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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Inps e Inail, perché il governo vorrebbe commissariare gli enti di previdenza

Dopo i ripetuti scontri di Tito Boeri con questo esecutivo e con il precedente, allo studio una rivoluzione ai vertici. Palazzo Chigi punta a una governance non ostile per gestire quota 100 e reddito. Il ministero del Lavoro smentisce

L'obiettivo è quello di avere una governance non ostile in vista della gestione dei provvedimenti su quota 100 e reddito di cittadinanza. Ecco perché, secondo le ultime indiscrezioni, sembra che il governo stia lavorando a una norma che rivoluzionerebbe Inps e Inail, passando da una riforma della governance dei due istituti previdenziali attraverso il loro commissariamento. La questione riguarda la gestione Tito Boeri all'Inps, il nodo vero del problema dopo i ripetuti scontri del presidente dell'ente di previdenza con i due vicepremier Salvini e Di Maio, che non vogliono rischiare di affrontare quota 100 e reddito di cittadinanza con un Inps "ostile". D'altra parte, però, questo passaggio potrebbe complicare proprio il delicato passaggio di gestione delle misure che attueranno i due provvedimenti cardine della manovra economica. L'idea che circola in queste ore sarebbe quella di tornare a una gestione collegiale degli enti, riportando in vita i consigli d'amministrazione che erano spariti nove anni fa. Nell'attesa, arriverebbero i commissari.

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Tito Boeri, presidente Inps ed economista della Bocconi, aveva in passato avuto diverse occasioni di scontro con lo stesso governo che lo aveva scelto (fu Renzi a metterlo a capo della previdenza), per poi continuare i suoi rapporti turbolenti anche con il nuovo esecutivo, in particolare con il vicepremier Matteo Salvini. Boeri, in scadenza il 16 febbraio, è stato protagonista negli ultimi sei mesi di diversi scontri, anche molto accesi, che hanno coinvolto i due vicepremier Salvini e Di Maio. Il primo, dopo le critiche alla riforma della Fornero, aveva invitato l'economista a dimettersi e scendere in politica. Con il leader M5s il casus belli riguardava invece la relazione tecnica del decreto dignità, che prevedeva 8mila posti in meno all'anno come effetto del provvedimento. La relazione diede vita alla famosa prima "manina". A capo dell'Inail c'è Massimo De Felice, che secondo il suo mandato dovrebbe terminare il suo compito solo a novembre 2020.

In vista della gestione delle due riforme su quota 100 e reddito, Palazzo Chigi punta probabilmente ad avere un istituto di previdenza in linea, che non rischi di ostacolare il lavoro già di per sé particolarmente delicato. Sarà l'Inps a dover gestire 1,3 milioni di potenziali richieste di reddito di cittadinanza e a dover liquidare un numero di pensioni che potrebbe essere il triplo rispetto alla norma: si attendono 31mila uscite anticipate dal lavoro, secondo i requisiti richiesti da quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi). Anche all'interno dell'istituto ci sarebbero 4.500 dipendenti su 27mila pronti a ritirarsi proprio in virtù delle prerogative previste da quota 100.

E intanto è già scattato il toto nomi dei candidati al posto di commissari. Per l'Inps si parla di Pasquale Tridico, economista che ha elaborato la riforma del reddito e consigliere di Luigi Di Maio, e Mauro Nori, direttore generale dell'Inps dal 2010 al 2015, quando si scontrò proprio con Boeri e fu poi nominato alla Corte dei Conti, per passare poi a consigliere del ministro dell'Economia Giovanni Tria. Caldi anche i nomi di Marina Calderone, presidente dei consulenti del lavoro e nel Cda Finmeccanica, di Alberto Brambilla, esperto di previdenza, Enzo De Fusco, collaboratore del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon della Lega.

+ Aggiornamento +

"Il Ministero del Lavoro non intende procedere con il commissariamento dell'Inps e dell'Inail". Così in una nota il dicastero di via Veneto guidato dal vicepremier Luigi Di Maio, smentisce le ipotesi circolate. "La norma che prevede il ritorno ad un consiglio d'amministrazione non prevederà - si spiega - alcuna decadenza degli attuali vertici, le cui funzioni saranno riviste seguendo una logica di una gestione collegiale degli enti. Dal ministero non sarà presentata alcuna norma che ponga alcun commissario a capo dei due enti", conclude.

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