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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Procedura di infrazione, 5 diktat per l'Italia (che dopo le elezioni resta fuori dai tavoli che contano)

Per gli interessi sul debito pubblico l'Italia paga più di quanto investa in educazione: un problema che potrebbe costare una multa e il tracollo sui mercati finanziari. Potrebbe andare peggio? Sì, dopo le elezioni gli eurodeputati italiani sono condannati all'irrilevanza

La procedura di infrazione per debito nei confronti dell'Italia è "giustificata", alla luce dei dati, ma non è ancora "aperta", poiché la decisione spetta al Consiglio Europeo che si riunirà il prossimo 9 luglio a Bruxelles. 

Una precisazione dovuta visti i bizantinismi delle decisioni comunitarie, che ahinoi il nostro Paese ha imparato suo malgrado a dover digerire. Il rapporto della Commissione Europea, il cosiddetto "esecutivo comunitario", ha infatti concluso come l'Italia non abbia rispettato la richiesta di diminuire il debito pubblico che, come ricorda il rapporto, è di gran lunga superiore alla ricchezza prodotta ogni anno in Italia e infatti nel 2018 ammonta al 132,2% del Pil.

Sulla base di dati a consuntivo i commissari di Bruxelles hanno rilevato come l'Italia "non ha rispettato il parametro di riduzione del debito nel 2018" e, sulla base delle previsioni, "non è previsto che lo rispetti né nel 2019 né nel 2020", sulla base sia delle previsioni della Commissione che di quelle dello stesso governo italiano.

"Pertanto il criterio del debito non viene rispettato e una procedura per deficit eccessivo basata sul debito è giustifica".

Il Comitato Economico e Finanziario del Consiglio europeo ora dovrà dare la propria opinione sul rapporto della Commissione (articolo 126.4) entro due settimane.

Il rapporto della Commissione Europea

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I 17 stadi della procedura di infrazione

A quel punto, la palla ripasserà alla Commissione e ancora al Consiglio che dovrò formulare una raccomandazione con scadenze cui lo Stato sottoposto alla procedura di infrazione dovrà attenersi per evitare che -e solo a questo punto- la Commissione imponga il versamento di una penale per "inosservanza degli obblighi di bilancio" per una somma pari allo 0,2% del Pil.

Il problema nascerà tuttavia ben prima che si arrivi al termine di questo percorso perché nessuno degli investitori vorrà prestare soldi all'Italia facendo schizzare alle stelle l'interesse sui titoli di Stato, mandando per aria i conti pubblici.

Lo spread oggi

Da Bruxelles sono tuttavia già arrivati delle raccomandazioni che l'Italia dovrà rispettare, ovvero veri e propri diktat come sintetizza Renato Brunetta, deputato e responsabile economico di Forza Italia. 

Tra le raccomandazioni si legge:

  • assicurare una riduzione nominale della spesa primaria netta dello 0,1% nel 2020, che corrisponde ad un aggiustamento strutturale annuo dello 0,6% del Pil, circa 9 miliardi di euro da trovare con una spending review;
  • dal Consiglio Europeo arriva la raccomandazione di ridurre le tax expenditures e riformare i valori catastali, che porteranno ad un aumento della tassazione immobiliare;
  • combattere l'evasione fiscale attraverso l'uso della fatturazione elettronica e abbassare la soglia per l'utilizzo del contante;
  • implementare la riforma delle pensioni riducendo il peso degli assegni previdenziali;
  • riformare il mercato del lavoro per combattere il lavoro sommerso e aumentare la partecipazione della componente femminile, migliorare l'istruzione, sostenere gli investimenti soprattutto in ricerca e sviluppo, migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione, aumentare il grado di concorrenza del mercato, ridurre l'eccessiva lunghezza dei processi, sostenere il processo di ristrutturazione del sistema bancario soprattutto per gli istituti medio-piccoli e ridurre l'ammontare degli NPLs presenti nei loro bilanci.

Le raccomandazioni del Consiglio Europeo

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Conti pubblici, che cosa scrive l'Europa

I "rischi" per le proiezioni relative al debito pubblico italiano contenute "sia nelle previsioni della Commissione che nel programma di stabilità" dell'Italia "potrebbero essere collegati a prospettive macroeconomiche peggiori delle aspettative, ad un deterioramento più marcato del saldo primario, ad un'inflazione più bassa e/o a proventi da privatizzazioni più bassi e da una spesa per interessi più elevata del previsto". 

Il debito pubblico dell'Italia, ricorda il rapporto, ammonta al 132,2% del Pil nel 2018, "è il secondo dell'Ue e uno dei più grandi del mondo". Nel 2018 "ha costituito un peso in media di 38.400 euro per abitante, in aggiunta ad un costo medio del servizio dello stesso di circa mille euro per abitante". La spesa per interessi nel 2018 ammonta a 65 miliardi di euro, cioè il 3,7% del Pil, "all'incirca lo stesso ammontare di risorse pubbliche che viene destinato all'educazione".

debito pubblico effetto palla di neve-2

Un grande debito pubblico, "in assenza di politiche di bilancio prudenti"", espone il Paese "a choc della fiducia dei mercati nei titoli di Stato, con un impatto negativo sia sugli interessi pagati che sui costi di finanziamento dell'intera economia, cosa che, a sua volta, avrebbe un impatto negativo sulla crescita".

Vertice Ue a 6, l'Italia è fuori

Potrebbe andare peggio? Sì, l'Italia dopo le elezioni europee del 26 maggio scorso è condannata ad una certa irrilevanza in ambito comunitario. Se nella legislatura che si appresta a terminare erano italiani il presidente del Parlamento Europeo, il responsabile della politica estera Ue, il presidente del partito socialista, e il governatore della Banca Centrale Europea (solo per citare i più importanti), nel nuovo emiciclo difficilmente l'Italia potrà ambire a posizioni di influenza.

Come anticipa EuropaToday sono partite le trattative per la divisione dei ruoli apicali nelle istituzioni comunitarie. I numeri fanno capire che si prospetta nell'Aula di Strasburgo una maggioranza che sarà assicurata da una coalizione ampia tra popolari, socialisti e liberali, con possibile appoggio esterno dei Verdi. Tutti partiti europei in cui non figura né la Lega, né il Movimento 5 stelle. Questo vuol dire che il nostro Paese dopo anni nel gruppo dei vincitori si ritroverà adesso escluso dal tavolo di chi comanda.

Il governo è di fatto fuori dal giro che conta e i due leader italiani dovranno quindi accontentarsi, volenti o nolenti, delle poltrone che gli verranno lasciate. La dimostrazione indiretta arriva dal vertice a 6 convocato per venerdì a Bruxelles: 2 rappresentanti per ciascun partito della ormai quasi certa nuova maggioranza che terrà le redini del potere nell'Ue. Spartendosi poltrone pesanti come i futuri presidenti della Commissione, del Consiglio europeo e della Bce, e il nuovo Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune e tutti gli altri commissari. Ospiti del premier uscente belga, il liberale Charles Michel, i sei sono stati incaricati di coordinare i negoziati dagli altri leader. Al tavolo ci saranno il croato Andrej Plenkovic e il lettone Krisjanis Karins per il Ppe, l'olandese Mark Rutte sempre per i Liberali (insieme al già citato Michel), e poi lo spagnolo Pedro Sanchéz e il portoghese Antonio Costa per i Socialisti.

Nessuno parlerà per il governo italiano: quando si formarono le precedenti commissioni al governo c'erano Silvio Berlusconi (con Forza Italia membro della principale forza politica Ue, i popolari del Ppe), che lanciò nel 2004 il suo pupillo Antonio Tajani. Matteo Renzi (con il Pd primo partito nazionale del gruppo dei Socialisti e Democratici, alleato del Ppe della Grande coalizione che nomino' Jean-Claude Juncker a capo della Commissione) volle fortemente e ottenne per l'Italia la posizione di Alto rappresentante, che fu assegnata a Federica Mogherini. 

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