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Venerdì, 29 Marzo 2024
Crisi economica / Grecia

Grecia, addio aeroporti: ora gli scali delle isole sono dei tedeschi

Gli scali di Corfù, Rodi, Mikonos e Santorini sono passati in mano ai tedeschi di Fraport per un totale di 1,23 miliardi di euro. E' il primo step delle privatizzazioni di Tsipras che dovranno portate nelle casse greche 50 miliardi

ATENE (GRECIA) - Parleranno tedesco alcuni tra i simboli del turismo greco come gli aeroporti delle principali isole elleniche. Il governo Tsipras ha infatti sbloccato il piano di privatizzazioni che deve garantire 50 miliardi di euro alle casse di Atene. Sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto firmato dal vice premier Dragasakis e dal ministro delle finanze Tsakakolotos che approva la decisione dell'Agenzia greca per le privatizzazioni in merito alla cessione della gestione di 14 aeroporti regionali al consorzio tedesco guidato da Fraport (società che gestisce l'aeroporto di Francoforte). 

L'ACCORDO - Fraport pagherà 1,23 miliardi di euro e per la durata dei 40 anni della concessione verserà annualmente 22,9 milioni nelle casse dello Stato greco. L'azienda tedesca gestirà così 14 aeroporti regionali, tra i quali gli scali di Corfù, Rodi, Mikonos e Santorini. L'operazione era stata già definita nel novembre dell'anno scorso ma poi dopo le elezioni di gennaio il governo Tsipras aveva bloccato tutte le privatizzazioni. La vendita degli aeroporti regionali è ripartita a giugno con un bando di gara e Fraport ha vinto di nuovo con la stessa offerta. 

SHOPPING TEDESCO - Curioso che la prima privatizzazione di Tsipras venga realizzata dai tedeschi. E ancor più curioso è che Fraport è saldamente in mani pubbliche. Oltre il 50% del capitale della società aeroportuale è detenuto dalla Città di Francoforte e dallo Stato dell'Assia. I 14 aeroporti l'anno scorso hanno registrato un traffico di 22 milioni di passeggeri con una crescita del 19% e un terzo del flusso avviene con l'aeroporto di Francoforte. 

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LE ALTRE PRIVATIZZAZIONI - Restano in mano pubblica, per il momento, altri 30 aeroporti regionali ma con minore appeal rispetto a quelli delle principali mete turistiche. In realtà Tsipras ha già realizzato una cessione di beni pubblici. In aprile la società greco-turca Opap si è aggiudicata per 40,5 milioni di euro la concessione per 20 anni delle scommesse ippiche. Le privatizzazioni rappresentano uno dei cardini dell'accordo tra la Grecia ed i creditori per il terzo pacchetto di aiuti al governo di Atene da 86 miliardi di euro. 

ORA IL PIREO E IL RESTO - Sfidando l'ala più estremista della maggioranza, Tsipras e il nuovo ministro delle finanze intendono accelerare sulle privatizzazioni rimettendo mano alle operazioni che erano state avviate e alcune definite dal precedente esecutivo come la cessione del porto del Pireo. Quest'ultimo registra il forte interesse dei cinesi di Cosco che hanno una concessione per un terminal nel principale porto greco dal 2009. Nei giorni scorsi l'agenzia per le privatizzazioni ha fissato il calendario delle prossime operazioni che, escludendo l'eventuale cessione di quote delle banche pubbliche, tra il 2015 e il 2017 farà entrare nelle casse di Atene 6,4 miliardi di euro. Entro ottobre dovranno arrivare le offerte per il Porto del Pireo. A dicembre quelle per la società ferroviaria Trainose e per la società di servizi Rosco mentre a febbraio è in calendario il porto di Salonicco, il secondo del Paese. Ancora da definire invece il timing per la privatizzazione dell'operatore elettrico Admie. L'iter era stato avviato dal precedente governo ma lo stop alla dismissione è stato uno dei primi atti di Alexis Tsipras. 

LE ISOLE - L'obiettivo del piano di privatizzazioni è molto ambizioso. Lo stesso Fmi in rapporto sul debito greco realizzato a giugno definiva realistico un processo di dismissioni da 500 milioni di euro l'anno. Ancora da definire inoltre la lista di beni che saranno conferiti nel fondo da 50 miliardi. Lo Stato greco possiede numerosi immobili mentre, a differenza della percezione popolare, tra le proprietà pubbliche figurano pochissime isole. Con buona pace dei tedeschi e finlandesi che mirano a diventare proprietari di alcuni angoli di paradiso del Mediterraneo. 

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