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Venerdì, 19 Aprile 2024
La nuova Alitalia

Il faticoso decollo di Ita: tutti i punti deboli

La compagnia nata dalle ceneri di Alitalia è pronta a partire il 15 ottobre, ma ci sono ancora molti i nodi da sciogliere, con i sindacati che continuano a criticare il piano industriale. Dalle assunzioni alla flotta, fino alle aste per brand e altre attività: facciamo il punto della situazione

Il prossimo 15 ottobre decolleranno i primi voli targati Ita, la compagnia aerea nata dalla ceneri di Alitalia, ma la settimana appena iniziata sarà decisiva per chiarire alcuni punti ancora da definire nella composizione del complesso mosaico che andrà a comporre la newco. Se il piano industriale comprensivo di flotta, assunzioni e tempistiche è stato approvato dalla Commissione europea nel mese di luglio, ci sono ancora dei tasselli su cui si attendono novità: dai contratti dei nuovi assunti al futuro del ramo d’azienda delle manutenzioni e quello dell’handling che saranno oggetto di una vendita separata, così come il marchio Alitalia. 

Intanto, lo scorso 18 agosto è arrivato l'ok dell'Enac, che ha rilasciato alla società Ita (Italia Trasporto Aereo) il Certificato di Operatore Aereo (Coa) e la Licenza di Esercizio di Trasporto Aereo: "Il rilascio del Coa attesta che la compagnia aerea è in possesso della capacità professionale e dell'organizzazione aziendale necessarie ad assicurare l'esercizio dei propri aeromobili in condizioni di sicurezza. La licenza di operatore aereo - spiega l'Ente nazionale per l'aviazione civile - costituisce il provvedimento finale relativo alle verifiche giuridico-amministrative ed economico-finanziarie, oltre che tecnicooperative. Con il possesso del Coa e della licenza di operatore aereo la società può avviare la vendita di biglietti".

Qualche giorno dopo, il 26 agosto, Ita ha dato il via alla vendita dei biglietti, prendendo effettivamente il posto di Alitalia. Ma cosa cambia da Alitalia a Ita? Cosa prevede il piano industriale? Quali sono i punti su cui i sindacati stanno dando battaglia? 

Il piano industriale di Ita

L'intesa tra ministero dell'Economia e delle Finanze e Commissione Ue ha permesso di assicurare la discontinuità con Alitalia necessaria per rispettare le normative europee. Tradotto in parole povere, Ita sarà a tutti gli effetti una nuova compagnia aerea italiana che, grazie ad un aumento di capitale da 700 milioni di euro, potrà acquisire gli asset necessari per gestire il settore volo. Il cosiddetto ramo aviation che il nuovo vettore acquisirà tramite una trattativa diretta con l'amministrazione l'Amministrazione Straordinaria di Alitalia. Diverso il destino per le attività comprese nel settore ''Ground Handling'', ossia quello della gestione degli aeromobili a terra, e quelle del settore ''manutenzione'', che verranno ceduti con gare d'appalto pubbliche, così come il brand. Proprio il rischio che questi settori nevralgici finiscano in mano ad acquirenti diversi da Ita è proprio uno dei punti su cui le sigle sindacali chiedono maggior chiarezza per evitare una frammentazione dell'azienda già alla nascita e per consentire anche la continuità occupazionale. 

Perché il caso Ita potrebbe fare scuola nell'Ue, nel bene e nel male

Già i posti di lavoro. Sempre secondo il piano industriale, sia il numero di velivoli a disposizione di Ita che quello dei lavoratori richiesti per la partenza saranno molto inferiori rispetto a quelli che aveva Alitalia nel 2019, con un progressivo aumento delle forze da mettere in campo. Si parte dai 52 aerei a disposizione il prossimo 15 ottobre, che nel 2020 dovranno diventare 78. Nel 2025, con l'inserimento degli aeromobili di nuova generazione, la flotta arriverà a quota 105. Per quanto riguarda i lavoratori si partirà con meno di 3mila unità, con il piano che prevede di arrivare nel 2025 ad avere un numero di dipendenti tra i 5.550 e i 5.700 dipendenti. Un numero molto inferiore agli oltre 10mila unità di Alitalia, che però potrebbe aumentare se Ita riuscisse ad vincere le gare per le attività di manutenzione e Ground Holding. 

Assunzioni: pochi posti e troppe candidature

Partiamo dal nodo assunzioni. Ita, da quanto emerso dopo l'incontro con i sindacati, sembra intenzionata a chiudere le candidature il prossimo 6 settembre. Candidature che hanno già superato di gran lunga il numero di posti da occupare: per meno di 3mila posti sono arrivate oltre 11mila domande, di cui soltanto il 10-15% da parte di dipendenti Alitalia. Un terzo dell'attuale forza lavoro, già decimata dalle gestioni passate. Numeri che sono alla base degli incontri tra i sindacati e i vertici di Ita, che iniziano le trattative sui contratti di lavoro, mentre vanno avanti le proteste dei lavoratori: in ballo ci sono circa 20mila dipendenti tra diretti e indotto, il cui futuro rimane appeso ad un filo.

''La posizione aziendale è fuori da ogni contesto": questo il commento dell'Usb, dopo il vertice di ieri: ''Ci dovremmo occupare del futuro di 10.500 lavoratori. Invece, tra flotta, rotte e dipendenti,  Ita si conferma un'azienda piccola e il piano industriale non presenta alcun dato strutturale per prevedere che possa giungere a redditività."A nostro giudizio - prosegue la nota di Usb - non emergono differenze sul possibile recupero del mercato rispetto ai piani industriali precedenti (Cai e Sai). Tutto si basa su ridimensionamento, spezzatino con scarse e residuali prospettive sull'interesse di ITA per le societarizzazione di Handling e Manutenzione" osserva il sindacato spiegando che "il presidente Altavilla, intervenuto nella riunione nel pomeriggio, ha ribadito la posizione illustrata in apertura di trattativa con un impegno al rispetto della parola data, per future assunzioni dal 2022. Piccola apertura sui piloti ma a parità di costi". 

"Sono dichiarazioni - continua il sindacato - che non si addicono ad una situazione così delicata e tragica. Per i contratti si è chiesta una risposta immediata alla lettera d'intenti per CCNL inviata alle organizzazioni sindacali sabato 28 agosto. USB ha espresso su questo tema interesse purché si rimanga nel quadro del CCNL e si possa ragionare su valori del contratto non al ribasso (o in equilibrio). La replica di Altavilla, al momento ultimativa, ci sembra vada nella direzione del regolamento aziendale. Il giudizio di USB quindi rimane estremamente negativo".

La flotta da low cost 

Un altro passo indietro rispetto ad Alitalia riguarda l'ampiezza della flotta. Se l'offerta vincolante presentata da Ita ai commissari verrà accettata, la compagnia aerea metterà a segno il primo importante step, acquisendo il ramo aviation, che include appunto i 52 aeromobili in leasing (7 Airbus 330, 44 Airbus Family e 1 Embraer), gli slot correlati (l'85% di quelli detenuti da Alitalia su Linate e il 43% su Roma Fiumicino). Una dimensione Ivan Viglietti, Responsabile Dipartimento Piloti - Trasporto Aereo di Uiltrasporti, aveva definito su Today come ''ampiamente insufficiente'' e paragonato ad una low cost dal Prof. Giuseppe Arrigo, noto esperto di trasporto aereo: ''Il nuovo vettore decollerebbe pertanto il 15 ottobre con soli 52 aerei, di cui appena 7 di lungo raggio, meno della metà dei 115 velivoli totali che volavano nella flotta dei commissari straordinari alla fine del 2019. Date le sue ridotte dimensioni Ita rinuncerebbe al 57 per cento degli slot di Alitalia su Fiumicino, al 15 per cento di quelli su Linate e a quasi 8 mila dipendenti su poco meno di 11 mila attuali. Il nuovo vettore acquisirebbe solo una parte del ramo aviation, mentre il ramo d’azienda delle manutenzioni e quello dell’handling sarebbero oggetto di vendita separata da parte dei commissari. Anche il marchio Alitalia e la connessa sigla AZ non transiterebbero automaticamente al nuovo vettore, ma verrebbero messi all’asta''.

Il marchio e il problema spezzatino

Acquisita la flotta, la strada verso il 15 ottobre è ricca di scadenze chiave per Ita: oltre ai negoziati sul contratto, che si stanno rivelando più ostici del previsto. I sindacati Filt-Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Trasporto Aereo e Usb insieme alle associazioni professionali di piloti e assistenti di volo (Anpac, Anpav e Anp riunite nella Fnta, la Federazione nazionale del trasporto aereo), hanno chiesto di istituire un ''contratto nazionale di lavoro che favorisca l'adesione di una pluralita' di vettori al nuovo sistema di regole". Ita si è detta disponibile a definire un contratto nazionale (Ccnl), a patto che sia "inclusivo" e che venga sottoscritto anche dagli altri vettori che operano in Italia, con il nuovo contratto che dovrà essere rinnovato da  tutte le sigle presenti al negoziato entro il 20 settembre. 

Oltre ai problemi legati alla diminuzione di aerei, tratte e dipendenti, un altro grande punto interrogativo riguarda gli asset non necessari al volo, che invece andranno all'asta al migliore offerente e finire sotto il controllo di una proprietà diversa da quella di Ita. La partita più ricca è senza dubbio quella per il marchio Alitalia, valutato intorno ai 200 milioni di euro, la cui procedura di vendita dovrebbe partire a breve: il bando dovrebbe uscire entro la prossima settimana. Ita ovviamente parteciperà alla gara in quanto ritiene il marchio parte integrante del progetto, inoltre, è inutile dire che se il brand finisse nella mani di un concorrente Ita subirebbe un colpo non da poco per un'azienda in fase di lancio. 

C'è poi il capitolo che riguarda le attività di manutenzione ground handling. Per il ramo manutenzione la cessione avverrà attraverso attraverso una gara pubblica alla quale Ita potrà prendere parte solo come socio di minoranza di una nuova società. Invece per il settore di ground handling ci sarà sempre una gara pubblica, ma Ita potrà partecipare solo come azionista di maggioranza di una nuova società, assieme ad altri soci. L'eventualità di uno ''spezzatino'' con queste attività gestite da terzi rappresenta un'altra problematica evidenziata dai sindacati. Un nodo che, insieme a quelli relativi alla flotta, ai lavoratori e alle attività all'asta, andrà sciolto in breve tempo. Il 15 ottobre non è poi così lontano.

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