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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia Italia

Calano le assunzioni a tempo indeterminato, boom del lavoro a chiamata

Lavoro sì, ma sempre più precario. L'effetto combinato del jobs act e dello stop ai voucher. Nel 2017 le assunzioni nel settore privato sono aumentate del 16% su base annua ma solo un contratto su quattro è stabile

Nei primi 5 mesi dell'anno frenano i contratti a tempo indeterminato, sono solo 1 su 4: un calo del 37% rispetto allo stesso periodo del 2016. Nello stesso periodo i contratti di lavoro a chiamata segnano un incremento di oltre il 116%, aumento dovuto "alla necessità delle imprese di individuare strumenti sostitutivi dei voucher", cancellati dalla metà dello scorso mese di marzo. 

I dati emergono dall'Osservatorio Inps sul precariato.

Le assunzioni: 43mila nuovi posti di lavoro

Da gennaio a maggio 2017 i datori di lavoro privati hanno stipulato 529.412 nuovi rapporti di lavoro, mentre le trasformazioni a tempo indeterminato sono state 116.540, mentre sono 33.642 gli apprendisti trasformati a tempo indeterminato. Al contempo le cessazioni sono state 636.129, per un saldo positivo di 43.465 unità.

Complessivamente nel settore privato le assunzioni nei primi cinque mesi dell’anno sono state complessivamente 2.736.000, in aumento del 16% rispetto al periodo gennaio-maggio 2016. Il maggior contributo è però dato dalle assunzioni a tempo determinato (+23%), mentre sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-5,5%). 

Oltre all’incremento dei contratti di somministrazione a tempo determinato (+14,6%), l’istituto di previdenza sottolinea che è “particolarmente significativa” la “crescita vigorosa” dei contratti di lavoro a chiamata a tempo determinato, che, sempre nell’arco temporale gennaio-maggio, passano da 76mila del 2016 a 165mila nei primi cinque mesi di quest’anno, con un incremento del 116,8%.

Calano i licenziamenti: 235 mila (-2,6%)

Le cessazioni nel complesso sono state 2.007.000, in aumento rispetto all'anno precedente (+11,2%): a crescere sono soprattutto le cessazioni di rapporti a termine (+18,4%) mentre quelle di rapporti a tempo indeterminato sono leggermente in diminuzione (-1,3%). 

Scende il numero complessivo dei licenziamenti (pari a 235.000), in riduzione rispetto al dato di gennaio-maggio 2016 (-2,6%) ma aumentano quelli disciplinari: quelli per giusta causa o giustificato motivo soggettivo salgono del 5,4%. In lieve aumento invece le dimissioni (+1,3%).

Il saldo annualizzato (vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi), a maggio 2017, risulta positivo e pari a +497.000. Tale risultato cumula la crescita tendenziale dei contratti a tempo indeterminato (+21.000), dei contratti di apprendistato (+48.000) e, soprattutto, dei contratti a tempo determinato (+428.000, inclusi i contratti stagionali e i contratti di somministrazione). Queste tendenze sono in linea con le dinamiche osservate nei mesi precedenti e attestano il proseguimento della fase di ripresa occupazionale.


Le retribuzioni: lo scoglio dei 1700 euro

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Quanto infine alla composizione dei nuovi rapporti di lavoro in base alla retribuzione mensile, si registra, per le assunzioni a tempo indeterminato intervenute a gennaio-maggio 2017, una riduzione della quota di retribuzioni inferiori a 1.750 euro (55,0% contro 57,9% di gennaio-maggio 2016).

Tutti i dati dell'Osservatorio
(scarica Pdf Gen-Mag-2017)

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