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Giovedì, 25 Aprile 2024
La vertenza / Trieste

Flex conferma i 280 esuberi: "Piano farsa, 100 licenziamenti già domani"

Durante l'incontro avvenuto al Mise l'azienda ha confermato di aver già comunicato alle agenzie interinali la cessazione del rapporto di collaborazione. La furia dei sindacati: "Un'azione gravissima, fatta per mascherare la delocalizzazione"

Dal tavolo del Mise non arrivano buone notizie per gli operai della Flextronics di Trieste che, come anticipato ieri, ha annunciato 280 esuberi, tra cui 80 lavoratori in somministrazione. Come confermano i sindacati, nell'incontro avvenuto oggi, giovedì 19 maggio, "l'azienda ha confermato di aver già dato comunicazione alle agenzie interinali della cessazione del rapporto di collaborazione per la Flex di Trieste". Le segreterie territoriali di Fim, Fiom, Uil, Usb, Ugs e le Rsu di Flex hanno diramato una nota congiunta al termine dell'incontro, definendo "gravissima" l'azione unilaterale dell'azienda" avvenuta nonostante l'appello lanciato dalla Regione e dal Mise. Oggi, durante il tavolo, "sindacati e istituzioni hanno chiesto il ritiro immediato degli esuberi, già comunicato, dei lavoratori interinali. L'azienda ha chiesto un giorno di tempo per valutare. Il tavolo si aggiorna domani alle 9. A seguire l'assemblea generale alle 11" a Trieste. In generale, secondo i sindacati il piano industriale presentato dalla Flextronics "è vuoto di contenuti" e "fa acqua da tutte le parti: conferma che è in corso una delocalizzazione". "Netta" dunque la contrarietà: "serve un forte intervento delle istituzioni. Governo in primis".

"Un piano farsa per mascherare la delocalizzazione"

'Il piano presentato oggi è una farsa per mascherare delocalizzazione e licenziamenti e deve essere ritirato''. Così al termine dell'incontro al Mise Fiom e Cgil giudicano il nuovo piano industriale presentato da Flex. "L'azienda ha raccontato generiche idee di sviluppo e attività che nella loro intenzione avrebbero dovuto rappresentare un piano industriale innovativo e di sviluppo. Ma nella sostanza quello rappresentato alle organizzazioni sindacali è un generico esercizio fatto solo per arrivare a giustificare la decisione di tagliare le produzioni dal sito di Trieste, definito strategico, riducendo quindi l'occupazione e proponendo uscite incentivate ai lavoratori. Ciò che invece è sembrato chiaro a questo tavolo è che ci sia qualcosa di non detto, un'intenzione forse di delocalizzare le attuali produzioni in Paesi con un più basso costo di produzione", hanno spiegato Valentina Orazzini per la Fiom e Silvia Spera per la Cgil.

"Quello presentato oggi per noi non è un piano industriale, di sviluppo e di innovazione, è un piano di massimizzazione dei profitti che abbandona qualsiasi tipo di ruolo sociale che un'azienda deve avere, lo riteniamo assolutamente inaccettabile e chiediamo che venga ritirato. Se la cassa integrazione per Covid e per mancanza di approvvigionamenti che abbiamo discusso negli ultimi tavoli serve a deindustrializzare il Paese allora crediamo ci sia un serio problema di coerenza con quello che fino a oggi l'azienda ci ha raccontato", hanno proseguito. "Non siamo disponibili a trasformare Trieste in un piccolo hub logistico che non crea valore aggiunto, che taglia l'occupazione, che impoverisce il tessuto industriale di un territorio e dell'intero paese, spostando le produzioni in altri Paesi dove è più conveniente continuare a produrre così come non siamo disponibili ad accettare che ci siano lavoratori di serie a e di serie b. Il tavolo, sospeso fino alle 9 di domani, deve dare tutele ai lavoratori somministrati, solo dopo si potrà aprire il necessario confronto su un vero piano industriale che rilanci lo stabilimento di Trieste che tuteli e sviluppi l'occupazione e le competenze strategiche", conclude.

"Inaccettabile, già domani i primi licenziamenti"

Dura anche la reazione segretario nazionale Uglm, Antonio Spera: ''È inaccettabile che la multinazionale Flex dichiari strategico il sito di Trieste per il Gruppo ma annunci esuberi strutturali importanti per rilanciare l'azienda. Già da domani potrebbero arrivare i primi cento licenziamenti. Il governo si renda conto che è in atto una nuova delocalizzazione nei confronti del nostro Paese, che coinvolge seicento lavoratori e le loro famiglie''.

''Siamo, infatti, di fronte ad un'altra delocalizzazione verso la Romania, dove la Flex si sta attrezzando incrementando l'organico all'interno del suo stabilimento. La vertenza Flex per il territorio Triestino rappresenta una delle più grandi crisi degli ultimi vent'anni: a rischio ci sono i circa 500 lavoratori diretti e circa 100 lavoratori in somministrazione, oltre a quelli dell'indotto diretto e indiretto. Senza dimenticare che il sito della Flex di Trieste rappresenta un asset strategico per il nostro Paese'', prosegue ricordando come il nuovo piano industriale, "approssimativo e inaccettabile" sia arrivato a sorpresa mentre era in corso un percorso di monitoraggio dell'azienda attraverso gli ammortizzatori sociali.

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