Italia preoccupata: "Brexit" potrebbe costarci 1,4 miliardi di euro

ROMA - L’uscita del Regno Unito dall'Unione Europea avrà ripercussioni certe anche per l’Italia. Ora che Londra è "leave", uscita, Roma non dovrà più pagare la ‘correzione britannica’, vale a dire quella quota aggiuntiva, rispetto alla propria quota di associazione alla Ue, che gli tutti gli altri Stati della Ue si sono accollati quando Margareth Thatcher negli anni ’80 disse ‘I want my money back’ e ottenne uno sconto sul contributo di spettanza inglese. 

LA "CORREZIONE BRITANNICA" - Negli ultimi 7 anni, l’Italia ha pagato per la ‘correzione britannica’ 6,7 miliardi. Fuori Londra, il contribuito degli altri Paesi alla Ue andrà però rivisto per compensare appunto la perdita di un associato. Il calcolo è difficile, perché la Brexit ridurrebbe anche le spese di funzionamento complessivo della Ue (non ci sarebbero più eurodeputati inglesi e quindi diminuirebbero i posti del Parlamento europeo e le spese connesse), ma si ipotizza che la quota associativa italiana possa aumentare di 1,4 miliardi.

L'EURO - La Brexit avrebbe ripercussioni sull’Euro, perché anche se il Regno Unito ha mantenuto la sua valuta, il fatto che un socio della Ue possa lasciare dimostrerebbe che anche altri, anche nell’Eurozona, potrebbero fare altrettanto. Il più che probabile deprezzamento dell’Euro comporterebbe per l’Italia tutti i pro e i contro del caso: esportazioni più convenienti, importazioni più care.

I MERCATI - L’uscita o meno di Londra tocca in particolare la piazza di Milano, perché alla Borsa di Londra viene trattata la gran parte delle operazioni finanziarie denominate in euro ed il London Stock Exchange è azionista della Borsa di Milano. Difficile oggi immaginare se le operazioni in euro londinesi si possano trasferire sotto la Madonnina, praticamente certo che le altre maggiori Borse europee (a partire da Francoforte e dal circuito Euronext, che include Parigi, Amsterdam, Bruxelles e Lisbona) si candiderebbero a rimpiazzare il LSE.