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Venerdì, 19 Aprile 2024
La rinascita che non c'è

Perché l'Italia stenta a ripartire: 1 milione di persone ha perso il lavoro e poca prospettiva

L'intervista a Marco Bentivogli, coordinatore di Base Italia ed ex segretario generale della Federazione Italiana Metalmeccanici: ''C'è stata una perdita di lavoro ''selettiva'' che ha riguardato un milione di persone, anche a causa di come è stato scritto il decreto Sostegni''. Un quadro complesso in cui pesano anche le vertenze irrisolte e la carenza di competenze 

Un corridore pronto ai nastri di partenza praticamente da sempre, ma che invece non scatta mai. Una metafora sportiva per descrivere l'economia italiana e il mondo del lavoro, sempre sul punto di rinascere, adesso dopo i nefasti effetti della pandemia, ma che poi si muove a malapena, accennando qualche timido passo mentre tutti si aspettano uno scatto folgorante. E intanto la disoccupazione aumenta, le aziende chiudono e le persone si ritrovano senza lavoro da un giorno all'altro. Ma cosa ci ha portato fino a questo punto? Cosa serve per una vera ripartenza? Lo abbiamo chiesto a Marco Bentivogli, coordinatore di Base Italia ed ex segretario generale della Fim (Federazione Italiana Metalmeccanici).

La disoccupazione che sale e la ''strage'' dei contratti a termine

Purtroppo, la situazione attuale analizzata da Bentivogli è tutt'altro che rosea: ''Sicuramente abbiamo una fotografia del mercato del lavoro che nei primi mesi del 2021 ha rispecchiato l'andamento visto nel 2020. La disoccupazione è aumentata, così come è sceso il tasso di occupazione, ma il vero guaio è che questa è stata una perdita di lavoro ''selettiva'', nel senso che ha riguardato soltanto i contratti non standard, quelli a termine, le somministrazioni e i lavoratori autonomi, anche a causa di come è stato scritto male il decreto Sostegni. Una crisi che ha coinvolto soprattutto i giovani e le donne che possiamo contabilizzare in circa un milione di persone che hanno perso il posto di lavoro''.

A ''pesare'' sulla situazione italiana sono anche la tante crisi rimaste in sospeso o risolte negativamente negli ultimi anni, a cui si vanno ad aggiungere i casi più recenti di aziende che chiudono e licenziano tutti: ''Dal 2018 – spiega Bentivogli – si continuano ad accumulare vertenze irrisolte. Tutto ciò che in questi anni è arrivato al Mise non è mai stato risolto positivamente, non c'è mai stato un accordo di soluzione sulle vertenza. Una problematica che si è diffusa in tutta Italia, anche se adesso c'è una maggiore attenzione da parte dell'informazione. Ma non bisogna far passare il messaggio che i licenziamenti recenti, come Gkn per fare un esempio, siano scaturiti dallo sblocco dei licenziamenti. Si tratta di chiusure di sito con delocalizzazione delle attività''. 

La mancanza di prospettiva e il problema ''competenze''

''Un altro tema importante – continua Bentivogli – è quello della prospettiva. Mentre ci sono valutazioni ottimistiche sulla crescita del Pil, mancano gli input della ripartenza, mancano le materie prime e si rischia di avere le vele spiegate per ripartire ma senza i materiali per farlo. Inoltre, in Italia c'è il problema delle competenze: si è lavorato poco e male sulla formazione professionale. In questo momento c'è una crescita di domanda per le competenze tecnico-scientifiche, ma mancano i giovani con queste caratteristiche. Una vera beffa''.

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(Marco Bentivogli)

Le conseguenze del welfare ''elettorale''

Secondo Bentivogli, nella fetta dei fattori che compongono una ''torta'' così complessa ci sono anche le politiche industriali adottate negli ultimi anni: ''Dal 2018 il piano di sostegno all'innovazione è stato abbandonato, così come il piano industria.ì 4.0, per fare spazio a politiche di welfare ''elettorale'', da Quota 100 al Reddito di cittadinanza, misure che dovevano essere utili per stimolare l'occupazione, ma che sono state più che altro scritte per raccogliere voti. Dobbiamo prendere esempio dagli altri Paesi, dove ci sono percorsi in cui lo Stato sostiene il diritto al lavoro senza disincentivare le persone a tornare in pista. Esistono condizioni forti e percorsi robusti di qualificazione professionale: i disoccupati non devono essere considerati come degli scarti da assistere, ma come persone da riscattare. Togliere il sostegno all'innovazione tecnologica delle imprese è un volano per la disoccupazione, per questo è positiva che l'attuale governo abbia messo in campo il Piano Transizione 4.0, con la possibilità di mettere sulla strada giusta i sostegni, che non devono servire per sopravvivere ma per crescere''.

Come ripartire? Le possibili soluzioni

Ma quale potrebbe essere la ricetta per ripartire? Tra gli ''ingredienti'' giusti ci sono anche gli obiettivi di Base Italia, l'associazione di cui Bentivogli è coordinatore: ''Stimo mettendo insieme un pezzo di società civile più bello del Paese proponendoci due scopi. In primo luogo essere ''lievito'' per la partecipazione, riportando le persone alla partecipazione politica, civile e sociale che ha portato al crollo della qualità della politica e alla rassegnazione dei cittadini alla mediocrità dei rappresentanti, sempre più distanti dalla realtà. Poi essere anche ''integratore'', cercando di eliminare quella frammentazione politica e quella deriva personalistica con la costruzione di nuove forme di partecipazione politica. Siamo una start up civica, un'esperienza inedita che punta a riportare le persone ad occuparsi delle proprie città La politica deve essere la medicina, invece stata il colpo di grazia, le persone migliori si sono allontanate, lasciando spazio ad ambiziosi ed ultrà''.

''Come ripartire? Serve prima di tutto un piano di riforme serie e impegnative, dalla giustizia alla burocrazia, passando per le semplificazioni e la concorrenza, tutte riforme che sono collegate alla ripartenza economica. Poi va rilanciato il lavoro, magari con infrastrutture sul modello tedesco, centri specializzati in ricerca avanzata e innovazione in grado di trasferire competenze a lavoratori ed imprese. Su questo tema – spiega ancora Bentivogli - stiamo lavorando al progetto InnovAction, che collega quattro centri per l'innovazione tecnologica, il Cefriel di Milano, la Fondazione Bruno Kessler di Trento, la Fondazione Links di Torino e Campania NewSteel. Poi serve anche un piano di rilancio per gli Istituti Tecnici, che hanno l'83% di occupabilità, e un piano per quel milione di persone che sono rimaste senza lavoro a cui collegare le necessità e le competenze richieste, fornendo una qualificazione robusta in grado di sostenere tutti i cambiamenti. Se non aiuteremo le imprese a stare al passo con i tempi – conclude Bentivogli – non potremo partecipare a questa crescita''.

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