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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

I "furbetti" del Jobs Act: 600 mln di sgravi contributivi non dovuti

Nel 2015 sono 60mila le aziende che hanno percepito indebitamente 600 milioni di sgravi contributivi previsti dal Jobs Act. La denuncia dell'Inps: coinvolti 100mila lavoratori

Dopo i furbetti del "quartierino", quelli del "tesserino", ora arrivano anche quelli del Jobs Act. Ci sono loro dietro i 600 milioni di euro di sgravi contributivi indebitamente percepiti nel triennio 2015/2017, come denunciato dal direttore centrale Entrate nell'Inps. Circa 100mila lavoratori su un milione e mezzo assunti nel 2015 con l’esonero totale di contributi previdenziali, ha spiegato Gabriella Di Michele, non aveva diritto allo sgravio.

Le aziende coinvolte sono circa 60mila. Un esercito di aziende fantasma che incassavano i contributi triennali messi in campo dal governo, assumendo però lavorativi fittizzi. Oppure imprese inesistenti, con decine di dipendenti a fronte di un'ipotetica attività per la quale invece era richiesto meno personale. "Nel 2014-2015 abbiamo identificato 700 aziende fittizie e le abbiamo bloccate e 30mila finti lavoratori le cui posizioni sono state annullate. Nel 2016 contiamo di arrivare al 50% in più, quindi 500 aziende e 20mila lavoratori per un mancato esborso di 160 milioni", ha spiegato la Di Michele.

L'Inps stima di poter recuperare entro la fine dell'anno fino a 850-900 milioni grazie al nuovo sistema di controllo della vigilanza documentale basato sull'incrocio delle banche dati (Inps, Inail, ministero del Lavoro, Agea) e con sistema Uniemens (controllo sgravio triennale) e procedura Casco (controllo automatizzato sgravi e conguagli) consente di intervenire prima che il comportamento elusivo, evasivo, se non fraudolento, si sia consolidato producendo danni alle entrate dell’Istituto, come spiega il Sole24Ore

"In Italia accade molto spesso che su una legge ci sia qualcuno che fa il furbo. Poi si fanno i controlli e chi ha sbagliato viene duramente colpito", è stata la replica del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che ha sottolineato però che quanto accaduto non cambia "in maniera significativa i numeri del Jobs Act, ricordando i "400mila posti stabili" registrati dopo gli interventi voluti dal governo Renzi. Critica invece la Cgil. "Serva da monito a tutte le esaltazioni che ci sono state - ha detto la numero uno del sindacato, Susanna Camusso -. Se le imprese non rispettano le regole le notizie passano in secondo piano. Evidentemente la legge non è stata fatta bene, c'è qualcosa che non funziona. È stata una truffa? Non so come potrei dire".

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