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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia Taranto

Che cosa ne sarà dell'Ilva di Taranto, un'unica certezza: "Non può chiudere"

Le parole di Grillo sul futuro dell'Ilva fanno discutere. Che cosa cambierà col nuovo governo? L'esempio da emulare è la Ruhr. Salvare i più di diecimila posti di lavoro è priorità assoluta

Le parole di Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 stelle, sul futuro dell'Ilva fanno discutere a Taranto e non solo. "Opinioni personali" quelle di Grillo, si affretta a dire Luigi Di Maio. "Si parla di chiudere l'Ilva, cosa che nessuno ha mai pensato. Si pensa ad una riconversione, quindi mantenendo sempre l'occupazione nella bonifica ristrutturando il sito che è enorme, e quindi con grande difficoltà, ma si deve preservare assolutamente un posto di lavoro" aveva detto Beppe Grillo in un video pubblicato sul suo blog.

Ci sono "2,2 miliardi di euro" che, spiega Grillo, "sono stati immessi in un fondo, quando l'Europa si chiamava Ceca, carbone e acciaio, dalle imprese di carbone e dalle imprese dell'acciaio proprio per i prepensionamenti dei lavori usuranti e per le bonifiche. Ora dato che l'Ilva è la più grande centrale, produttore dell'acciaio d'Europa, potremmo anche di cercare di accedere direttamente a questi soldi attualmente gestito dal consiglio europeo e messo all'ingrasso in qualche fondo tedesco tripla aaa, presumo, e danno un po' di contentini per la ricerca al carbone".

La riconversione dell'Ilva

"Qui parliamo della più grande centrale - prosegue - che può essere riconvertita anche con l'uso di questi 2 miliardi che ci sono e di cui nessuno mai parla. Sarebbe bello se ora ci riconsiderassero un po', abbiamo una bella centrale, un grande problema da risolvere e potrebbero essere un contributo per bonificare tutto, questi soldi europei".

Ilva come la Ruhr

Grillo fa poi riferimento al bacino del Ruhr, "un esempio da emulare". "4.432 kmq di superficie, oltre 6 milioni di abitanti, 142 miniere di carbone, 31 porti industriali fluviali; 1.400 km di autostrade e tangenziali). E' la carta d'identità del Bacino della Ruhr, in Germania, l'area finita di bonificare in dieci anni (1990-2000) a tutt'oggi un esempio seguito da tutti gli architetti, i bio-architetti e gli ingegneri del mondo industrializzato. All'inizio l'obiettivo era quello di contrastare i fenomeni di progressivo declino economico e di fortissimo inquinamento ambientale. Nel 1989 alcuni comuni si consorziarono per dar vita a un'importante operazione di risanamento del territorio. Negli anni si è trasformata nella più colossale riconversione industriale del mondo. L'esempio più rilevante consiste nel Parco Paesistico di 320 kmq, distribuito lungo gli 800 kmq del territorio fluviale dell'Emscher. L'Emscher era in origine un fiume canalizzato e usato come fogna a cielo aperto per la zona industriale. Il costo totale è stato di due miliardi e mezzo di euro".

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Sindacati chiedono incontro a Di Maio

I segretari generali di Fim, Fiom e Uilm hanno scritto al ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio per chiedere un incontro urgente sul dossier Ilva. I tre sindacati nella lettera ricordano che negli ultimi mesi hanno partecipato a diversi incontri con il gruppo InvestCo "senza purtroppo arrivare a una intesa". "A fronte di questa fase così delicata, con InvestCo che dal primo luoglio potrebbe prendere possesso degli stabilimenti senza aver raggiunto un'intesa sindacale" Bentivogli, Re David e Palombella chiedono a Di Maio "un incontro urgente al fine di illustrare la nostra posizione e conoscere le azioni che il nuovo governo intende mettere in campo".

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Sull'occupazione, i sindacati chiedono che Mittal si impegni per 10.500 assunzioni - 500 in più di quelle inserite nel contratto col Governo - di cui 10.100 all'atto del subentro in azienda e altri 400 entro l'anno o alla prima risalita produttiva del gruppo.

Fitto: "Bonifica e risanamento"

'Nessuno ha mai pensato di chiudere l'Ilva' ci conferma che anche per Beppe Grillo la campagna elettorale è finita. È finita l'epoca della contrapposizione a prescindere e della protesta, ma anche del finto ed esasperato ambientalismo, che aveva addirittura non solo ipotizzato la chiusura ma, la riconversione non industriale (proposta oggi) ma turistica: museo archeologico e parco divertimenti annesso..". Lo afferma in una nota il leader di Noi con L'Italia ed europarlamentare, Raffaele Fitto.

"La dichiarazione del leader del Movimento 5 Stelle apre a scenari che erano stati già avviati, ovvero bonifica e risanamento per coniugare lavoro e salute. Noi ne prendiamo atto, lo facciano anche gli aderenti al Movimento che sulla chiusura hanno vinto in Puglia e non solo la campagna elettorale", conclude.

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Ilva, che cosa succederà

"Il ministero dell'Ambiente ha prodotto i carteggi per la valutazione dell'impatto ambientale dell'area. Tutto ciò che accade dopo deve tenere conto di questo carteggio: qualsiasi riconversione e qualsiasi linea venga proposta non può non tenere conto della linea ambientale che è già stata individuata. A noi compete di vigilare che il sistema previsto dalla norma venga effettivamente e concretamente realizzato. Le altre scelte che afferiscono all'economia invece toccano ad altri ministeri". Lo spiegava qualche giorno fa a Sky TG24 HD il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, parlando del futuro dell'Ilva di Taranto.

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"Tutto ciò che il nuovo acquirente dovrà fare - ha proseguito - è perfettamente individuato dal ministero dell'Ambiente nel campo della tutela dell'ambiente e del territorio e non potrà discostarsene. Noi vigileremo perché questo avvenga". Rispondendo alla domanda se ci sia unità sul futuro di Ilva tra Lega e M5S, il ministro ha risposto: "il governo ragiona con una sola penna". Infine, in merito alla possibilità che possa esistere una Taranto senza Ilva, Costa ha detto: "io vedo una Taranto ambientalmente ben tenuta, a me interessa che il sistema ambiente funzioni comunque, può essere l'Ilva o un altro sito. A me interessa che il livello di tutela ambientale del cittadino e del territorio sia soddisfatto e ci sono gli strumenti perché questo avvenga".

Salvini: "Posti di lavoro sacri"

Salvini, impegnato a Brindisi nell’ambito del suo tour elettorale per le amministrative, si è concesso all’emittente Canale 85. Parlando di Ilva, ha ribadito che per la Lega "i posti di lavoro sono sacri, nessuno pensa di chiudere domani, non siamo qua per chiudere" e che bisogna "produrre con compatibilità ambientale", rispolverando appunto la triade "lavoro, salute ed ambiente, inquinando sempre meno e producendo sempre meglio". Intanto, però, la situazione in fabbrica resta critica. "In questa fase di stallo continua a verificarsi ciò che da tempo denunciamo: ogni giorno di ritardo nella vicenda Ilva è un pezzo di terreno perso che danneggia tutti".

Di Maio: "No a proclami"

Sull'Ilva "Grillo, come altri, in questo momento esprime opinioni personali". Così a Radio Anch'Io su Radio Rai, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio risponde a una domanda sulla ipotesi ventilata dal fondatore del Movimento di chiudere la fabbrica Ilva di Taranto e trasformarla in un parco, sul modello di quanto fatto in Germania in alcuni impianti. Sull'Ilva, ha aggiunto, "non prendo tempo" ma "non prendo una decisione finche' non ascolterò le parti". "Al Mise - sottolinea il ministro - abbiamo diverse centinaia di dossier da affrontare: tutto sarà gestito con responsabilità, senza proclami". "Calenda non è più ministro, adesso il ministro dello Sviluppo Economico sono io e se Calenda permette vorrei cambiare un po' di cose. Poi, alla fine, saranno i cittadini a giudicarmi". Lo ha sottolineato il vice presidente del consiglio e ministro, Luigi Di Maio, commentando l'opinione dell'ex titolare del Mise secondo cui invitare ai tavoli di crisi i rappresentanti politici locali è un errore.

I tumori sulla salute

Non si può che partire dal punto cruciale: lavoro e salute. L'associazione Genitori Tarantini  in una lettera aperta ai ministri della Giustizia, della Salute, dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico e del Lavoro, scrive: "Quanto costa un chilo di acciaio prodotto a Taranto, al netto delle spese vive? Quanto costa in vite umane? Quanto in malattie e spese sanitarie? Quanto in tumori in ogni parte del corpo, senza distinzione di sesso e età? Quanto in diritti negati, soprattutto ai bambini? Quanto in agricoltura e allevamento negati? Quanto in mare violentato? Quanto in sfregi alla bellezza e alla storia?”. Alla luce “di queste considerazioni, immaginate – concludono – quello che si potrebbe ottenere dalla chiusura immediata delle fonti inquinanti. Quello che pretendiamo è solo quello che gli antichi latini predicavano: Fiat iustitia ruat caelum. Sia fatta Giustizia anche se i cieli cadono".

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Non pare esserci altra strada che quella individuata anche da Alessandro Vella della Fim: "Noi pensiamo che la produzione dell’acciaio possa, come accade in tutta Europa, essere resa compatibile con la salute e l’ambiente applicando le migliori tecnologie oggi disponibili".

Tanti dubbi, tanti punti da chiarire, basti pensare che nel contratto di Governo, Lega e Cinque Stelle hanno parlato di chiusura delle fonti inquinanti senza specificare il dettaglio. Ma c'è una certezza: l'Ilva non chiuderà. L'Ilva non può chiudere.

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