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Giovedì, 25 Aprile 2024
AAA cercasi stabilità

Il lavoro c'è... ma è solo precario

Nei primi 11 mesi del 2021 sono stati creati 980 mila nuovi posti di lavoro, ma di questi solo 164mila sono a tempo indeterminato

Il mercato del lavoro si sta riprendendo dallo shock della pandemia. La situazione in Europa è in progressivo miglioramento, stessa identica cosa in Italia dove si registra un tasso di disoccupazione in calo e un tasso di occupazione stabile. Sembra andare tutto per il verso giusto, ma è troppo presto per gioire visto che la maggior parte dei nuovi posti di lavoro che si sono venuti a creare nell'era Covid sono a tempo determinato, vale a dire precari. Cerchiamo di capire meglio. 

In Europa il mercato del lavoro continua a migliorare  

Nell'Unione europea il mercato del lavoro continua a migliorare di pari passo con la ripresa economica. La conferma arriva direttamente dalla Banca centrale europea: nel consueto bollettino mensile la Bce segnala un numero sempre maggiore di persone che hanno un posto di lavoro e un minor numero di programmi di mantenimento del posto di lavoro. Seguendo questa scia, si prevede un forte rimbalzo della crescita economica nell'area dell'euro nel corso del 2022, anche se gli elevati costi dell'energia, che stanno danneggiando i redditi delle famiglie e i guadagni delle imprese, rischiano di frenare i consumi. Da considerare poi che, nonostante il miglioramento del mercato del lavoro, la crescita salariale rimane complessivamente contenuta, anche se nel tempo, il ritorno dell'economia alla piena capacità dovrebbe favorire una crescita più rapida dei salari. Nel mese di dicembre 2021, il tasso di disoccupazione nell'area dell'euro è sceso al 7%, 0,1 punti percentuali in meno rispetto a novembre e circa 0,4 punti percentuali in meno rispetto a prima della pandemia nel febbraio 2020. I dati sull'occupazione, vale a dire tasso di occupazione e ore lavorate, sono aumentate rispettivamente dell'1% e del 2,2% nel terzo trimestre del 2021. In particolare, l'occupazione nelle imprese del settore manifatturiero e dei servizi (indice PMI sull'occupazione) hanno recuperato in modo significativo dal minimo storico di aprile 2020, risultando a gennaio 2022 in crescita per il dodicesimo mese consecutivo.

Disoccupazione Ue-2

Inps: nei primi 11 mesi del 2021 +980mila contratti di lavoro, solo 164mila a tempo indeterminato

In questo scenario si inserisce la ripresa del mercato del lavoro in Italia, certificata sia dall'Istat sia dall'Inps ma con il dramma del precariato. Secondo l'ufficio nazionale di statistica, a dicembre del 2021 il tasso di disoccupazione è sceso ancora attestandosi al 9% (-0,1 punti da novembre 2021) mentre l'occupazione è rimasta stabile al 59%. Nel 2021 sono stati creati 540mila posti di lavoro, ma di questi 434mila sono a termine. Il fenomeno della precarietà del lavoro durante la pandemia Covid emerge anche dai dati dell'Osservatorio mensile dell'Inps sul precariato. Nel periodo gennaio-novembre 2021 ci sono state ben 6,6 milioni di nuove assunzioni da parte dei datori di lavoro privati (+22%) e 5,6 milioni di cessazioni (+10% rispetto al 2020). La creazione di questi quasi mille nuovi posti di lavoro ha interessato tutte le tipologie contrattuali, risultando però più accentuata per le assunzioni stagionali (+32%) e in somministrazione (+29%), mentre è stata pari al 27% per l’apprendistato, al 23% per i contratti intermittenti e al 19% per i contratti a termine. In aumento, ma con meno vigore, le assunzioni a tempo indeterminato (+13%), risultando in calo del 5% rispetto al 2019. Notizie poco confortanti giungono anche dalle trasformazioni dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato. Nei primi undici mesi del 2021 i passaggi al tempo indeterminato sono stati 446.000, in flessione del 4% rispetto allo stesso periodo del 2020. Facendo un po' di conti risulta che nel periodo gennaio - novembre 2021 il saldo tra i nuovi contratti di lavoro attivati e le cessazioni è positivo per 980.922 posti, con una variazione netta per i contratti a tempo indeterminato pari a +164.210, mentre per quelli a termine è di 497.467 posti. I numeri parlano chiaro: in Italia, al momento, regna la precarietà. In poche parole i nuovi posti di lavoro che si stanno creando sono privi di quella stabilità che serve ai cittadini per guardare al futuro, con effetti effimeri sulla ripresa economica. Se il mercato del lavoro non tenderà verso i contratti a tempo indeterminato la ripresa economica rischia di indebolirsi.

Istat occupati-2

Lavoro, in Italia diminuiscono i disoccupati ma resta il dramma degli inattivi

Aumenta il lavoro occasionale

Numeri significativi sul precariato emergono anche osservando la consistenza dei lavoratori impiegati con contratti di prestazione occasionale (CPO). Nel mese di novembre 2021 le prestazioni occasionali risultano essere pari a 14mila unità, mostrando un aumento del 20% rispetto allo stesso mese del 2020. Vale la pena segnalare che l’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta essere pari a 249 euro. In calo, invece, i lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia (LF), pari a oltre 12mila a novembre 2021 (-7% sul 2020), con una paga media che si aggira attorno ai 177 euro.

Precariato, Sbarra (Cisl): "Dobbiamo rimettere al centro il contratto a tempo indeterminato"

Bisogna puntare sula qualità del lavoro, sulla stabilità del lavoro, sulla sicurezza sul lavoro, dichiara il segretario generale della Cisl nazionale Luigi Sbarra, invitando il governo ad  investire di più sui "giovani e sulle donne, per avvicinarli al mercato del lavoro. La povertà lavorativa e il precariato che c'è in giro non lo sconfiggiamo con un tratto di penna o con un decreto. Bisogna far lavorare di più le persone. Io penso per esempio alle tante donne che, da anni, restano intrappolate nel part time involontario. Quella è povertà lavorativa, precariato. Come alziamo le tutele? Facendo più ore lavorate, più giornate lavorate, facendo lavorare di più le persone". Secondo il sindacalista della Cisl, "il precariato lo sconfiggiamo, non smantellando le tipologie contrattuali flessibili, ma combattendo lo sfruttamento, gli stage, i falsi tirocini, le cooperative spurie, le false partite iva, il lavoro a chiamata. Dobbiamo investire di più sulla certezza lavorativa dei giovani e delle donne che sono le persone che hanno pagato più pesantemente i contraccolpi dell'emergenza sanitaria e della crisi economica. Dobbiamo rimettere al centro il contratto di lavoro a tempo indeterminato'', ha tuonato Sbarra. La soluzione potrebbe essere questa: "Far pagare di più i contratti di lavoro flessibili e quel di più che pagheranno le imprese in parte servirà a migliorare i salari per i giovani e le donne e in parte dovremmo destinarlo a un grande fondo che sostenga la previdenza per i giovani".

Lavoro, Capone (Ugl): "Urge una riduzione del cuneo fiscale"

Secondo Paolo Capone, segretario generale dell'Ugl, "i dati dell'Osservatorio sul precariato dell'Inps fotografano una lenta ripartenza del mercato del lavoro, con primi segnali incoraggianti che, tuttavia, non devono indurre ad abbassare la guardia. In questa fase più che mai occorre rafforzare il sistema di ammortizzatori sociali e accelerare la riforma delle politiche attive del lavoro per rilanciare l'occupazione e assicurare la tenuta sociale. Le incognite che minacciano la possibile ripresa post pandemia sono ancora molte, a partire dall'inflazione e dal caro energia. E' prioritaria, in tal senso, una coraggiosa riduzione delle tasse a partire dal taglio del cuneo fiscale sul lavoro per ridare potere di acquisto ai lavoratori e immettere liquidità nell'economia reale. Chiediamo, pertanto, al presidente Draghi e al ministro Franco di intervenire con urgenza mediante misure a tutela dei numerosi settori in crisi come il turismo, la ristorazione, il manifatturiero e l'automotive", dichiara Capone.

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