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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il punto

Il piano di Meloni per aumentare gli stipendi e le altre misure sul tavolo

Il caro bollette sarà la priorità assoluta del nuovo governo. Ma nella legge di bilancio potrebbe esserci spazio anche per una sforbiciata alle tasse e per la riforma previdenziale

Il tempo è poco. Il prossimo governo non avrà certamente la strada spianata per varare le riforme promesse in campagna elettorale. La prima emergenza a cui Giorgia Meloni dovrà far fronte è quella del caro energia, né potrebbe essere altrimenti. In un post pubblicato giorni fa su Facebook la leader di Fdi e premier in pectore ha puntualizzato che "la crisi energetica è una questione europea e come tale deve essere affrontata". Fratelli d'Italia, ha aggiunto Meloni, sarà a sostegno di ogni azione in Europa "volta a contrastare i fenomeni speculativi e gli ingiustificati aumenti del costo dell'energia e appoggeremo ogni iniziativa condivisa di concreto aiuto a famiglie e imprese". La linea tenuta per ora da Meloni sembra dunque in continuità con quella dell'esecutivo uscente. Né, d'altra parte, si possono fare miracoli.

Che cosa farà in concreto il nuovo governo? La leader di Fdi si è espressa già più volte a favore dell'introduzione di un tetto al prezzo del gas, misura caldeggiata da Draghi su cui però si deciderà in seno all'Ue. Un'altra proposta è quella di disaccoppiare il prezzo del gas e quello dell'elettricità generata da altre fonti per abbassare il costo in bolletta. Meloni è sicura che "si può fare con una norma nazionale", senza l'intervento dell'Unione europea. Quanto agli aiuti per le famiglie e le imprese (il primo dossier sul tavolo del prossimo esecutivo) il grande interrogativo è relativo all'entità dell'intervento. Meloni ha già annunciato che non è favorevole a uno scostamento di bilancio come invece chiede a gran voce Salvini. Il decreto Aiuti Quater potrebbe dunque non essere non troppo diverso dai precedenti decreti varati da Draghi. Ma per ora parliamo di mere ipotesi. Il governo d'altra parte non si è ancora neppure insediato. 

Il taglio del cuneo fiscale

E le altre misure promesse in campagna elettorale? Al punto 1 del programma di Fratelli d'Italia c'è la "progressiva introduzione del quoziente familiare, cioè di un sistema di tassazione che tenga conto del numero dei componenti del nucleo familiare". Ma difficilmente ci sarà il tempo di varare una simile riforma (si tratterebbe di ridisegnare tutto l'assetto dell'Irpef).

Una delle misure che invece potrebbe veder la luce, a patto di avere risorse sufficienti, è il taglio del cuneo fiscale su cui Meloni ha insistito molto. La proposta che Fdi intende portare avanti è quella di un taglio alle tasse che sia per due terzi a favore dei lavoratori e per un terzo a favore delle imprese, "riducendo il cuneo di almeno 5 punti percentuali per redditi da lavoro fino a 35mila euro". Insomma, i lavoratori che ora hanno reddito medio-basso guadagnerebbero un po' di più e costerebbero anche meno al datore di lavoro. Sarebbe ovviamente lo Stato a farsi carico delle risorse che servono per coprire la decontribuzione e la differenza di salario.

Capitolo assegno unico. Fdi vorrebbe sostenere la natalità aumentando l'assegno unico universale a 300 euro al mese per il primo anno di ogni figlio, fino a 260 euro a partire dal secondo. Non è detto però che il prossimo esecutivo riuscirà fin a trovare le risorse necessarie già con la prossima finanziaria.  

La flat tax per le partite Iva (e quella incrementale)

Un provvedimento che potrebbe avere il via libera già dal 2023 è invece l'estensione della flat tax al 15% anche alle partite Iva fino a 100mila euro di fatturato (oggi il limite è di 65mila euro), una proposta caldeggiata molto dalla Lega.

Nel programma di Fdi c'è anche l'introduzione della flat tax incrementale, ovvero di una tassa piatta sull'incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti. La misura prevede un regime agevolato, ma solo per la parte di reddito guadagnata in più rispetto all'anno precedente. Per chi non ha subito variazioni significative di reddito non cambierebbe nulla. Il provvedimento avrebbe un costo limitato per le casse pubbliche, il che lascia supporre che potrebbe essere approvato anche in tempi celeri. Per fare cassa, secondo il 'Corsera', l'esecutivo potrebbe ricorrere alla così detta "pace fiscale", ovvero a un nuovo condono peraltro già annunciato in campagna elettorale. L'ipotesi è quella di una sanatoria per le cartelle tra mille e tremila euro in cambio di una piccola percentuale (10-20%) da versare a carico del contribuente. 

Incognita pensioni

Infine le pensioni. Quota 102 scade già a fine anno e sulla previdenza il governo non può permettersi di indugiare. Una riforma dovrà giocoforza essere fatta anche per non "perdere la faccia" davanti agli elettori a cui è stato promesso che non si tornerà sic et simpliciter alla legge Fornero. Salvini com'è noto spinge per Quota 41, mentre Fratelli d'Italia punta sull'abolizione dell'adeguamento automatico dell'età pensionabile alla speranza di vita. La grande sfida sarà far quadrare i conti.  
 

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