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Giovedì, 28 Marzo 2024

Violetto Gorrasi

Giornalista

Mancano gli stagionali? Macché, basta pagare i lavoratori

"Il lavoro c'è ma non si trovano i lavoratori né i candidati", si sente dire sempre più spesso. Come mai nell'Italia che secondo gli ultimi dati Istat ha perso quasi un milione di posti con l'avvento della pandemia, una grossa offerta di lavoro delle aziende del settore rimane senza risposta? Parliamo degli stagionali, lavoratori da assumere per la stagione turistica finalmente pronta a ripartire tra le fila di camerieri e cuochi per bar e ristoranti, personale d'albergo e assistenti degli stabilimenti balneari. Gli imprenditori lamentano la mancanza di figure professionali, denunciano il paradosso di non riuscire ad assumere stagionali e mettono nel mirino soprattutto il reddito di cittadinanza.

Ma è davvero così? Nessuno ha più voglia di "sgobbare"? Certo che no, come abbiamo già spiegato qui e qui con dovizia di particolari e casi pratici. Senza nemmeno sfiorare i temi dello sfruttamento senza tutele e degli stipendi striminziti, la retorica tranchant dei giovani col sussidio "anti povertà" in saccoccia e per questo poco inclini al lavoro e al sacrifico non regge alla prova dei fatti. La voglia o non voglia di lavorare c'entra davvero poco, altrimenti, come spiega il segretario generale della Cgil di Lucca Rossano Rossi, non si spiegherebbe il "caso Sammontana". Intervistato dal Tirreno, Rossi spiega il paradosso italiano della carenza di stagionali raccontando l'esempio virtuoso della storica azienda di gelati. Una vicenda che smonta, qualora ce ne fosse bisogno, la narrazione secondo cui la mancanza di lavoratori stagionali è causata dal reddito di cittadinanza, o peggio dalla pigrizia delle nuove generazioni. 

"La Sammontana ha appena assunto 352 operai stagionali negli stabilimenti della fabbrica toscana e al momento sono 2.500 le domande che si accumulano negli uffici dell'azienda - racconta il sindacalista -. Sono persone che andrebbero di corsa a lavorare lì. Perché è un'azienda seria: riconosce i diritti ai suoi lavoratori e, ogni mese, dà ai suoi dipendenti uno stipendio medio che consente loro di vivere in modo dignitoso. Non è scontato, di questi tempi". Le offerte di lavoro che girano sul mercato prevedono invece "pochi spiccioli e quasi zero diritti per molte, troppe, ore di lavoro".

E poi, spiega ancora Rossi, "gli imprenditori si lamentano pure, se non si trovano gli stagionali. C'è tanto sfruttamento, soprattutto nel settore della ristorazione e del commercio. Una storia nota ai sindacati, purtroppo. Lavoratori assicurati per 15 ore a settimana. Peccato che, in effetti, le ore di lavoro siano molte di più. Anche 45. O magari camerieri o cuochi che accettano di tutto: anche interi mesi di lavoro nero. Se i datori di lavoro cominciassero a pagare bene i dipendenti - conclude - smettendo di sfruttarli, sono sicuro che avrebbero la fila". Come è accaduto per Sammontana.

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