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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Crisi Inpgi, ipotesi "mazzata" per i giornalisti: 1% di contributo straordinario

Il buco della cassa di previdenza giornalisti (200 milioni) si allarga inesorabilmente. Ma nessuno fa nulla per bloccare l'agonia. E potrebbe costare carissimo agli attivi

Il bilancio del 2020 dell'Inpgi, l'Istituto di previdenza dei giornalisti, mostra un buco della sola gestione previdenziale di circa 200 milioni. Un peggioramento, nel corso dell'ultimo decennio, continuo e netto, che nessuno è riuscito a risanare con efficacia. E' stato calcolato che "a fronte di 15mila attivi ci siano ormai quasi 10mila pensionati", ricorda Fabio Pavesi. Il rapporto che garantisce la sostenibilità sarebbe di almeno 3 a 1 se non 4 a 1. Siamo a 1.5.

Le motivazioni principali affondano le radici nella crisi del settore editoriale (sempre meno le assunzioni), ma, anche e soprattutto, a una pervicace inerzia di diverse categorie in gioco, dai dirigenti Inpgi all'Ordine dei giornalisti passando per gli organi governativi vigilanti. Con i tagli dei costi avviati nelle piccole autoriforme recenti si parla di pochi milioni in un mare magnum di centinaia e destinato a crescere. Mentre il deficit continua ad aumentare e si rimanda la fusione con l'Inps - l'Inpdai, istituto di previdenza dei dirigenti d'azienda, prima di essere inglobato nel 2003 era in una buca da 600 milioni - si affastellano tentativi di salvataggio che, a detta degli esperti, non sono altro che "prolungamenti d'agonia". Nel frattempo slitta ancora il commissariamento dell’ente, che sembrava destinato al 30 giugno e potrebbe invece essere spostato al 31 dicembre grazie a un emendamento di due deputati del Pd. L'ultima 'trovata', emersa alla vigilia del Cda del 23 giugno, prevede un'ulteriore sacrificio degli attivi, ovvero un "incremento fino a 10 anni del contributo dovuto dai giornalisti attivi nella misura dell’1 per cento".

Ne dà notizia un gruppo di consiglieri generali di minoranza, che ha scritto una lettera-appello affinchè non sia approvata la delibera considerata "largamente peggiorativa". "La manovra correttiva ipotizzata dalla maggioranza del cda dell’Inpgi finalizzata al vano tentativo di riequilibrare i conti dell’Istituto e di scongiurare il commissariamento dello stesso – reso ormai inevitabile e obbligatorio sulla base di quanto espressamente previsto dal decreto legislativo 509 del 1994 – contempla tra le misure in approvazione un incremento fino a 10 anni del contributo dovuto dai giornalisti attivi nella misura dell’1%", scrivono.

"Si tratterebbe, a nostro parere, di un balzello odioso, iniquo, punitivo e assolutamente ininfluente ai fini del richiesto risanamento dei conti. Odioso perché andrebbe ad intaccare ulteriormente una retribuzione che negli ultimi anni, per effetto delle sciagurate e spesso unilaterali decisioni degli editori, ha visto sempre più assottigliarsi la busta paga dei sopravvissuti giornalisti contrattualizzati con l’articolo 1. Iniquo e punitivo perché i giornalisti italiani diventerebbero così gli unici lavoratori italiani dipendenti a dover versare per la loro futura pensione un contributo nella misura del 10,19 per cento, superiore a quello del 9,19 per cento che continuerebbe invece a gravare sui lavoratori assicurati presso l’Inps", proseguono.

E i benefici sarebbero ancora infinitamente inferiori ai danni: "Il gettito che se ne ricaverebbe sarebbe certo di una qualche consistenza, ma inquadrato nella contabilità generale appare del tutto irrisorio e non potrebbe fronteggiare le reali esigenze scaturenti dal computo attuariale, che nel medio-lungo periodo ipotizza buchi di bilancio ancor più consistenti e quindi esiziali per la sopravvivenza dell’Istituto", concludono i consiglieri. 

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