Ex Ilva, Arcelor Mittal disposta a pagare pur di andarsene
La settimana che si apre sarà caratterizzata dalle vertenze sindacali, intanto arriva la proposta per il disimpegno da Taranto: "Un miliardo per la risoluzione definitiva di ogni rapporto sulla vicenda ex Ilva". Ma governo chiederebbe circa il doppio
ArcelorMittal avrebbe proposto al governo la risoluzione definitiva di ogni rapporto sulla vicenda ex Ilva mettendo sul piatto il pagamento di un miliardo di euro per lasciare gli impianti a Ilva entro aprile. Lo scrive l'Ansa riportando alcune indiscrezioni che parlano di una lettera inviata dalla multinazionale al Mise.
Alla cifra ArcelorMittal arriverebbe mettendo assieme i 500 milioni per lo svuotamento del magazzino, la fideiussione di 90 milioni intestata a favore dell'Ilva a garanzia del pagamento dei canoni di fitto (15 milioni al mese), la rinuncia agli investimenti ambientali finora sostenuti (altri 400 milioni). La cifra non corrisponderebbe alle richieste del governo che pretenderebbe dalla multinazionale altri 850 milioni: le mancate manutenzioni per 350 milioni e la penale per la risoluzione anticipata del contratto (altri 500 milioni).
Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri non commenta in merito alla lettera ma ostenta fiducia nel tavolo negoziale.
"Ma la questione non si affronta singolarmente ma con una visione più ampia lanciando un grande progetto per Taranto, parlando di investimenti sostenibili".
La settimana che si apre sarà caratterizzata dalle vertenze sindacali. Il 10 dicembre vi sarà una grande manifestazione nazionale organizzata da Cgil, Cisl, Uil e dedicata alle questioni del mezzogiorno, dell’industria, dei servizi e di uno sviluppo ambientalmente sostenibile, contro i licenziamenti, a sostegno dell’occupazione e delle vertenze aperte, per l’estensione degli ammortizzatori sociali, per la riforma degli appalti e dello “sblocca cantieri”.
L'Ex Ilva è soltanto uno dei tanti tavoli di crisi aperti al Mise, dalla Whirlpool al caso Conad-Auchan, sono migliaia i lavoratori con il destino in bilico su tutto il territorio italiano.
La manifestazione del 10 dicembre sarà soltanto il primo appuntamento di una settimana di mobilitazioni. Il 12 dicembre ci sarà una seconda protesta per chiedere il rinnovo dei contratti pubblici e privati, il superamento dei contratti pirata, la riforma e le assunzioni nella Pubblica Amministrazione, la defiscalizzazione degli aumenti contrattuali, mentre la giornata del 17 dicembre sarà dedicata alla riforma fiscale, per chiedere una redistribuzione a vantaggio dei lavoratori dipendenti e dei pensionati e per ridurre il fenomeno dell’evasione; sulla previdenza, per un’effettiva rivalutazione delle pensioni e per proseguire nell’opera di riforma della legge Fornero in un’ottica di effettiva flessibilità verso il pensionamento; per chiedere un welfare più giusto e una legge sulla non autosufficienza.