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Venerdì, 29 Marzo 2024
I dati

Orafi, sarti, calzolai: i mestieri che nessuno vuole più fare

Negli ultimi 10 anni sono spariti quasi 300 mila artigiani. La Cgia: "Sono fiaccati da affitti, tasse, insufficiente ricambio generazionale, concorrenza della grande distribuzione e commercio elettronico"

Gli artigiani italiani si arrendono. Negli ultimi 10 anni sono diminuiti di quasi 300 mila unità. I dati sono della  Cgia: "Fiaccati dal boom degli affitti, dalle tasse, dall'insufficiente ricambio generazionale, dalla contrazione del volume d'affari provocato dalla storica concorrenza della grande distribuzione e, da qualche anno, anche dal commercio elettronico, gli artigiani stanno diminuendo in maniera spaventosa".

Negli ultimi 10 anni il numero dei titolari, dei soci e dei collaboratori artigiani iscritti all'Inps è crollato di quasi 300 mila unità, per la precisione 281.9251. 

Il settore più colpito è l'artigianato tradizionale. La Cgia sottolinea come "con meno botteghe e negozi di vicinato, diminuiscono i luoghi di socializzazione a dimensione d'uomo e tutto si ingrigisce, rendendo meno vivibili e più insicure le zone urbane che subiscono queste chiusure, penalizzando soprattutto gli anziani. Una platea sempre più numerosa della popolazione italiana che conta più di 10 milioni di over 70. Non disponendo spesso dell'auto e senza botteghe sotto casa, per molti di loro fare la spesa è diventato un grosso problema".

I mestieri a rischio estinzione

Sono molti i mestieri artigiani in via di estinzione, In sintesi, segnala l’ufficio studi della Cgia, i mestieri artigiani tradizionali in declino sono:

  • autoriparatori;
  • calzolai;
  • corniciai;
  • fabbri;
  • falegnami;
  • fotografi;
  • impagliatori;
  • lattonieri;
  • lavasecco;
  • materassai;
  • orafi;
  • orologiai;
  • pellettieri;
  • restauratori;
  • ricamatrici;
  • riparatori di elettrodomestici; 
  • sarti;
  • stuccatori;
  • tappezzieri;
  • tipografi;
  • vetrai.

Per contro, invece, i settori artigiani che stanno vivendo una fase di espansione importante sono quelli delle aree appartenenti al benessere e all’informatica. Nel primo, ad esempio, si continua a registrare un forte aumento degli acconciatori, degli estetisti, dei massaggiatori  e dei tatuatori. Nel secondo, invece, sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media. Purtroppo, l’aumento di queste attività è insufficiente a compensare il numero delle chiusure presenti nell’artigianato storico, con il risultato che la platea degli artigiani è in costante diminuzione.

Le città dove gli artigiani sono spariti

Le province più colpite dalla riduzione del numero degli artigiani sono state Rovigo (-2.187 pari a una variazione del -22,2 per cento), MassaCarrara (-1.840 pari a -23 per cento), Teramo (-2.989 pari a -24,7 per cento), Vercelli (-1.734 pari a -24,9 per cento) e Lucca (-4.945 pari a -25,4 per cento). Delle 103 province monitorate in questo ultimo decennio, solo Napoli ha registrato una variazione positiva (+58 pari al +0,2 per cento). 

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