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Martedì, 21 Marzo 2023
Spiagge

Ho cercato lavoro in riviera quest'estate: nero, turni massacranti, paghe da fame

Ho provato a candidarmi ad alcune offerte di lavoro stagionale sulla riviera romagnola, mettendo in curriculum le mie reali esperienze nel settore turistico. Le proposte ricevute, purtroppo, hanno confermato i miei dubbi sull'affidabilità degli appelli degli imprenditori balneari

"Non si trova personale". "I giovani non hanno più voglia di lavorare". "Non c'è più spirito di sacrificio, preferiscono stare sul divano a prendere la disoccupazione". Quante volte negli ultimi anni abbiamo sentito o letto sulle pagine dei giornali queste frasi ripetute dagli imprenditori? Non fanno eccezione quelli del settore turistico, con centinaia di appelli lanciati a mezzo stampa o social in cui albergatori, ristoratori e titolari di stabilimenti balneari denunciano la difficoltà nel reperire baristi, camerieri, cuochi, animatori e altre figure lavorative del comparto.

Ho provato a candidarmi ad alcune offerte di lavoro stagionale sulla riviera romagnola, mettendo in curriculum le mie reali esperienze nel settore turistico (e omettendo, per ovvi motivi, la laurea in giornalismo e le mie attività lavorative in ambito giornalistico). Le proposte ricevute, purtroppo, hanno confermato i miei dubbi sull'affidabilità degli appelli degli imprenditori balneari.

Fai l'animatrice ma sei assunta come tuttofare con il 'fuori busta'

Tra le offerte di lavoro alle quali ho risposto inviando il mio (finto) curriculum, c'è un hotel a tre stelle della zona tra Cesenatico e Bellaria. L'annuncio pubblicato online dava poche informazioni: si cerca animatrice o animatore, preferibilmente con un anno di esperienza, preferibilmente conoscenza della lingua inglese, contratto a tempo determinato, turno diurno e stipendio 1.000-1.200 euro al mese. Non passano neanche cinque minuti dall'invio della mia candidatura che vengo ricontattata telefonicamente dal titolare.

Innanzitutto non mi era mai capitato di ricevere una risposta in maniera così rapida; oltre a questo, mi stupisce la gentilezza della persona dall'altra parte del telefono, che fa di tutto per mettermi a mio agio e si aspetta che sia io a fargli una proposta di retribuzione. Il tutto con una semplice chiamata telefonica nel quale non mi chiede neanche di descrivere le mie esperienze precedenti (che ho appena abbozzato nel curriculum): sembra quasi che stia aspettando solo che io dica "Ok, accetto" per offrirmi il lavoro. Dieci anni fa, quando a questi annunci di lavoro rispondevo con il mio vero curriculum, sarebbe stata impensabile una cosa simile: nessuno mi avrebbe mai offerto un lavoro al telefono, per di più senza neanche informarsi sul mio conto. Che esperienza ho? Sono automunita? Domande basilari insomma. Tutto questo porta a pensare che effettivamente gli imprenditori del turismo romagnolo non ricevano più tanti curriculum. Tante volte negli anni del lavoro stagionale mi sono sentita dire "Se ti va bene la paga è questa, altrimenti ho la fila di persone fuori dalla porta". Adesso la fila sembra essersi ridotta.

L'albergatore mi spiega che in passato si è rivolto alle agenzie di animazione per l'invio di animatori, ma di avere avuto problemi perchè "sono ragazzi pagati poco e inquadrati male". Sembra una buona partenza. Prosegue spiegandomi subito gli orari di lavoro: due ore al mattino, dalle 10 a mezzogiorno, poi tre ore al pomeriggio, due ore di pausa per la cena e di nuovo dalle 20.30 fino alle 10 di sera. Solite attività, baby dance, truccabimbi, giochi vari. Circa sei ore e mezza al giorno, con un giorno di riposo (cosa purtroppo non scontata nelle offerte di lavoro stagionali in riviera, come non manca di farmi notare l'imprenditore). "Giorno di riposo che non è mai un sabato o una domenica - specifica, per poi però cambiare idea -: Anzi no. Il giorno di riposo è la domenica. Così tu che sei giovane il sabato sera puoi uscire a divertirti".

Benissimo, visto che sembra già deciso a offrirmi il lavoro passo subito al sodo: contratto e retribuzione. "Considera che noi non possiamo assumerti come animatrice, ma ti assumeremo come tuttofare come abbiamo fatto in precedenza con altre animatrici". Perchè non può assumermi come animatrice? Forse perchè il tuttofare è il livello di inquadramento più basso del Ccnl del turismo...? Ma lui continua: "Per quanto riguarda lo stipendio dimmi tu, a quanto pensavi?". La butto sul ridere: "Beh allora direi 10mila euro al mese". Dopo un rapido scambio di battute arriva la proposta, quella vera. "Io offro 1.200 euro al mese, che non sono pochi". In effetti ho visto di peggio, anche se in questa offerta si richiede anche il lavoro serale, che per legge deve essere pagato di più. "Naturalmente non saranno proprio 1.200 in busta paga". Alt: in che senso? L'albergatore farfuglia un po': "Mah, adesso devo sentire bene con il commercialista... Sai, una parte dei soldi si dà in busta paga... L'altra fuori busta...". Cioè in nero? "Si esatto, fuori busta". Ma come? Non erano le agenzie di animazione quelle che pagavano poco e male? Ringrazio per l'offerta e riaggancio.

1.100 euro al mese (lordi o netti? Non si sa) per 8 ore al giorno senza riposo

Un secondo imprenditore mi chiama un paio d'ore dopo l'invio del mio curriculum. La posizione da ricoprire, si legge nell'annuncio, è quella di barista in un bar in spiaggia poco lontano dall'hotel della prima offerta. "Tempo parziale mattina dalle 7.30 alle 15.30" (e già viene da chiedersi perchè scrivano tempo parziale se poi la giornata lavorativa è la classica full time da otto ore). La prima cosa che mi specifica il titolare è che in realtà stanno cercando un "aiuto barista". Gli orari sono quelli, dal lunedì alla domenica senza giorno di riposo - cosa illegale: il dipendente stagionale, alla pari di qualunque altro dipendente, ha diritto a 24 ore di riposo consecutive settimanali, e se la norma non viene rispettata le multe possono arrivare fino a 10mila euro. A Ferragosto, poi, "lavoriamo tutto il giorno, facciamo festa dalle 7.30 alle 20". Certo, forse i clienti fanno festa: io però devo lavorare. È prevista una maggiorazione per questo turno festivo di 12 ore e mezzo? Non viene specificato.

Passiamo a contratto e retribuzione, e qui la situazione si fa davvero confusionaria. "Il contratto è a tempo determinato per tre mesi, però devo sentire con il commercialista se posso farti anche un contratto da apprendista, perchè con quello riesco a darti qualcosa in più in busta paga e a pagare meno contributi". Mi pare strano: un apprendista è pagato più di un non apprendista? Provo a chiedere delucidazioni: "Ma intendi il contratto di apprendistato? Perchè in tal caso la retribuzione è inferiore, non superiore a quella di un normale dipendente". "Ah... Non lo so... Non me ne intendo...". Vabbè, confidiamo nell'eventuale aiuto del commercialista. Ma lo stipendio per un normale contratto a tempo determinato qual è? "1.100 euro". Lordi o netti? La mia domanda lo spiazza: "Oddio non lo so, io faccio un bonifico da 1.100 euro... Sei la prima che me lo chiede in tanti anni". Certo, immagino di essere la prima a voler sapere se quei miseri 1.100 euro per 48 ore di lavoro settimanali senza riposo (che, anche se fossero netti, significherebbe meno di 4,5 euro all'ora) siano "puliti" o meno. Grazie e arrivederci.

8 ore e mezzo al giorno per 5 mesi tra bar e cucina senza riposo

Terzo imprenditore, titolare di due stabilimenti balneari nella stessa zona dei primi due colloqui. "Cerchiamo due bariste, ma facciamo una gran fatica a trovare personale", premette subito. Poi mi spiega le mansioni, che vanno ben oltre quelle della semplice barista: "Siamo in pochi e quindi tutti fanno tutto, dal preparare i caffè, al servirli al tavolo, alle pulizie, alla cassa, a darmi una mano a me ai fornelli". Lavoro anche di cucina quindi: bene, di solito il settore è pagato di più. La stagione è quella che qui viene definita "lunga", da Pasqua fino a metà settembre. La giornata lavorativa va dalle 8 del mattino alle 20.15 di sera e si lavora su turni di 8 ore e mezza.

Chiedo informazioni sul giorno di riposo: "Eh qui siamo in pochi, non riusciamo a fare il giorno di riposo". Questo significa lavorare per più di 5 mesi full-time senza neanche un giorno per rifiatare. E chi ha mai "fatto una stagione", come si dice nel settore, sa bene quanto siano massacranti le giornate di lavoro. Bene, passiamo all'argomento retribuzione. "Il primo mese io do 1.300 euro, poi se la ragazza va bene si passa a 1.500". Lordi o netti? Anche in questo caso ricevere una risposta precisa è quasi impossibile: "1.300 sono quelli in busta paga... Non so... Io do quelli... Immagino siano lordi". Anche se fossero netti, comunque, significherebbe meno di 5 euro all'ora. Figuriamoci netti. "Grazie per l'offerta, ci penso e in caso ci risentiamo".

Gregori (Cgil): "Finchè le proposte sono queste sarà sempre più complicato trovare personale"

Per cercare di dare risposta ad alcune delle domande alle quali gli imprenditori non hanno saputo rispondere abbiamo contattato Gianluca Gregori, segretario generale della Filcams Cgil di Forlì-Cesena. "Innanzitutto non è vero che un hotel non ha la possibilità di assumere una persona come animatore: è invece vero che quello del tuttofare è il livello di inquadramento più basso del contratto, quindi viene proposto perchè è quello meno costoso - spiega il sindacalista - Il giorno di riposo è sempre obbligatorio, tanto che il CCNL del turismo nazionale prevede un massimo di 40 ore settimanali ripartite su massimo sei giornate lavorative. Se un giovane ha lavorato per una stagione senza giorno di riposo, può fare una vertenza sindacale e recuperare i crediti per il riposo non corrisposto. Per quanto riguarda il contratto da apprendista, e quindi l'apprendistato, non è vero che con quel contratto la retribuzione è più alta: se viene proposto è perchè all'imprenditore costa meno, ma è inferiore anche la retribuzione, che poi probabilmente viene "compensata" con i famosi fuori busta. E' importante anche quale tipo di contratto viene proposto, perchè spesso vengono applicati dei contratti "pirata" firmati da sindacati di comodo, soprattutto nel settore cucina e nel settore pulizie degli hotel. Anche la reintroduzione dei voucher fino a 10mila euro è un altro tema che rischia di fare esplodere il settore definitivamente".

Gregori conferma che il problema è reale: "Il settore del turismo in Italia vale il 12% del Pil, nello specifico in Emilia-Romagna addirittura il 13%. Gli imprenditori continuano a lamentarsi del fatto che non trovano personale senza avere un minimo di prospettiva futura, quindi finchè le proposte sono queste sarà sempre più complicato trovare personale. Al momento il 90% dei lavoratori del settore viene dall'estero - Romania, Moldavia e Ucraina in particolar modo - perchè è l'unica manodopera che accetta quelle condizioni. Se vogliamo ricominciare ad attrarre i giovani del territorio, da parte degli imprenditori deve scattare la consapevolezza che i costi aumenteranno. Fino a 30 anni fa c'era il mito del fare la stagione al mare perchè dava un ritorno economico importante, poi gli imprenditori hanno iniziato a tirare sempre di più la corda e oggi non è più così, i giovani lo sanno e non sono più disponibili a farsi sfruttare". La corda, insomma, a forza di tirare si è spezzata.

Tutto si può rinegoziare

Da ragazzina cresciuta sulla riviera romagnola, negli anni del liceo e dell'università ho fatto diversi lavori stagionali, dall'animatrice all'addetta al volantinaggio in strada. Conosco bene il settore, avendo sostenuto negli anni numerosi colloqui e avendo tanti amici che hanno fatto lo stesso. E vi assicuro che gli imprenditori che abbiamo contattato non rappresentano l'eccezione, ma la regola: quello del turismo è da (tanti) anni un settore nel quale il "fuori busta" è la norma, gli straordinari non retribuiti una prassi e il giorno di riposo (lo ripetiamo, obbligatorio per legge) una chimera.

"Eh ma il lavoro stagionale è così", viene ripetuto da sempre da ogni imprenditore, quasi come fosse un mantra. Forse sarà anche un mantra, ma non deve e non può trasformarsi in un dogma. Qualche giorno fa il collega Ferdinando Cotugno, in un interessante articolo pubblicato su Marie Claire sul tema del burnout collettivo, ha scritto che per provare a cambiare le cose "il primo passo politico da fare è riconoscere che niente di quello che consideriamo parte di un ordine naturale e precostituito è davvero un ordine naturale e precostituito: gli orari, gli effetti, le regole. Tutto si può rinegoziare". Credo che dovremmo ripartire proprio da questo pensiero, rinegoziare, e credo che gli imprenditori (del turismo ma non solo) non potranno fare altro che accettare il fatto che fino ad oggi gli è andata di lusso, abbassare la testa e offrire ai lavoratori contratti e stipendi a norma di legge. Oppure continuare a lamentarsi dicendo che "non si trova personale".

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