rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Escort e prostitute devono pagare le tasse: la sentenza

La Commissione Tributaria di Savona ha rigettato il ricorso di una prostituta condannata a versare IVA e IRPEF per la sua attività di meretricio. L’imputata sosteneva che, non essendo regolamentata, la prostituzione fosse di conseguenza non tassabile

Escort è una professione a tutti gli effetti su cui pagare l’IVA e da cui detrarre le spese. Questa la sentenza clamorosa della CTP di Savona che accoglie il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. Tutto nasce da un’indagine della Guardia di Finanza che ha trovato sui conti correnti di una ragazza accusata di esercitare la professione di escort incassi mai dichiarati al Fisco per 36mila euro nel 2010, 40mila nel 2011 e 39 mila 395 nel 2012.

I finanzieri hanno accertato che lo stipendio medio dell’escort presunta fosse di almeno 100 euro al giorno in media per uno stipendio che quando è ai suoi minimi raggiunge i 3mila euro al mese. Tutti importi che restano esentasse se non dichiarate. L’Agenzia delle Entrate ha dunque intimato alla ragazza di pagare l’IRPEF e le addizionali ad essa connesse oltre l’IVA al 21% sugli incassi lordi.

La sentenza tributaria 389/01 del giudice Roberto Bertolo, pubblicata dalla prima sezione della Ctp Savona conferma la ripresa a tassazione, Iva oltre che Irpef, a carico della escort inquadrata come "prestazione di servizi retribuita" in base alla giurisprudenza della Corte di giustizia europea. Non conta che in Italia il sesso a pagamento non sia regolamentato e c’è chi può ritenerlo una attività discutibile sul piano morale.

E' il contribuente a dover dimostrare che gli elementi emersi dalle movimentazioni sul conto non sono riferibili ad attività imponibili e la donna non riesce a documentarlo, così come fallisce nel tentativo di evitare il pagamento dell’Iva sul rilievo che le entrate sarebbero frutto di un’attività illecita, che invece risulta contraria solo al buon costume.

A documentare che l’attività risulta ben organizzata è il diario degli appuntamenti con i clienti ritrovato dai verificatori a casa della ragazza, tanto che il fisco ha ritenuto deducibili le spese sostenute dalla escort per farsi pubblicità su giornali e riviste. E secondo la Corte Ue la prostituzione deve essere ritenuta una prestazione di servizi retribuita a meno che non risulti attività puramente marginale. Questa sentenza rappresenta per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un importante precedente: non solo le escort sarebbero tenute ad aprire una partita Iva, ma finalmente si saprebbe anche con quale codice dovrebbero farlo. Insomma queste persone non vivono più in un limbo: hanno un regime fiscale cui sottoporsi, poichè è irrilevante che in Italia la prostituzione non è regolamentata. Conta l’attività svolta con carattere di abitualità che per la giurisprudenza europea va comunque inquadrata nelle prestazioni retribuite".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Escort e prostitute devono pagare le tasse: la sentenza

Today è in caricamento