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Mercoledì, 24 Aprile 2024
La denuncia

I parchi divertimento e "l'effetto" green pass: "Ondata di disdette e richieste di risarcimento"

La denuncia dell'Associazione parchi permanenti italiani: "Il provvedimento non è attuabile nella pratica con un termine di tempo così ravvicinato. Le ripercussioni purtroppo sono già evidenti e preoccupanti"

"Dopo l'annuncio del Governo sul green pass, la maggior parte dei parchi divertimento sta già ricevendo disdette e richieste di risarcimento da parte dei clienti che avevano acquistato biglietti e abbonamenti per date successive al 5 agosto: dallo scorso anno, infatti, i parchi hanno attivato un meccanismo di prevendita per rispettare il contingentamento delle presenze ed evitare gli assembramenti alle casse": è l'allarme lanciato dall'Associazione parchi permanenti italiani, aderente a Federturismo Confindustria, che ha espresso profonda sorpresa e rammarico in merito al provvedimento che impone l'obbligo di green pass per accedere ai parchi divertimento a partire dal 6 agosto. "Il provvedimento - spiega Giuseppe Ira, presidente Associazione parchi permanenti italiani e di Leolandia (Bergamo) - condivisibile nella teoria, non è attuabile nella pratica con un termine di tempo così ravvicinato. Lo Stato rischia di discriminare il 50% dei cittadini, senza peraltro avere le risorse necessarie per garantire loro l'accesso al green pass, qualora ne facessero richiesta".

Parchi divertimento ed "effetto green pass

"Una decisione che - sostiene - ha ripercussioni purtroppo già evidenti e preoccupanti sulle aziende del nostro settore, a cui per l'ennesima volta è riservato un trattamento iniquo, se comparato con luoghi al chiuso come i centri commerciali. Le attività dei parchi divertimento sono soggette a rigorosi protocolli di sicurezza e si svolgono all'aperto, al pari di spiagge, giardini pubblici e ristoranti all'aperto, accessibili senza green pass. Emblematica la differenza di trattamento tra parchi acquatici e piscine all'aperto: obbligo di green pass per i primi, entrata libera per le seconde. Un altro limite è l'applicazione del green pass dai 12 anni in su: molti parchi divertimento si rivolgono proprio a teenagers e ragazzi, fasce della popolazione tra le meno vaccinate in assoluto. In Francia e in altri Paesi il pass è obbligatorio a partire da 18 anni e tanto in Gran Bretagna quanto in Germania i medici sconsigliano di vaccinare quella fascia di età". "Dopo quasi 8 mesi di chiusura forzata - avverte - le aziende hanno riaperto dal 15 giugno e stavano registrando un buon andamento, migliore rispetto allo stesso periodo del 2020: trend che ora rischia una brusca interruzione nel mese più importante della stagione e senza possibilità di recupero.

"È assurdo - conclude Ira - creare allarmismi prima di Ferragosto, senza un chiaro protocollo attuativo, e imporci l'assunzione di responsabilità che non ci competono aggravando una condizione finanziaria già compromessa e precaria, a causa della lunga crisi e della sistematica assenza di agevolazioni alle aziende della categoria". "Nel decreto sostegni bis - continua Giuseppe Ira - era previsto un fondo di 20 milioni per il settore, che sono stati inspiegabilmente assegnati alle Regioni, comprese quelle che non hanno parchi: già sono pochi soldi, in più sono stati mal gestiti, con il risultato che nessuno dei nostri associati ha ricevuto contributi".

La crisi dei parchi: il 20% non ha riaperto

Nel 2020 le aziende del settore dei parchi divertimento in Italia in media hanno registrato perdite del 75%, collocandosi a pieno titolo tra le più colpite dalla crisi: il 20% dei parchi ha rinunciato completamente all'apertura e alcune importanti realtà imprenditoriali italiane sono passate di mano a fondi di investimento stranieri. "La discriminazione del governo nei nostri confronti - dice Giuseppe Ira, presidente Associazione parchi permanenti italiani - è diventata inaccettabile: le istituzioni devono rendersi conto che sono in gioco migliaia di posti di lavoro e la sopravvivenza stessa di molte imprese". Il comparto è composto da circa 230 aziende tra parchi tematici, faunistici e acquatici, e nel 2019 ha generato un giro d'affari di 450 milioni di euro riferiti alla biglietteria, cifra che sale a 1 miliardo con l'indotto interno ai parchi, come la ristorazione e il merchandising, e a 2 miliardi considerando l'indotto esterno, relativo ad esempio a centri commerciali, hotel e altri servizi in prossimità dei parchi. A livello di occupazione, il settore impiega 25.000 persone tra fissi e stagionali, 60.000 con l'indotto. Nel 2019 sono stati 20 milioni i visitatori provenienti dall'Italia, a cui si aggiungono 1,5 milioni di stranieri, per un totale di 1,1 milioni di pernottamenti in hotel.

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