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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Norvegia

Come ha fatto il fondo sovrano norvegese a guadagnare 38 miliardi di euro in tre mesi

Il Government Pension Fund Global, ovvero l'Oil Fund o Oljefondet ha portato a casa una cifra astronomica dai suoi investimenti in novemila aziende. E il bello è che è riuscito a farlo seguendo una linea di business etica. Una piccola storia che parte da un giacimento scoperto nel mare e finisce con un modello di governance a prova di “cattivo”

La cifra è di quelle che è difficile anche immaginare: 38 miliardi di euro. E se si pensa che il Government Pension Fund Global, ovvero l'Oil Fund o Oljefondet li ha guadagnati in appena un trimestre si rimane colpiti ancora di più. Specialmente in tempi di pandemia. 

Come ha fatto il fondo sovrano norvegese a guadagnare 38 miliardi di euro in tre mesi

Eppure a guardare i numeri i risultati non sembrano così clamorosi. È vero che il fondo sovrano norvegese ha registrato profitti per 382 miliardi di corone tra gennaio e marzo 2021, ma è anche vero che lo strumento finanziario ha un valore di poco meno di 1.100 miliardi di euro, è il più grande detentore di azioni a livello mondiale (si calcola che possieda l'15% delle azioni di tutte le società quotate) e che il 73,1% è investito in azioni, il 2,5% in immobili non quotati e il 24,5 percento in fixed income. Un rendimento del 4% non pare poi così lunare. Anche se è stato di 24 basis point superiore a quello dell'indice di riferimento,

"Le partecipazioni hanno fornito il contributo più positivo al rendimento del trimestre - ha commentato Trond Grande, Deputy CEO di Norges Bank Investment Management - L'ascesa del mercato azionario è stata in gran parte guidata dal settore finanziario ed energetico". Il rendimento degli investimenti azionari del fondo è stato del 6,6% nei primi tre mesi dell'anno. Gli investimenti in immobili non quotati hanno restituito l'1,4%, mentre gli investimenti in reddito fisso hanno perso il 3,2%.

Quella del Government Pension Fund Global è una storia che comincia nel 1969, quando uno dei più grandi giacimenti petroliferi offshore del mondo viene scoperto in Norvegia. All'epoca, con una lungimiranza che è estranea alla classe politica italiana, il parlamento del paese decise che i proventi del petrolio sarebbero stati utilizzati in modo responsabile, con un occhio al lungo termine e per salvaguardare l'economia norvegese. Tuttavia soltanto nel 1990 venne approvata la legislazione a sostegno degli obiettivi strategici.

Anche se i proventi della produzione di petrolio e gas sono stati trasferiti al fondo a partire dal 1996, attualmente questi depositi rappresentano la metà del suo valore: il resto è stato guadagnato con investimenti in azioni e immobili. Attualmente il fondo sovrano norvegese è uno dei più grandi del mondo e non ha nulla da invidiare a quelli dei paesi arabi. Possiede centinaia di immobili messi a reddito in tutto il mondo e distribuisce i suoi investimenti per evitare perdite.

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Government Pension Fund Global: come funziona il fondo sovrano norvegese

Una delle regole di governance è che ogni anno il governo può mettere le mani soltanto su una piccola parte del fondo. E questo sempre per quello strano concetto intimamente scandinavo della lungimiranza, visto che c'è ampio consenso politico attorno all'idea che meno si spende oggi, meglio ci si troverà quando si dovranno affrontare le crisi e le recessioni future. Il governo norvegese non può mai spendere più di quanto il fondo renda. Ma in media finora gli esecutivi che si sono succeduti hanno deciso di impiegare soltanto il 3%, ovvero il rendimento reale del fondo (a questo link è possibile trovare i rendimenti storici).

Il compito del fondo è quello di garantire che la ricchezza nazionale della Norvegia duri più a lungo possibile e i suoi investimenti sono effettuati con una prospettiva di lungo termine, che le consente di essere impermeabile alle oscillazioni del breve periodo. E, soprattutto, tutti gli investimenti sono effettuati nell'ottica della sostenibilità.

E cioè il fondo evita di investire oppure disinveste da società che non hanno prospettive simili alle sue, che non sono attente all'ambiente e alle ripercussioni sociali del loro business. Il fondo può decidere di disinvestire da società che impongono costi ad altre aziende e che non sono sostenibili a lungo termine. La gestione è appannaggio di Norges Bank, ma il ministero delle Finanze ha costituito un comitato etico indipendente che valuta gli investimenti. Di norma il Council on Ethics invia le sue raccomandazioni all'Executive Board di Norges Bank, che poi prende la decisione finale sull'investimento. Nella pagina di Norges Bank dedicata agli investimenti del fondo si spiega che le aziende in cui la Norvegia investe abbiano obiettivi che coincidono con quelli di sviluppo sostenibile indicati dall'Onu, che rispettino i diritti umani e dei bambini, che abbiano una governance trasparente soprattutto in materia di tasse e che siano attente al cambiamento climatico e alle risorse idriche.

In più il fondo non può investire in aziende che producono armi, coltivano o vendono tabacco o hanno un modello di business basato sul carbone. Il modello di governance parte dal parlamento, che ha fornito l'inquadramento legislativo, passa per il ministero delle Finanze norvegese, che ha la responsabilità generale della gestione, e arriva a Norges Bank, che ha in capo una serie di obblighi tra cui persino quello di combattere la corruzione nel mondo del business. Il tutto negli anni ha portato a cancellare investimenti molto redditizi come quelli in 17 industrie del tabacco, a mollare 53 aziende che basavano il loro modello di business sul carbone e a eliminare anche chi lavorava con i combustibili fossili per privilegiare le rinnovabili. L'ultima querelle, che risale al marzo scorso, riguarda alcune aziende che avrebbero utilizzato il lavoro forzato dai campi di internamento dello Xinjiang in Cina. Anche loro rischiano di finire fuori. A dimostrazione del fatto che fare soldi seguendo un'etica non è impossibile.

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