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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il Rapporto Bes

Gli effetti dell'emergenza Covid sul lavoro (e sulle buste paga)

Secondo il Rapporto Bes dell'Istat, nel secondo trimestre del 2020 c'è stato un forte calo dell'occupazione causato dall'emergenza Covid: 788mila posti in meno rispetto all'anno precedente

Gli effetti della pandemia e delle misure restrittive adottate per fronteggiarla si sono fatti sentire in maniera incisiva sul mercato del lavoro. Stando al Rapporto Bes dell'Istat, nel 2020 è stato registrato un forte calo degli occupati rispetto al numero dell'anno precedente, una perdita di posti di lavoro da imputare soprattutto all'epidemia.

Gli effetti del Covid sul mondo del lavoro

Secondo i dati dell'Istat, nel secondo trimestre del 2020 l’emergenza Covid ha comportato in Italia un calo di 788mila occupati tra i 20-64 anni rispetto al medesimo intervallo di tempo del 2019, con il tasso di occupazione (sempre 20-64 anni) che scende al 62%, in diminuzione di 2 punti percentuali. 

In dieci anni i divari con l’Europa per i tassi di occupazione si sono ulteriormente allargati e sono particolarmente evidenti per le donne. Nel 2010, il tasso di occupazione delle donne di 20-64 anni in Italia era di 11,5 punti più basso rispetto alla media europea, e nel 2020 il distacco arriva a circa 14 punti in meno.

Come cambiano le retribuzioni

In termini di retribuzione, dopo anni di sostanziale stabilità, nel secondo trimestre 2020 sale al 12,1% l’incidenza dei lavoratori dipendenti con bassa paga (retribuzione oraria inferiore a 2/3 di quella mediana) (9,6% nello stesso periodo del 2019). Nel Mezzogiorno la quota è maggiore (16,4%) ma il valore è pressoché stabile se confrontato con il secondo trimestre dell’anno precedente (-0,2 punti); nel Centro è al 13,2% e al Nord al 9,6%, in entrambi i casi in aumento (+4,2 punti e +3,3 punti): si riducono così le distanze territoriali.

Il part time involontario aumenta costantemente fino al 2015, e rimane stabile negli anni successivi (11,7% nel secondo trimestre del 2020), continua l'Istat. Dopo sei anni di lento ma continuo calo, torna a crescere la quota di lavoratori che restano per lunghi periodi nello status di occupato a termine attraverso una successione di contratti a tempo determinato. Nel secondo trimestre dello scorso anno, la quota dei lavoratori a termine di lungo periodo passa infatti dal 17,6% al 18,7%.

A marzo 2020 l’emergenza sanitaria ha imposto in molti settori il lavoro da casa come strumento indispensabile per proseguire le attività produttive e contenere i rischi per la salute pubblica. Nel secondo trimestre 2020 la quota di occupati che hanno lavorato da casa almeno un giorno a settimana ha superato il 19% (dal 4,6% del secondo trimestre 2019), raggiungendo il 23,6% tra le donne.

La percentuale di lavoratori che si percepiscono come fortemente vulnerabili registra una inversione di tendenza rispetto al trend di costante diminuzione degli ultimi anni: nel secondo trimestre 2020 è pari al 7,8% (+1,9 punti rispetto al secondo trimestre 2019, + 400mila). Sono in tutto quasi 1 milione e 800mila gli occupati che temono fortemente di perdere il lavoro senza avere la possibilità di sostituirlo.

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