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Giovedì, 28 Marzo 2024
ECONOMIA

Imu e Tasi: che succede se vengono tagliate

Uno studio della Cgia risponde agli annunci del premier, sul taglio della tassa sulla prima casa. Secondo gli esperti questa scelta interrompe un percorso di crescita e senza quelle imposte lo strappo sarebbe così grosso da bloccarlo

Il premier lo ha detto più volte e senza esitazioni, durante le sue dichiarazioni pubbliche e anche in alcune interviste: Imu e Tasi verranno tagliate e non per essere riproposte sotto un altro nome, ma per non essere più pagate dai contribuenti. Un annuncio che fa la felicità di chi le tasse le paga e anche salate. Ma dall'altra parte ci sono gli esperti, che invece sono piuttosto scettici.

In uno studio della Cgia di Mestre questo scetticismo affiora: con l'abolizione della Tasi attesa nella prossima legge di Stabilità si andrà ad interrompere una tendenza degli ultimi decenni, cioè dello spostamento del carico fiscale verso il patrimonio. L'anno scorso le imposte patrimoniali sono costate agli italiani la cifra record di 48,6 miliardi di euro. Negli ultimi 25 anni, la loro incidenza sul Pil è raddoppiata, mentre in termini assoluti il gettito è aumentato di quasi 5 volte. Secondo l'associazione degli artigiani, se quest'anno si attende un gettito stabile, dal 2016 dovremmo registrare una decisa inversione di tendenza: "Se il governo confermerà l’abolizione delle tasse che gravano sulla prima casa, dell’Imu agricola e quella sugli imbullonati  – commenta Paolo Zabeo della Cgia – nel 2016 dovremmo risparmiare 4,6 miliardi di euro: vale a dire uno sconto che sfiora il 10 per cento".

La ricognizione riguarda una quindicina di 'patrimoniali', anche se "le due imposte che gravano sulle abitazioni e sugli immobili strumentali, ovvero Tasi e Imu, garantiscono oltre la metà del gettito complessivo. L’anno scorso, ad esempio, per onorare questi due tributi famiglie, imprese e lavoratori autonomi hanno versato ben 24,7 miliardi di euro", spiega ancora Zabeo. Le imposte patrimoniali sono quelle che di fatto gravano sulla ricchezza posseduta dalle persone in un determinato momento. La ricchezza è intesa in senso ampio e comprende i beni immobili (case, terreni), i beni mobili (auto, moto, aeromobili, imbarcazioni), gli investimenti finanziari e altro.

grafico cgia-2

I dati ricostruiti nel grafico mostrano due 'strappi' che hanno radici nel rapporto tra l'Italia e l'Europa: è il caso del balzo del 1992, sul quale influì anche il prelievo forzoso dai c/c deciso in una notte dal governo Amato, che a conti fatti permise al Belpaese di entrare nella moneta unica. In quel frangente, le tasse patrimoniali salirono da 11,7 a oltre 20 miliardi di euro, per un'incidenza sul Pil schizzata dall'1,5 al 2,5%. Di nuovo, nel 2012 è stato necessario il 'Salva Italia' perché - a detta di molti falchi - il Belpaese ci rimanesse nella moneta unica e allora si è messo nuovamente mano ai patrimoni, dalle case (Imu) alle auto di lusso, con il governo Monti. 

Quell'anno, l'imposizione patrimoniale è cresciuta del 43% sul 2011, di 13,7 miliardi di euro (nel 2008 era stata abolita l'Ici). Venendo quindi all'ultimo assetto, in attesa della prossima Finanziaria, le imposte più pesanti per le tasche degli italiani sono l’Imu/Tasi: nel 2014 hanno garantito alle casse dello Stato e dei Comuni ben 24,7 miliardi di euro. Seguono l’imposta di bollo (7,9 miliardi di euro), il bollo auto (6,1 miliardi di euro) e l’imposta di registro (4,6 miliardi di euro).

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