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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Lavoro, come utilizzare i social media per distinguersi dagli altri candidati

I social network stanno diventando degli strumenti molto utilizzati per il reclutamento dei dipendenti: dalle strategie migliori a quelli più cercati, ecco alcuni consigli per sfruttarli al meglio

Con l’avvento delle nuove tecnologie si sta diffondendo sempre di più l’uso dei social come mezzo per la ricerca e l’assunzione di Risorse Umane. Questo nuovo approccio, di fatto, dovrebbe far riflettere chi è alla ricerca di un nuovo impiego che, di conseguenza, dovrebbe prestare maggiore attenzione all’uso che fa dei suoi spazi web personali. Se anche tu rientri in questa categoria, e quindi sei una persona molto attiva online ma sei anche alla ricerca di un lavoro, devi sapere che il modo in cui usi e userai i social network (adesso e in futuro) potrebbe avere un grosso impatto sulla tua vita professionale.

Lavoro, come sfruttare a proprio vantaggio i social media

Ciò che scrivi o condividi sui social media potrebbe influenzare non di poco la tua carriera e, di conseguenza, avere ripercussioni non indifferenti sul piano professionale. Se pensi che sia esagerato quello che ho appena detto, sappi che queste osservazioni non sono frutto di una mia opinione personale, ma sono supportati da fatti e ricerche che, negli ultimi anni, sono andati sempre di più verso questa direzione. Ciò che pubblichi sui social, per esempio, potrebbe farti perdere il tuo attuale posto di lavoro o precluderti la possibilità di averne uno in futuro.

Secondo un sondaggio di Career Builder effettuato nel 2018, il 70% delle aziende utilizza i social media per selezionare i candidati durante il processo di assunzione e circa il 43% dei datori di lavoro utilizza i social media per "tenere d'occhio" i propri dipendenti. A questa prassi però non ricorrono solo le imprese. Secondo uno studio svolto da Jobvite, infatti, circa il 73% dei recruiter ricorrono ai social per valutare il profilo dei candidati ad una posizione.

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Tranquillo, non si tratta di manie di controllo o di deliri di onnipotenza. Il motivo per cui molti utilizzano questo metodo per farsi un’idea sui lavoratori che hanno assunto o hanno intenzione di assumere è semplice, ovvero: verificare che quella persona sia adatta alla posizione che dovrà ricoprire. Il modo in cui i social vengono utilizzati, spesso anche senza filtro, permettono oggi di farsi un’idea ben precisa su una persona. Se è introversa o estroversa, riservata o socievole, organizzata o disordinata, precisa e professionale, gentile o poco propensa ai rapporti interpersonali. Insomma ci sono buone possibilità che un datore di lavoro, dando un’occhiata alla pagina Facebook o Instagram o Twitter di un ragazzo o una ragazza si faccia un’idea chiara e precisa sulla sua personalità e, pertanto, andare oltre quella che è la semplice visione delle competenze e conoscenze menzionate sul proprio curriculum vitae.

Come usare i social con consapevolezza

Da qui, dunque, il consiglio di usare con consapevolezza e diligenza i propri spazi sui social, perché anche in questo caso conoscere anticipatamente la strategia vincente può aiutarti molto a fare strada. Il primo consiglio che mi sento di darti, a questo punto, è quello di non farti prendere dal panico. Il fatto di essere sotto osservazione non deve portarti ad azzerare la tua attività sui social, perché paradossalmente questa scelta potrebbe giocare a tuo discapito. Secondo recenti studi, difatti, il 47% dei datori di lavoro ha dichiarato di non sentirsi a proprio agio nel convocare per un colloquio una persona che sui social è completamente inesistente (o perché non ha un profilo o perché non è abbastanza attivo da permettere di raccogliere informazioni sul suo conto). Diversi recruiter, inoltre, trovano positivo che un candidato sia presente online e che risulti attivo da questo punto di vista. Quando invece una persona è completamente inattiva sui social l'impressione che dà è quella di avere qualcosa da nascondere, il che non trasmette molta fiducia.  

Un altro approccio sbagliato è quello di credere che i datori di lavoro o i recruiter analizzino ogni profilo social in cerca di magagne o motivi per non assumere una persona, perché accade esattamente il contrario. Solitamente alla ricerca social si passa quando il responsabile della selezione, una volta preso visione del curriculum del candidato, trova interessante il suo profilo e, quindi, utilizza il web per avere maggiori conferme. A supporto di quanto ti sto dicendo voglio citarti i dati di uno studio svolto da CareerBuilder, secondo cui il 37% dei responsabili delle assunzioni ha dichiarato di aver trovato sui social informazioni a supporto delle qualifiche professionali di uno o più candidati presi in considerazione.

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Fatte queste premesse, a questo punto, sarai d’accordo con me se ti dico che ci sono delle cose che è meglio evitare di fare sui social, specie se pensi ai tuoi spazi come ad una possibile vetrina da cui il tuo prossimo datore di lavoro attingerà per avere notizie sul tuo conto. Per darti un’idea su ciò che è consigliabile non fare quando si parla di condivisioni sui social, però, preferisco affidarmi ai numeri. Dal sondaggio effettuato da CareerBuilder, che si basava sull’analisi delle risposte di 1.000 responsabili delle assunzioni e professionisti delle Risorse Umane (operanti in diversi settori e all'interno di aziende di varie dimensioni), è emerso che i datori di lavoro non apprezzano: 

  • la condivisione di foto, video o messaggi provocatori o inappropriati (nel 40% dei casi); 
  • la pubblicazione di post o informazioni riguardanti racconti su serate o momenti all’insegna di alcool o droghe (nel 36% dei casi); 
  • commenti discriminatori nei confronti di determinate categorie (nel 31% dei casi); 
  • accenni o indizi che facciano luce su comportamenti criminali (nel 30% dei casi); 
  • menzogne relative alle qualifiche possedute o al percorso professionale (nel 27% dei casi); 
  • scarse o inappropriate capacità comunicative (nel 27% dei casi); 
  • l’iscrizione ai social con nomi e nick name infantili o poco professionali (nel 22% dei casi); 
  • condivisione di informazioni delicate riguardanti la professione svolta e/o le critiche rivolte al precedente datore di lavoro (nel 20% dei casi). 

Questi appena elencati sono accorgimenti che faresti bene a tenere a mente sempre. La tua presenza sui social, infatti, non finisce di essere importante o sottovalutabile una volta ottenuto l’impiego. Lo studio citato, a tal proposito, ha rilevato che il 48% dei datori di lavoro utilizza siti di social network per raccogliere maggiori informazioni anche sui propri dipendenti (e non solo sui nuovi). Di questi, inoltre, il 34% ha dichiarato di aver trovato contenuti e motivazioni valide che li hanno indotti poi a prendere dei provvedimenti disciplinari o addirittura a licenziare un lavoratore. Attenzione dunque a non sottovalutare questi aspetti.

Le strategie vincenti 

I discorsi fatti fino ad ora potrebbero scoraggiare o spaventare chi è alla ricerca di un lavoro ma, se ti fermi a riflettere un attimo, una volta che ti sei fatto un’idea su come funzionano le cose, una buona idea potrebbe essere quella di sfruttare i social a tuo vantaggio nel processo di crescita e sviluppo professionale. Se ti stai domandando come, ecco alcuni consigli: 

  1. Costruisci e cura la tua reputazione online: Presta attenzione a quello che scrivi o pubblichi e cerca di condividere contenuti che in qualche modo riescano a far luce su quelli che sono i tuoi interessi, anche in ambito professionale. L’obiettivo è rendere il tuo profilo interessante e – possibilmente – in linea con quelli che sono i tuoi obiettivi di carriera futuri. 
  2. Crea la tua rete di contatti: Quando si tratta di opportunità lavorative e di aspirazioni professionali è molto importante non sottovalutare la propria rete di contatti. La prossima persona che ti segue potrebbe trovarti così interessante da proporti un lavoro oppure segnalarti al tuo capo. Non focalizzarti solo sulla tua cerchia di amici quindi, e cerchia di ampliare le conoscenze anche online. Segui persone in vista nel campo di tuo interesse e, senza insistere o sembrare inopportuno, prova ad interagire con loro quando si presenta l’occasione. In questo senso potrebbe tornarti utile anche l’iscrizione a specifici gruppi Facebook o LinkedIn destinati a specifiche categorie di professionisti. 
  3. Condividere ma con prudenza: Curare la tua reputazione online non vuol dire essere sempre pronto a dire la tua o avere un’opinione su tutto. Per questo motivo è importante ponderare sia la tua presenza online sia il numero di post, foto e video che condivisi sui tuoi spazi social. Il rischio a cui andresti incontro, nel caso di una pubblicazione spasmodica e quasi ossessiva, è quello di far perdere interesse nei tuoi confronti. Scegli con cura le cose di cui parlare e valuta di volta in volta quando è il caso o meno di esporsi su un determinato argomento. Questo atteggiamento ti impedirà di fare brutte figure, farà diminuire il rischio di errori e non ti farà apparire come una persona egocentrica e/o che vuole a tutti costi sparare a zero su tutto. Se vuoi essere considerato affidabile e professionale questo è il primo passo. 

Come i recruiter usano i social media

Che i social media abbiano ormai un ruolo predominante nella nostra vita è ormai assodato. Proprio per questo motivo sono diventati uno dei mezzi più veloci ed efficaci per provare a farsi un’idea su una persona, sui suoi pensieri e sui suoi modi di fare. Questo lo sanno bene i recruiter e le aziende, che hanno avuto modo di appurare tramite esperienza diretta come le piattaforme social siano tra i migliori strumenti di cui servirsi per scovare talenti. 

Uno studio di Jobvite svolto qualche anno fa, nel 2015, quando i social erano nel pieno della loro esplosione e diffusione, ha fatto luce su come aziende e recruiter usano il web per procedere con l'assunzione di nuove risorse. L'indagine, nello specifico, ha rivelato che: 

  • l'87% dei recruiter esamina i candidati ricorrendo a LinkedIn; 
  • chi lavora nelle risorse umane usa Facebook per valutare i candidati nel 55% dei casi (la percentuale qui è più bassa perché spesso le impostazioni sulla privacy sono più rigide); 
  • il 47% controlla invece gli account Twitter, mentre solo il 3% tiene in considerazione altri social. 

Questi dati non fanno altro che confermare come i social siano diventati un mezzo sempre più strategico per i recruiter, passando dall'essere dei semplici canali di comunicazione a dei veri e propri strumenti di analisi e valutazione. 

Criteri di valutazione

Per quanto riguarda invece le modalità di analisi e valutazione di un candidato, devi sapere che quando un recruiter esamina il tuo profilo LinkedIn o il tuo Curriculum Vitae Digitale segue un metodo ben preciso. Le persone possono fare attenzione a ciò che pubblicano in generale sui loro account social, il che è saggio, ma i responsabili delle Risorse Umane sono alla ricerca di informazioni molto specifiche, ovvero:

  • da quanto tempo svolgi la tua attuale attività; 
  • se sei in grado di tenerti un lavoro (quindi vanno alla ricerca di dettagli e informazioni che indichino la durata dei tuoi rapporti precedenti); 
  • se ci sono delle amicizie in comune o delle connessioni con gente e aziende che possono fornire un feedback sul tuo conto; 
  • il modo in cui ti comporti online e il modo in cui ti poni con gli altri, tutto finalizzato a capire che tipo di personalità hai; 
  • se ci sono dei campanelli dall'allarme di cui tenere conto (volgarità, messaggi che portino a pensare che tu faccia o abbia fatto uso di droghe o alcol, ma anche errori di ortografia e grammatica, commenti poco carini e fuori luogo e la tua capacità nell'esprimerti).

I social media possono rivelare il buono, il brutto e il cattivo e possono essere un ottimo biglietto da visita (sia per chi si propone per un lavoro sia per chi ne offre uno). Una persona che cambia spesso lavoro, per esempio, potrebbe essere un professionista inaffidabile o poco propensa a prendersi impegni.

I social più utilizzati

Tra i social di cui i recruiter si servono per attingere informazioni riguardo ai candidati che stanno valutando, o a possibili professionisti da assumere, ve ne sono alcuni che sono usati più spesso rispetto ad altri. Icims, società di software americana, ha fatto una classifica di quelli più utilizzati e, partendo dai tre più “popolari”, ha provato anche a individuare una strategia vincente per ognuno di essi.  Quando si vogliono avere notizie su una specifica persona, anche nel caso di ricerca e selezione di nuove risorse, i social network migliori rimangono senza ombra di dubbio Facebook, Twitter e LinkedIn

Grazie a Facebook è possibile capire come le persone in cerca di lavoro interagiscono con i brand e le aziende che ritengono interessanti e coinvolge persone di ogni età, genere ed etnia, al contrario di Instagram che - al momento - abbraccia un target molto giovane. Twitter riesce invece a fornire un’idea precisa sulle doti comunicative di una persona. I messaggi brevi e la velocità con cui spesso i pensieri vengono condivisi (o ricondivisi) può aiutare i recruiter a definire meglio la personalità di un candidato. Per quanto riguarda LinkedIn, infine, questo sito ad oggi rimane senza dubbio una delle piattaforme con la più grande rete professionale del mondo e il social media più utilizzato per il reclutamento. 

Bisogna dire che, subito dopo il podio, troviamo anche altri social che, anche se meno utilizzati, a volte vengono presi in considerazione dai recruiter. Tra questi, per esempio, vanno menzionati sicuramente YouTube e Instagram. Se sei molto attivo anche su questi portali, quindi, tieni a mente i consigli sull’uso diligente dei social che ti ho elencato fino ad ora, e non perdere mai di vista l’obiettivo finale. Su Internet, specie quando si è molto attivi e seguiti (o quando si rendono i propri profili pubblici), tutti siamo sotto osservazione. Basta un click per farsi un’idea su una persona e, a questo punto, vale la pena chiedersi se per una goliardata postata sui social vale la pena mettersi in cattiva luce o farsi sfuggire l’occasione giusta per ottenere il lavoro dei propri sogni. 

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