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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Economia

L'Italia è in deflazione: non accadeva dal 1959

E' quanto certifica l'Istat: nel 2016 prezzi giù dello 0,1 per cento. Ma a dicembre numeri in ripresa: + 0,5 per cento. Il "merito", però, è dell'aumento dei prezzi dei trasporti (+ 2,6 per cento) e dei beni alimentari (+ 1,8 per cento)

Italia in deflazione nel 2016. In media d'anno, i prezzi al consumo hanno registrato una variazione negativa (-0,1%): è dal 1959 (quando la flessione fu pari a -0,4%) che non accadeva. A certificarlo è l'Istat. A dicembre 2016, tuttavia, l'inflazione è aumentata dello 0,4% rispetto al mese precedente e dello 0,5% nei confronti di dicembre 2015.  "Il calcolo del trascinamento dell'inflazione sul 2017 registra un valore positivo (+0,4%), dovuto alla ripresa della dinamica dei prezzi rilevata nel secondo semestre dell'anno appena concluso", ha spiegato l'Istat. 

La ripresa dell'inflazione a dicembre 2016 è dovuta principalmente all'accelerazione della crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,6%, da +0,9% di novembre), degli Energetici non regolamentati (+2,4%, da +0,3% di novembre) e degli Alimentari non lavorati (+1,8%, era +0,2% il mese precedente). Dopo trentaquattro mesi di variazioni tendenziali negative, i prezzi dei beni tornano a registrare una variazione positiva (+0,1%, da -0,4% di novembre), mentre il tasso di crescita dei prezzi dei servizi accelera, portandosi a +0,9% (era +0,5% a novembre). 

La dinamica dei prezzi al consumo nel 2016 risente degli effetti della prolungata flessione dei costi delle materie prime, in particolare di quelle energetiche, che si combina con la persistente debolezza dei consumi delle famiglie, che nel 2016, mostrano però segnali di ripresa, seppur di limitata entità.

La componente di fondo dell'inflazione, al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, rimane infatti in territorio positivo, pur portandosi a +0,5%, da +0,7% del 2015. In corso d'anno registra, nel 2016, valori progressivamente decrescenti dal +0,6% del primo trimestre al +0,4% del quarto (dal +0,7% del quarto trimestre del precedente anno): tale rallentamento riflette la dinamica dei prezzi delle componenti non volatili, ossia l'azzeramento della crescita degli Alimentari lavorati e il rallentamento degli Altri beni e in particolare dei Beni durevoli (da +1,3% del primo a +0,3% del quarto trimestre).

I prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza registrano, nella media del 2016, la stessa flessione dell'indice generale (-0,1%), in lieve attenuazione rispetto al valore rilevato nel 2015 (-0,2%). Nel primo semestre mostrano un profilo di chiara deflazione (-0,6% nei primi due trimestri), azzerano la flessione nel terzo, per tornare su valori positivi nel quarto trimestre (+0,6%).

Il risultato - sottolinea la Coldiretti - è una riduzione degli acquisti di cibo e bevande dell'1% rispetto al 2015 frutto di dinamiche eterogenee tra i diversi comparti, tra cui si segnalano cali, anche di una certa intensità, per le carni (-6%), i salumi (-5%) il latte e derivati (-4%) e oli e grassi e vegetali (-2%), solo in parte compensati da un incremento degli acquisti di prodotti ittici (+3%) e della frutta (+2%)". Gli agricoltori nel 2016 - continua la Coldiretti - hanno dovuto vendere più di tre litri di latte per bersi un caffè o quindici chili di grano per comprarsene uno di pane, ma la situazione non è migliore per le uova, la carne o per alcuni prodotti orticoli.

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