanno descrivono con termini con positivi il clima familiare durante la seconda ondata epidemica, solo l'8,4% ha scelto termini di accezione negativa.

Più di uno su quattro (28,3%) è riuscito a incrementare il tempo dedicato ai propri familiari. Il 93,1% definisce buoni (49,1%) o ottimi (44,0%) i rapporti con i familiari conviventi, mentre solo lo 0,3% li definisce cattivi o pessimi. Il giudizio positivo è trasversale alle classi di età, al territorio e alla tipologia familiare. La convivenza, spesso forzata a causa delle limitazioni negli spostamenti, nella gran parte dei casi non ha prodotto effetti sul clima familiare che è rimasto inalterato anche in questo difficile periodo (86,3%). Per un cittadino su 10 è persino migliorato, anche se la quota è leggermente più bassa di quella rilevata ad aprile 2020 (15,6%). 

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