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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Italia

Duemila ponti e viadotti a rischio chiusura: "Servono 3 miliardi"

La mappa dell'Italia che crolla: mancata manutenzione e infrastrutture datate, ora le province mai abolite chiedono soldi per interventi divenuti urgenti. A rischio ponti e gallerie

Quanto accaduto il 14 agosto scorso al Ponte Morandi di Genova ha avuto l'effetto di un terremoto che ha scosso non solo l'opinione pubblica, ma ha fatto detonare un problema che tocca nel profondo la stessa struttura dell'Italia. Da anni la manutenzione ordinaria di quelle che sono arterie viarie anche importanti è diventata straordinaria, nel migliore dei casi, in altri è stata semplicemente messa in deroga alle opzioni di bilancio, ovvero posticipata all'infinito. Il risultato parla di strutture in degrado e fragilità evidenti: a Roma, ad esempio, nei prossimi mesi dovrà essere demolito il viadotto che collega Fiumicino all'aeroporto. Ma il termometro della febbre da manutenzione non si arresta. Solo per per mettere in sicurezza il 65% del patrimonio di opere infrastrutturali in gestione alle Province saranno necessari più di 3 miliardi di euro.

I dati del monitoraggio su circa 30mila tra ponti, viadotti e gallerie dislocati in oltre 100 mila chilometri di strade sono stati illustrati in una conferenza stampa dal presidente dell'Upi e sindaco di Vicenza, Achille Variati, insieme al presidente della Provincia di Vercelli e vice presidente Upi Carlo Riva Vercellotti.

Secondo il monitoraggio svolto 5.931 sono le opere già sottoposte all'attenzione delle Province, su cui il quadro degli interventi necessari è chiaro, così come il totale delle risorse necessarie per intervenire, che ammonta a 2 miliardi 454 mila.

Sono invece 1.918 opere sono indicate in priorità 1. Necessitano cioè, di interventi urgenti in quanto già soggetti a limitazione del transito o della portata, se non chiusi. Secondo una stima Upi, le risorse necessarie per coprire questi interventi ammontano ad almeno 730 milioni.

Sono invece considerate opere da sottoporre a indagini tecnico diagnostiche altre 14.089 tra ponti e viadotti: per questo monitoraggio, la stima dei costi totale ammonta a circa 566 milioni.

Macché cancellate, le Province chiedono soldi

Sono diverse le richieste economiche presentate al Governo dalle province italiane a cominciare, nella prossima Legge di bilancio 2019. Serviranno 280 milioni di euro consentire "il ripristino della ordinaria capacità di programmazione finanziaria annullata dalle manovre finanziarie degli ultimi anni e assicurando la corretta erogazione dei servizi essenziali".

Poi l`incremento di 1,5 miliardi del fondo di investimenti per le opere di straordinaria manutenzione viaria (pari a 300 milioni annui per il periodo 2019/2023) che oggi ammonta a 1 miliardo 620 milioni per 6 anni: "considerato il patrimonio viario di 130 mila chilometri cui si riferisce, si tratta di una media di appena 2 mila euro a chilometro l`anno. Una cifra del tutto insufficiente, e assolutamente non paragonabile agli oltre 22 mila euro a chilometro di cui dispone Anas per la rete stradale, o ai 120 mila euro al chilometro per la rete autostradale".

Le Province hanno chiesto anche la costituzione di un fondo pluriennale straordinario di 3 miliardi per le opere infrastrutturali viarie (ponti, viadotti, gallerie, etc.) di pertinenza delle Province, anche sulla base di quanto emerso a seguito del monitoraggio richiesto dal Ministero delle Infrastrutture all`indomani della tragedia del Ponte Morandi, correttamente completato dal tutte le Province.

La mappa dell'Italia che crolla: opere a rischio

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