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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Euronics-Galimberti, c'è l'incubo fallimento: a rischio 250 lavoratori

Il tribunale fallimentare ha dichiarato l'insolvenza per la società che utilizza il marchio Euronics, nominando il commissario straordinario che dovrà decidere insieme al Mise tra fallimento e amministrazione controllata: in ballo il destino di 250 dipendenti

Dal tribunale fallimentare di Milano non arrivano buone notizie per i lavoratori della catena Euronics, storico brand che commercializza prodotti di elettronica ed elettrodomestici. Il giudice Sergio Rossetti ha dichiarato l'insolvenza di Galimberti, consorzio che utilizza il marchio Euronics, dando di fatto il via alla procedura verso l'amministrazione straordinaria del gruppo.

Il giudice Rossetti ha anche nominato il commissario straordinario, che adesso avrà 30 giorni di tempo per fare una relazione e decidere se la società è in grado di restare sul mercato o è destinata al fallimento. Un'ipotesi terribile, considerando che questa decisione coinvolge 11 punti vendita tra Veneto e Lombardia, con circa 250 dipendenti che rischiano di trovarsi senza lavoro. 

Euronics-Galimberti, il declino verso il fallimento

Ma come siamo arrivati a questa situazione? Per vederci chiaro abbiamo chiesto lumi a Danilo D'Agostino della Filcams Cgil di Milano, che ha seguito dall'inizio il caso Euronics-Galimberti: “Nel 2013 l'azienda contava quasi 30 punti vendita e oltre 600 dipendenti, poi è iniziato il declino: prima l'utilizzo di ammortizzatori sociali, come i contratti di solidarietà, sfruttati per quasi tutto il tempo massimo, ma che non hanno portato alcuna soluzione alle problematiche dell'azienda, che così non è riuscita a rilanciarsi”.

Negli ultimi anni il numero di dipendenti Euronics è così sceso drasticamente e inesorabilmente: “Galimberti Spa, consorzio che gestisce il marchio Euronics in alcune zone d'Italia, ha poi attivato una procedura di licenziamento collettivo, riducendo i punti vendita da 28 a 11 e tagliando centinaia di dipendenti. I circa 660 iniziali sono diventati prima 470 e adesso sono soltanto 250, divisi tra Lombardia e Veneto”.

Nel frattempo la società si è vista respingere due concordati preventivi, con il debito che ha raggiunto vette esorbitanti, come confermato da Danilo D'Agostino della Filcams Milano: “Dopo il doppio rifiuto al concordato la situazione debitoria è arrivata intorno ai 90 milioni di euro. Adesso il tribunale ha evitato, almeno per il momento, il fallimento, ma toccherà al Ministero dello Sviluppo economico decidere cosa fare”.

Euronics-Galimberti, 250 lavoratori a rischio: gli scenari

Come successo anche nella maggior parte delle altre crisi aziendali in corso, a rischiare il posto di lavoro sono i dipendenti e le loro famiglie. In questo caso si parla di 250 unità tra Lombardia e Veneto, che dopo la decisione del tribunale fallimentare hanno davanti due scenari, uno nefasto e da scongiurare, l'altro con più speranze o quantomeno più tempo per la ricerca di una soluzione che mantenga la continuità occupazionale. 

“Nelle prossime ore è atteso il decreto - ha spiegato Danilo D'Agostino della Filcams a Today – da quel documento si capirà se si andrà verso il fallimento o verso l'amministrazione controllata. La seconda opzione ci permetterebbe di capire anche se c'è la possibilità di individuare degli imprenditori interessati ad acquisire i punti vendita”.

Ma quindi cosa potrebbe succederà ai lavoratori de punti vendita Euronics-Galimberti? Ci sono due strade ben diverse, che prevedono due epiloghi distanti tra loro: “Siamo ancora nel campo delle ipotesi – precisa D'Agostino – ma in caso di fallimento c'è l'alto rischio che si determini la perdita del lavoro per tutti i dipendenti, mentre in caso di esercizio provvisorio si potrebbe avere accesso all cassa integrazione straordinaria, strumento che ci permetterebbe di avere più tempo per lavorare e trovare soluzioni che non compromettano la continuità lavorativa, sia che pubblichi un bando di acquisizione, sia che si cerchino degli imprenditori interessati”. Adesso la palla passa al Mise, ma il tempo a disposizione non è molto: 30 giorni o poco più per conoscere il destino di 250 lavoratori.

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