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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Pensioni flessibili, meno tasse, coesione sociale: il programma del governo Draghi nato a Città della Pieve

Il presidente del Consiglio incaricato ha lavorato nel week end ai punti del piano che sottoporrà ai partiti a partire da oggi: imprese, lavoro e sanità le priorità. Con un occhio di riguardo a un nuovo welfare

Mario Draghi ha passato una domenica di riflessione a Città della Pieve, nelle campagne umbre, lontano da occhi indiscreti e soprattutto da giornalisti, fotografi e cameraman che per tutto il giorno lo hanno atteso davanti al cancello del viale che porta al casolare. Dove è tornato ogni sera dopo le giornate a Roma. Lavorando al programma da sottoporre ai partiti nel secondo giro di consultazioni che comincerà oggi, lunedì 8 febbraio. E che, secondo le indiscrezioni e i retroscena, prevede una serie di punti che saranno sottoposti alle forze politiche che a quel punto dovranno decidere se fare parte o no della maggioranza. E poi deciderà lui. 

Pensioni flessibili, meno tasse, coesione sociale: il programma di Draghi nato a Città della Pieve

I retroscena dei giorni scorsi e di oggi parlano di una serie di appunti organizzati in sedici pagine con una ventina di paragrafi: Il Mattino racconta che si tratta per ora di una semplice bozza di lavoro che probabilmente sarà resa più definitiva in queste ore in vista delle consultazioni di oggi. Si parla delle emergenze del paese: la salute, il fisco, l'istruzione, gli investimenti. E, spiega Repubblica, si parte dalle urgenze come la scadenza del blocco dei licenziamenti fissata per il 31 marzo con la cassa integrazione. 

«Gli incentivi - è uno dei suoi capisaldi - devono creare nuovi lavori, non salvare quelli vecchi». Così come il sostegno pubblico alle aziende non può che essere mantenuto e rafforzato durante una stagione di stagnazione prolungata, ma non per quelle destinate comunque a fallire.

Il nuovo governo dovrà invece modificare il diritto fallimentare per rendere più veloci le ristrutturazioni aziendali. Nel documento, di cui hanno parlato ieri Luca Cifoni e Rosario Dimito, si parte dall'emergenza sanitaria che si dovrà affrontare dando priorità all'attuazione del piano vaccinale ma arrivando anche al superamento del federalismo sanitario attraverso l'inserimento di una clausola di supremazia per le competenze. Un argomento che riecheggia quello sollevato nelle anticipazioni sul nuovo corso per i rapporti con gli enti locali durante l'emergenza sanitaria, che vuole superare le polemiche politiche e i ricorsi al Tar delle Regioni contro le zone rosse, arancioni e gialle usufruendo degli strumenti previsti dalla Costituzione, che il governo giallorosa non ha mai voluto utilizzare, come quell'articolo 120 in cui si afferma che "il governo può sostituirsi a organi delle Regioni...nel caso di...pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica, nel rispetto del principio di sussidiarietà e del principio di leale collaborazione".

Poi c'è il tema del lavoro e delle pensioni. L'intenzione di Draghi è quella che ha spiegato nei suoi tanti interventi pubblici sul tema, ovvero cambiare radicalmente il welfare spostando il focus dall'attuale protezione dopo il ritiro dal lavoro a una riforma degli ammortizzatori sociali che garantisca una protezione universale con formazione continua del lavoratore. Si parla anche di parità salariale tra uomini e donne, di salario minimo legale e di equo compenso. E di "differenziazione per settori delle forme di protezione", ovvero un tema molto "draghiano". 

Cosa vuole fare Draghi con pensioni, tasse e reddito di cittadinanza

Poi c'è una curiosità. Nei retroscena si spiega che Draghi lascerà scadere Quota 100 senza rinnovarla e fin qui la previsione non era complicata visto quello che ha sempre detto in questi anni: nelle Considerazioni finali dei suoi anni alla guida della Banca d'Italia il premier incaricato parlava di allungare la vita lavorativa per garantire un tenore di vita adeguato agli anziani di domani. Un indizio chiaro delle sue intenzioni. Ma poi si anticipa anche che Draghi vuole introdurre un sistema di flessibilità di uscita (pensioni flessibili) attraverso il rafforzamento degli istituti come Opzione Donna e Ape Social per le categoire disagiate o impegnate in occupazioni più pesanti. Ebbene, negli argomenti si tratta dello stesso solco nel quale si stava muovendo il governo Conte bis con la ministra del Lavoro Catalfo e i sindacati prima della sua caduta. Ma magari sarà la declinazione degli interventi ad essere diversificata. 

Sul reddito di cittadinanza Draghi ha intenzione di mantenere il sussidio per una semplice ragione: toglierlo costituirebbe una misura pro-ciclica e causerebbe danni sociali. Anzi, lo stesso Draghi ha detto a Beppe Grillo durante le consultazioni che intende "rafforzarlo". D'altro canto non è mai stato contrario a sussidi per i meno abbienti e da economista, ha elaborato negli anni un’intera visione della società contemporanea, dei problemi che la affliggono e degli strumenti per migliorarla che è ispirata dalla dottrina sociale della Chiesa. Sul Financial Times un anno fa aveva parlato della necessità di "fornire un reddito di base a chi perde il lavoro". Ma il premier incaricato intende però rivedere tutta la parte che riguarda le politiche attive di ricerca del lavoro che riguarda Anpal, centri per l'impiego e Navigator. 

Un altro punto riguarda il livello di spesa per l'istruzione al 5% del Pil potenziando il fondo per l'università. Il capitolo fiscale però è quello più interessante: si punta a un alleggerimento dell'imposizione sui redditi medi e medio-bassi: 

Concretamente per quanto riguarda l’Irpef il modello da adottare dovrebbe essere quello tedesco, caratterizzato da aliquote continue e da una crescita più graduale del prelievo. Ma ci sono anche altre correzioni da fare, in direzione di una maggiore progressività effettiva: ad esempio il parziale ritorno dei redditi da capitale nella base imponibile dell’imposta sul reddito, con alcune esclusioni, il riordino delle tax expenditures (ed anche dei sussidi ambientali), la razionalizzazione delle imposte indirette e l’ulteriore spinta sul fisco telematico.

La riforma complessiva dovrà essere finanziata con il proseguimento della lotta all’evasione. Questo documento, che non è stato ancora presentato alle forze politiche sarà la base del suo governo di scopo: la coesione sociale, racconta oggi Repubblica. Con l'avvertenza che questa è l'ultima chiamata per le forze politiche, che non potranno tirarsi indietro all'ultimo. Ora è il momento di decidere. 

Il governo Draghi mercoledì al Quirinale?

L'ultimo giro di incontri servirà a definire il perimetro della maggioranza. Successivamente Draghi potrebbe scegliere i ministri senza consultare le forze politiche. In agenda tra oggi e domani dovrebbe trovare posto anche l'incontro con le parti sociali. È probabile quindi che il premier incaricato salga nuovamente al Quirinale mercoledì per sciogliere la riserva e definire la lista dei ministri con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cui spetta il potere di nomina, su proposta del capo dell'esecutivo. Possibile che tutto avvenga nel pomeriggio, visto che in mattinata, alle 11, il Capo dello Stato parteciperà alla Camera alla celebrazione del Giorno del Ricordo. Se il timing verrà rispettato, giovedì potrebbe essere la giornata del giuramento, ed entro la settimana, massimo all'inizio della prossima, dovrebbe arrivare la fiducia del Parlamento. Venerdì pomeriggio, invece, potrebbe esserci la prima uscita ufficiale di Draghi presidente del Consiglio, in occasione delle celebrazioni per l'anniversario dei Patti Lateranensi, in programma all'ambasciata italiana presso la Santa sede.

In queste ore naturalmente non sono mancati i contatti tra Draghi e Mattarella, per aggiornarlo sull'evoluzione del suo tentativo. Il Capo dello Stato, sempre attento a non interferire nelle dinamiche governo-Parlamento, tuttavia in questa occasione è particolarmente interessato a capire come stia procedendo il lavoro del premier incaricato. Non gli ha fissato limiti di tempo, gli ha concesso ampia libertà per la definizione del perimetro politico della maggioranza parlamentare e, conseguentemente, nel delineare profili e nomi dei ministri. Tuttavia la natura dell'esecutivo che si va formando -un governo del presidente o, si potrebbe anche dire, dei presidenti, "di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica"- presuppone un'interlocuzione tra il Colle e il futuro inquilino di palazzo Chigi prima che si arrivi allo scioglimento della riserva, per uno scambio di vedute e qualche consiglio utile, che faciliti l'avvio di una navigazione che si preannuncia comunque complessa.

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