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Giovedì, 25 Aprile 2024
Lavoro

Lavoro ibrido: pro e contro per aziende e dipendenti

Cosa c'è dietro il fenomeno dello smart working

Dall’avvento della pandemia ad oggi, per ovvi motivi, c’è stato un incremento vertiginoso del lavoro da casa. Da noi questo fenomeno viene comunemente chiamato smart working, anche se il suo termine più esatto sarebbe Remote working. Questa nuova modalità di lavoro è stato un punto di partenza che ha permesso di allargare i propri orizzonti e le potenziali collaborazioni.

Ora che le restrizioni sociali avute durante la pandemia sono terminate quasi del tutto, si sta verificando un fenomeno imprevisto. Attualmente, infatti, il 60% del personale di grandi gruppi come BNL, Poste, Unicredit e Vodafone sta mantenendo il proprio lavoro da casa esattamente nella stessa modalità e negli stessi tempi che si avevano durante il lockdown.

Sono molte le aziende che non vogliono rinunciare a questo nuovo modus operandi. E’ così che risulta necessario cercare di riorganizzare il sistema di operatività interno. Tra le varie opzioni possibili, c’è sicuramente il lavoro ibrido. Ma cos’è? Come funziona? Come viene percepito da parte delle aziende? Scopriamolo insieme nel corso dei prossimi paragrafi.

Le tipologie di lavoro ibrido

Questa tipologia di lavoro non ha ancora trovato in Italia una chiara regolamentazione aziendale valida per tutti. Diciamo piuttosto che dipende tutto dall’ azienda con cui si collabora. Mentre per alcune realtà viene inquadrato al 50/50 (metà del tempo si passa in ufficio e il restante si lavora da remoto), per altre ci si può trovare a lavorare in modalità “remote-first”. In quest’ultimo caso viene previsto il lavoro prettamente da remoto e solo in determinate circostanze si raggiunge l’ufficio (come, ad esempio, riunioni con particolari clienti, studio di strategie operative, etc).

In altri casi ancora, invece, le aziende prediligono il lavoro in sede e, solo per determinati compiti, danno la possibilità ai dipendenti di operare da remoto. Quest’ultimo caso viene definito “office-first” e viene seguito per lo più da coloro che non vogliono rischiare, per ora, di scostarsi troppo dal tradizionale schema aziendale.

Case history di successo

Se si dovessero citare alcune aziende che sono state le apripiste di questa nuova modalità di lavoro, non si può che citare Meta (la nuova Facebook), che offre già la possibilità ai propri collaboratori di lavorare esclusivamente da casa. Altre realtà come Zillow, Shopify e PayPal, nel loro schema lavorativo hanno introdotto figure dal lavoro flessibile casa/ufficio.

Da non dimenticare il noto brand di abbigliamento Desigual che, in seguito ad una votazione tra i propri dipendenti, ha ottenuto l’86% di persone favorevoli alla riduzione della settimana lavorativa a 4 giorni, usufruendo di un solo giorno di lavoro da remoto opzionale. Così facendo, l’azienda fa un enorme balzo nel futuro dimostrando che la conciliazione tra lavoro e vita privata è possibile.

E che dire di Microsoft? Già da tempo ha offerto, per almeno metà della settimana, il lavoro da remoto ai propri dipendenti.

E in Italia invece? Anche nel nostro bel paese ci sono aziende che studiano la possibilità di attuazione di comportamenti analoghi. Citando Salesforce: “l’orario di lavoro 9:00/18:00 non esiste più”.

Non è tutto oro quel che luccica

Ma se è tutto rose e fiori come è possibile che sia servita una pandemia per sviluppare questo nuovo metodo lavorativo? C’è da dire che anche questo, come molti altri metodi d’altronde, si porta dietro numerose criticità.

La più nota sicuramente nasce dalla possibile diseguaglianza tra coloro che lavorano in sede ed i colleghi che hanno la possibilità di svolgere il proprio impiego da casa. Per non parlare, poi, di quell’effetto a cascata legati dalla diffusione della cultura, piuttosto che dello spirito di gruppo che si crea in uno staff che collabora a stretto contatto tutti i giorni.

O di quanto possa essere difficile mantenere gli scambi informali se si hanno rapporti solo via mail. Un possibile difetto del lavoro da remoto, infatti, si basa proprio sul fatto che la mancanza fisica in ufficio porta ad una conseguente perdita di alcune dinamiche lavorative come informazioni, brainstorming e scambi di opinione.

Gli svantaggi oggettivi del lavoro ibrido

A tutte le variabili umane non bisogna dimenticare di aggiungere le problematiche oggettive che rendono più complessa la gestione di un lavoro ibrido. Ci stiamo riferendo, ad esempio, alla necessità da parte del lavoratore di trovare il materiale per lo svolgimento del proprio impiego (come, ad esempio, cancelleria o i dispositivi tecnologici).

In alcune zone del nostro paese, inoltre, la possibilità di avere una connessione ad internet stabile anche a casa è una vera e propria utopia. Potrebbe avvenire infatti, che un lavoratore che ha una connessione più lenta rispetto a quella aziendale, porti ad una difficoltà nell’accedere alle risorse di rete o alla perdita di pacchetti di dati.

Questo tipo di impedimenti possono dar vita alla sensazione di isolamento e mancanza di senso di realizzazione. Secondo quanto riportato da una recente ricerca condotta dalla Microsoft “the net disruption is hybrid work” anche un eccessivo utilizzo, seppur da remoto, della tecnologia richiesta dal lavoro può dar luogo a nuove forme di stress.

Il lavoro ibrido è il futuro

Questa tipologia di lavoro sarà sicuramente il futuro, perché darà modo alle persone di vivere al meglio la propria vita lavorativa. Oltre a consentire un enorme risparmio a livello di utilizzi di automobili e mezzi pubblici, ad agevolare la concentrazione (visto che si opera distanti da quel brusio d’ufficio che spesso ci fa distrarre) e più riposo anche mentale per il dipendente.

Ad oggi, come detto, si è passati dal classico e tradizionale lavoro in sede, a quello solo da remoto durante la pandemia, a quello odierno dell’ibrido. La trasformazione di alcune mansioni ad attività di remote working completo, si compirà step by step, seguendo i giusti tempi. E’ solo in questo modo che si avrà il tempo di fornire le giuste tutele ai dipendenti prima che un’opportunità lavorativa traduca in catastrofe.

In questo molti leader aziendali stanno studiando come effettuare il passaggio a questo modello di lavoro e renderlo parte integrante della propria azienda.

I nuovi step da seguire

Per le realtà che si incamminano in questa direzione di evoluzione, bisogna partire dall’idea di creare dei pacchetti operativi che comprendano una cultura lavorativa che sia incentrata sull’inclusività ed il supporto reciproco. Con particolare attenzione all’ ottimizzazione del lavoro a distanza ed una protezione per dipendenti in rientro in ufficio senza trascurare la sicurezza delle proprie risorse volta all’utilizzo ufficio/remoto.

Tutto questo porterà nuovi impulsi creativi ed innovativi, creando nuovo benessere tra i dipendenti. Fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile un futuro del lavoro in questa direzione. Ma oggi le cose sono diverse e si stanno cercando nuovi modi di affrontare il lavoro.

E’ un momento storico senza eguali sotto ogni aspetto che, se gestito a modo, può dar vita ad ambienti più flessibili e gestiti in modo più efficace. Si tratterebbe di un nuovo sistema di supportare i propri dipendenti ottenendo in cambio migliori performance. E tutto questo avviene perché ad oggi si incontra una convergenza che porta tecnologia, persone ed ambienti a cambiare le aspettative dei datori.

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