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Martedì, 23 Aprile 2024
come evitare problemi

Pensioni, sussidi e bonus saltati per errore: chi paga?

Gli errori umani di Caf e commercialisti sono frequenti e a volte il danno economico può anche essere irrecuperabile. Alla fine chi paga? In generale, ci sono delle buone pratiche per prevenire i problemi. Today.it ne ha parlato con i rappresentanti di categoria dei commercialisti e con l'Associazione difesa consumatori (Adico)

Errare è umano ma il fisco è diabolico. Quando ci si affida a Caf e commercialisti per la dichiarazione dei redditi o altri servizi ci si espone a errori e imprevisti che possono aumentare i problemi anziché risolverli. Escludendo i comportamenti fraudolenti, gli errori in buona fede sono più frequenti di quanto si possa pensare. Le leggi italiane li hanno previsti e hanno fissato delle tutele per i contribuenti, ma chi paga quando arriva una sanzione dall'Agenzia delle Entrate o non si riceve il beneficio che spettava di diritto, come un bonus o un sussidio? Intanto, ci sono delle buone pratiche che possono prevenire il peggio: Today.it ne ha parlato con i rappresentanti di categoria dei commercialisti e con l'Associazione difesa consumatori (Adico).

"Decine di segnalazioni a settimana"

Perdere soldi o benefici a causa di errori di Caf e commercialisti è un fenomeno più diffuso di quanto si possa pensare. "Riceviamo decine di segnalazioni a settimana", ha detto a Today.it l'Adico, che ha anche attivato uno sportello con consulenti fiscali a disposizione dei danneggiati. Le segnalazioni allo sportello sono diventate centinaia e tra queste ci sono dei casi di danni economici rilevanti. La maggior parte delle segnalazioni arriva da Caf e patronati.

A volte errori e ritardi possono infatti eliminare l'unica entrata certa del bilancio familiare, come il reddito di cittadinanza. Tra i casi segnalati all'Adico ce ne sono diversi su pensioni mancate e sussidi di disoccupazione persi per migliaia di euro. Ad esempio, un 65enne ha perso 8.500 euro di pensione per un errore del Caf, mentre un ragazzo di 26 anni ha perso 3mila euro dopo una domanda di disoccupazione errata. E ancora, un cinquantenne non ha mai percepito circa 14 mila euro sempre per errori Del Caf nella richiesta del sussidio di disoccupazione da presentare all'Inps.

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Lo sportello dedicato a questi disagi e aperto da Adico verrà chiuso: anche questo è sintomatico delle difficoltà a ripianare i danni, anche a causa dei tempi lunghi della giustizia e per le difficoltà di dialogo con le strutture interessate. In generale i cittadini che hanno subito questi danni sono infatti stati costretti ad andare in Tribunale citando Caf e patronati dopo diversi tentativi di mediazione andati a vuoto, o dopo essere stati addirittura ignorati dalla controparte. Ma cosa succede quando capitano errori di questo tipo? E soprattutto: chi paga?

Chi paga per gli errori di Caf e commercialisti

Il tema degli errori degli assistenti fiscali è complesso e la casistica è ampia. La responsabilità del commercialista o del Caf e le conseguenze per il cliente variano infatti a seconda del danno e di cosa lo ha causato.  In generale, i principi sono fissati dallo stesso codice deontologico dei commercialisti: "Il professionista è tenuto a mantenere la sua competenza e capacità professionale al livello richiesto per assicurare ai suoi clienti l'erogazione di prestazioni professionali di livello qualitativamente elevato, con diligenza e secondo le correnti prassi e tecniche professionali e disposizioni normative", si legge nell'ultima versione del codice.

Ai principi deontologici si aggiunge quello generale della "diligenza" - previsto dal codice civile -, per cui il commercialista o l'assistente fiscale è responsabile nei confronti del proprio cliente in caso di incuria o di ignoranza di disposizioni di legge e quando compromette la posizione del proprio assistito nei confronti dell'Erario. Ma cosa succede quando si commettono degli errori di questo tipo?

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"Solitamente in questi casi ci dono degli avvisi da parte dell'Agenzia delle Entrate che comunica la presenza di anomalie rispetto alle dichiarazioni presentate - spiega a Today.it Marco Cuchel presidente dell'Associazione nazionale commercialisti -. Se la richiesta è illegittima e la dichiarazione è corretta si procede con la richiesta di annullamento. Ma nel caso di un errore in fase di compilazione o versamento, il contribuente paga di quanto richiesto chiedendo però al commercialista che ha redatto la dichiarazione il pagamento delle sanzioni". Infatti, il responsabile nei confronti dell'erario "è sempre il contribuente", sottolinea a Today.it Salvatore Regalbuto, consigliere e tesoriere nazionale dei commercialisti.

In generale, "le maggiori imposte e gli interessi li deve pagare il contribuente", dice Cuchel. Esempio: l'Agenzia delle entrate richiede la restituzione di 2mila euro non versati per un errore del Caf o del commercialista: il pagamento spetta al contribuente. 

Come non pagare gli errori nella dichiarazione dei redditi

La tutela più importante prevista dalla legge per i contribuenti è la polizza assicurativa che Caf e commercialisti sono obbligati ad avere. "Qualunque commercialista è obbligato a stipulare una polizza di responsabilità civile", ha detto a Today.it Salvatore Regalbuto, consigliere e tesoriere nazionale dei commercialisti. Per avere i danni pagati dall'assicurazione occorre però che l'errore venga riconosciuto. E non sempre è così.

Secondo Adic il contribuente può affrontare tre fasi, grazie all'aiuto di un esperto. Il contribuente può infatti avviare una richiesta risarcitoria ma deve anche dimostrare qual è la base giuridica del risarcimento ed evidenziare le responsabilità del Caf o del Patronato.

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Prima di avviare qualsiasi iniziativa legale, in prima battuta il cittadino che è stato danneggiato da un errore deve far presente la situazione al responsabile dell'Ente cercando un accordo. Secondo Adic, molte volte, però, Caf e Patronato non riconoscono le proprie responsabilità e quindi bisogna agire in altro modo. Qui arriva il secondo passo: inviando una diffida ad adempiere tramite raccomandata o Pec. In caso di risposta negativa, ecco l'ultima possibilità: la causa al Giudice di Pace  - per importi inferiori ai 5 mila euro -, o al Tribunale ordinario per importi superiori. Prima di fare causa, però, visto i costi elevati, meglio valutare e verificare di avere gli elementi utili per dimostrare la responsabilità dell'operatore.

"Crediamo che la normativa debba cambiare allargando le tutele per i contribuenti. In questa fase, chiediamo ai Caf e ai patronati, che comunque sono dotati di una apposita assicurazione, di riconoscere i propri errori anche perché spesso questi sbagli provocano danni di migliaia di euro al contribuente".

(Associazione difesa consumatori)

"Il singolo cittadino fa molta fatica a ottenere qualcosa da Caf e Patronati – ha detto Carlo Garofolini, presidente di Adic – anche perché spesso non esistono cose scritte che possano confermare la loro responsabilità. Noi stessi dobbiamo 'lottare' molto per avere i risarcimenti a favore dei nostri soci e siamo i primi a sconsigliare qualsiasi azione se non vi sono gli elementi per dimostrare lo sbaglio del centro di assistenza fiscale o del Patronato. Nel caso in cui si venga sanzionati dall'Agenzia delle Entrate – spiega il presidente dell'Adico – bisogna ricordarsi che more e sanzioni sono a carico del Caf stesso mentre gli importi che non sono stati pagati per l'errore degli operatori del centro di assistenza fiscale sono a carico del contribuente. Facciamo un esempio. Se per colpa del Caf l'Agenzia mi manda a casa una un cartella con la richiesta di pagamento di 1.000 euro, di cui 200 di sanzioni, dovrò pagare 800 euro, mentre i 200 euro li metterà il Caf, fermo restando però che sarò costretto prima a pagare tutto e poi rivalermi sul centro di assistenza fiscale", sottolinea Garofolini.

Le buone pratiche per evitare problemi

È meglio prevenire gli errori di Caf e commercialisti viste le complicazioni a cui si va incontro quando si tenta di rimediare. In primo luogo è buona abitudine tenere delle prove scritte dei dialoghi che si hanno con chi sta fornendo assistenza fiscale, soprattutto lato comunicazioni: è preferibile usare comunicazioni scritte come le email, in modo da poter dimostrare tutto in caso di problemi successivi. In più, è anche importante controllare a chi ci si affida.

"Nello scegliere il professionista che si occupa della dichiarazione meglio verificare se chi offre il servizio è iscritto all'albo"

(Salvatore Regalbuto, consigliere e tesoriere nazionale dei commercialisti)

Oltre alle norme deontologiche da rispettare, l'ordine dei commercialisti prevede che gli iscritti debbano avere una polizza assicurativa che copra potenziali errori. Lo stesso vale per i Caf. Quindi è già una buona norma rivolgersi a professionisti iscritti all'albo e a Caf riconosciuti chiedendo gli estremi della polizza. In più, l'iscrizione all'albo permette di segnalare eventuali problemi allo stesso ordine dei commercialisti.

A danni fatti è poi sempre preferibile la strada del dialogo e del confronto per capire cosa si può fare, prima di iniziare qualsiasi disputa legale che può essere lunga, costosa e dagli esiti incerti.

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