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Giovedì, 25 Aprile 2024
Confronto mancato

Ex Ilva, stop a 145 aziende e 2mila lavoratori a rischio: scatta lo sciopero

La protesta indetta dai sindacati per il prossimo 21 novembre è stata annunciata al termine dell'incontro con il ministro Urso: "La sospensione delle 145 ditte in appalto è una scelta improvvisa e improvvida, non giustificata nei modi in cui è stata fatta"

Sciopero di quattro ore per tutti gli stabilimenti del gruppo Ex Ilva nella giornata di lunedì 21 novembre. La decisione è stata annunciata dai sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm al termine dell'incontro al ministero delle Imprese e Made in Italy sul futuro di Acciaierie d'Italia. Un futuro a dir poco incerto, soprattutto dopo la decisione del gruppo di sospendere le attività in fabbrica di 145 aziende appaltatrici all'ex Ilva di Taranto. Uno stop fino al 16 gennaio del 2023 che dovrebbe riguardare duemila lavoratori. 

Urso: "Stop a 145 ditte una scelta improvvida e improvvisa"

Al termine dell'incontro odierno, il ministro del Mimit Adolfo Urso ha commentato ha definito la "mossa" di Acciaierie d’Italia una "decisione improvvisa e improvvida e non giustificata nei modi in cui è stata fatta. Nessuno mi aveva preannunciato la scelta nei confronti delle aziende dell’indotto. Sono soddisfatto del clima di consapevolezza: siamo tutti sulla stessa nave e remiamo nella stessa direzione. Salvare la siderurgia italiana fa bene al sistema paese e anche all’Europa per fornire acciaio nel rispetto degli standard dell’ambiente e del lavoro. È ripreso un percorso confronto doveroso per il paese e i cittadini di Taranto che da troppo tempo aspettano risposta. Ci aspettiamo che dall’incontro di oggi ci si metta sul giusto binario di confronto e che in questo ci sia anche piena collaborazione da parte dell’azienda".

Il gruppo non ha partecipato all'incontro e di conseguenza non si è espresso sulla questione, mentre Urso ha invitato i vertici a rispettare gli accordi presi in precedenza: "Innanzitutto vogliamo che l’azienda rispetti l’accordo e lo Stato utilizzerà le risorse già stanziate affinché ci sia questo rispetto da parte dell’azienda in maniera tale che ci sia una prospettiva per il futuro dell’acciaieria italiana. Inizia dunque un percorso, non si può decidere tutto in pochi giorni ma dobbiamo considerare tutti i fattori al termine del quale, con Palazzo Chigi, decideremo la strada da percorrere per giungere in porto salvando questo sito pubblico". "L'obiettivo - ha concluso il ministro - è quello di riequilibrare una governance in modo che davvero ci sia una risposta rispetto agli impegni che la stessa azienda ha preso e secondo le scadenze date nei precedenti accordi. Su questo c’è il nostro impegno, la nostra volontà e credo che insieme ce la possiamo fare".

La reazione dei sindacati: "L'azienda non ha avuto il coraggio di presentarsi"

Furente la reazione dei sindacati, che dopo l'incontro con il ministro Urso hanno commentato la decisione dell'azienda di non presentarsi: "L’azienda oggi era assente non ha avuto neanche il coraggio di presentarsi al tavolo per confrontarsi e a negoziare con governo e sindacati - ha sottolineato il leader Fiom Michele De Palma - Noi pensiamo che sia necessario scioperare per fermare l’eutanasia dell’ex Gruppo Ilva. È necessario che Acciaierie D’Italia torni nelle mani dello Stato e si torni a ricontrattare con i sindacati il rilancio del lavoro, la tutela dell’occupazione, la tutela e la sicurezza del lavoro e l’ambientalizzazione della produzione. È questa la prima condizione perché nel futuro la siderurgia sia il riferimento strategico dell’industria del paese".

Sulla stessa linea il commento di Rocco Palombella, leader della Uilm: "Siamo soddisfatti del fatto che il ministro abbia capito la drammaticità della situazione che rischia di degenerare ulteriormente soprattutto dopo la scelta recente di staccare la spina 145 ditte di appalto. Abbiamo chiesto al governo di lavorare per il riequilibrio del rapporto tra Stato, Invitalia e ArcelorMittal: ci vuole del tempo ma questa è la direzione che va presa e il ministro ha risposto in questo senso che non accetterà di dare nuove risorse in una situazione cristallizzata e incancrenita". Quanto alla revoca sulla scelta di tagliare fuori 145 aziende dell’appalto “ci aspettiamo ulteriori pressioni” da parte del governo. Al centro del tavolo anche il tema dei lavoratori in Ilva su cui, ricorda, “la ministra Calderone ha dato grande sensibilità rispetto al fatto che i lavoratori non devono soffrire in queste situazioni quindi predisporrà gli atti e il confronto".

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