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Venerdì, 19 Aprile 2024
Bufera su Grafica Veneta / Padova

Dipendenti trattati come schiavi, tre anni fa non trovavano "giovani disposti a lavorare"

Un sospetto sistema di caporalato è stato scoperto all'interno di una stamperia veneta: lavoratori pakistani sfruttati, picchiati e derubati. La stessa azienda nel 2018 criticava i giovani ''fannulloni''

Vi sono anche due dirigenti di Grafica Veneta coinvolti nell'indagine dei carabinieri di Padova che ha portato allo smantellamento di una banda criminale che sfruttava lavoratori stranieri.I due italiani,  Giorgio Bertan, 43 anni, e Giampaolo Pinton, 60 anni ,sono infatti tra gli 11 arrestati dai carabinieri di Cittadella (Padova) nell’operazione Pakarta, che ha portato alla luce un sistema di sfruttamento di lavoratori provenienti dal Pakistan. La stessa azienda, nel 2018, si lamentava di non riuscire a reperire giovani da assumere perché spaventati dai turni troppo faticosi.

Grafica Veneta: accusa di caporalato 

L'indagine ha inizio nel maggio 2020 quando, a Piove di Sacco, è stato trovato un cittadino pakistano legato con le mani dietro la schiena, che presentava lesioni sul corpo, chiaramente derivanti da pregresse percosse. Successive segnalazioni giunte alle Centrali Operative dell'Arma di Padova e Mestre (Ve) indicavano la presenza di altri stranieri provenienti dallo stesso paese, che chiedevano aiuto asserendo di essere stati percossi, derubati dei documenti e dei loro averi, per essere quindi abbandonati per strada. Infine, altri 5 pakistani si erano presentati all'ospedale di Padova, riferendo una analoga situazione. Gli accertamenti avviati immediatamente dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Cittadella hanno consentito di appurare che  le situazioni facevano capo ad un unico evento che si era consumato tra i comuni di Trebaseleghe e Loreggia, nella giornata del 25 maggio 2020.

Le vittime erano tutte dipendenti di una società trentina attiva nel campo del confezionamento e finissaggio di prodotti per l'editoria, di proprietà di due cittadini (padre e figlio) pakistani con cittadinanza italiana, che fornisce manodopera ad alcune aziende di grosse dimensioni ubicate nel nord. Nella fattispecie, le vittime, durante quel periodo, lavoravano alla società "Grafica Veneta" di Trebaseleghe. Il proseguimento delle investigazioni ha consentito di accertare la concordanza delle testimonianze fornite dalle vittime, fornendo lo spunto per richiedere alla Procura della Repubblica di Padova, l'avvio di un'attività investigativa di carattere tecnico, con il coordinamento del pubblico ministero Andrea Girlando. Da subito è emerso come i titolari della "B.M. Services sas" con sede in Lavis (Tn), assumessero connazionali per brevi periodi, stipulando regolari contratti di lavoro (part-time e full-time). In realtà, però, questi operai venivano sfruttati per molte ore al giorno (anche 12), senza alcuna pausa per riposarsi, senza ferie,né alcuna tutela rientrante nel pacchetto dei diritti del lavoratore. Inoltre, era stato avviato un articolato "sistema estorsivo" finalizzato al recupero di una gran parte dello stipendio che veniva versato, ma di fatto riacquisito con prelievi agli sportelli ATM eseguiti personalmente dai due titolari o da persone di loro fiducia attraverso le carte di debito intestate ai lavoratori, che si facevano consegnare all'uopo per riacquisire il denaro, così come la cd "tredicesima". Come se non bastasse, i lavoratori erano costretti a pagarsi l'affitto per un posto letto ricavato all'interno di abitazioni dove vivevano anche in più di 20 persone ammassate, messe a disposizione dall'organizzazione che si avvaleva di connazionali di fiducia per gestire il tutto.

Assunzioni sospette e spedizioni punitive

Per non destare sospetti, la società trentina assumeva lavoratori provenienti dal loro stesso paese, per un periodo di pochi mesi. Questi ultimi, sia per questioni culturali che per le difficoltà linguistiche, non erano a conoscenza dei basilari diritti riconosciuti ai lavoratori nel nostro paese. Il protrarsi delle assunzioni, però ha comportato che gli operai avevano iniziato a capire di essere oggetto di sfruttamento e di abusi, pertanto si erano rivolti ad un sindacato di categoria. I titolari della società di Lavis e i loro fedelissimi che gestivano questa illecita organizzazione, scoperto quanto era accaduto, hanno organizzato un'azione punitiva che potesse anche costituire da esempio per gli altri lavoratori "ribelli" che intendessero seguire questa strada. Il 25 maggio al ritorno nelle loro abitazioni di Trebaseleghe e Loreggia, gli operai hanno trovato ad attenderli le squadre di picchiatori che li hanno aggrediti, e dopo averli legati mani e piedi, percossi per derubarli dei soldi, dei documenti e di ogni altro avere, compresi i telefoni cellulari per impedire loro di chiedere aiuto. Infine li hanno costretti a salire a bordo di tre veicoli, per abbandonarli nei luoghi sopra indicati. Con quest'attività d'indagine, grazie anche alla preziosa collaborazione del Gruppo Carabinieri Tutela del Lavoro di Venezia, che ha supportato l'Arma cittadellese grazie all'elevata specializzazione nel settore, si è potuta estendere l'attività anche nei confronti di aziende italiane committenti che richiedevano il lavoro degli stranieri.

''Parte della dirigenza era a conoscenza dello sfruttamento''

Nello specifico è stato rilevato che anche parte della dirigenza di "Grafica Veneta" era perfettamente a conoscenza dello sfruttamento dei lavoratori stranieri, sia per quanto riguarda gli incessanti turni di lavoro, che per la sorveglianza a vista a cui erano sottoposti. Erano, inoltre, ben consapevoli delle degradanti condizioni di lavoro, della mancata fornitura dei Dpi (protezioni da rumori, scarpe antinfortunistiche, ecc.). Tale situazione ha comportato un tentativo di elusione dei controlli, edulcorando e/o eliminando dai server informatici gran parte dell'archivio gestionale che registra gli ingressi e le uscite dei lavoratori. Per questo motivo la Procura della Repubblica di Padova, condividendo le risultanze investigative dei Carabinieri della Compagnia di Cittadella, supportate da inequivocabili fonti probatorie, ha richiesto al Gip l'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 9 cittadini pakistani, responsabili dei reati di lesioni, rapina, sequestro di persona, estorsione e sfruttamento del lavoro, nonché un'ordinanza di sottoposizione agli arresti domiciliari di due dirigenti di "Grafica Veneta" per sfruttamento del lavoro. Sono stati raggiunti da Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere 5 cittadini pakistani Altri 4 cittadini pakistani sono tuttora ricercati. Con un'ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari sono stati raggiunti i due cittadini italiani dirigenti dell'azienda padovana.

Franceschini: ''Noi non sapevamo nulla''

Il presidente di Grafica Veneta, Fabio Franceschi, ha replicato alle accuse attraverso una nota: "Grafica Veneta, ha preso atto con rammarico e sorpresa delle notizie uscite oggi sulle agenzie di stampa in ordine al suo coinvolgimento nella inchiesta denominata Pakarta. Si ritiene di evidenziare che la società che gestiva l’appalto è interessata di altri analoghi appalti non solo in Veneto ma anche in altre Regioni del Nord Italia, infatti le prestazioni di Bm in favore di Grafica Veneta rappresentano una modestissima parte del totale dell' attivita' svolta proprio nel settore grafico, da questa società. Grafica Veneta era del tutto all’oscuro, di quanto sembrerebbe emergere dalla inchiesta, e del resto l’oggetto della contestazione ai suoi funzionari riguarda solo ed esclusivamente un asserito ostacolo all’indagine. Ostacolo che non è mai stato posto dalla società Grafica Veneta che intende invece collaborare con le forze dell’ordine e la magistratura per il ripristino della legalità in primis e quindi della verità. Si ritiene opportuno ribadire che Grafica Veneta ha sempre onorato con puntualità agli accordi economici con tutti i propri fornitori e così anche con gli appaltatori mettendoli in grado a loro volta di onorare gli impegni che questi hanno con le loro maestranze, e di questo ne ha sempre fatto un vanto. Come Presidente di Grafica Veneta esprimo la solidarietà ai collaboratori citati in questa vicenda e ne sottolineo la piena stima e il completo supporto".

Nel 2018 non riusciva a ''trovare giovani''

L'azienda finita oggi nel calderone per le accuse di sfruttamento e caporalato nell'aprile del 2018 era finita sui diversi quotidiani con il presidente Franceschini che denunciava di non riuscire a reperire il personale da assumere:  ''Mi domando che razza di paese sia quello in cui ci si lamenta della disoccupazione ma si rifiuta il lavoro. Su 25 posti aperti ne ho coperti in 3 mesi solo 4. La situazione è particolarmente critica nella fascia d’età dei ragazzi giovani. Qualche ragazzotto che dà la disponibilità c’è ma poco dopo rinunciano per via dei turni. “Troppo pesante con i turni”, dicono. Su cinque assunti uno solo è un ventenne, gli altri sono trenta-quarantenni''. Parole che rilette oggi acquisiscono tutto un altro significato.

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