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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lavoro

Personal branding: le strategie per emergere

Non si tratta di saper vendere te stesso, ma della capacità di scovare i tuoi talenti e di raccontarli in maniera autentica a chi può apprezzarli

Mettiamola così: quando conosciamo qualcuno, ci sforziamo di piacergli in tutti i modi mostrandoci più gentili, brillanti e pazienti di quanto in realtà non siamo. E’ una strategia destinata a fare acqua da tutte le parti perché, se la conoscenza dovesse prolungarsi, la persona che abbiamo tentato di attirare con artifici più o meno studiati scoprirà (prima di subito) che alla base di tutto c’era un inganno. E allora? Se ho un caratteraccio, è giusto che lo mostri subito rischiando di farmi sistematicamente il vuoto intorno? Certo che no. Chi riconosce di avere dei difetti, dovrebbe innanzitutto impegnarsi a smussarli, ma senza disconoscerli. O peggio ancora fingere di non averli. Vale anche al lavoro dove diventa sempre più importante puntare su un Personal branding efficace ed aderente alla realtà. Ma di cosa stiamo parlando esattamente? E quali sono le strategie da adottare per emergere e distinguersi dagli altri? Scopriamolo insieme scorrendo l’articolo che abbiamo preparato per te.

Cos’è il Personal branding

Esistono tantissime definizioni di Personal branding che strizzano l’occhio alla necessità di veicolare un’immagine vincente di sé per vendersi al migliore offerente. E’ una definizione che ci convince poco perché quando parliamo di Personal branding parliamo, innanzitutto, dell’opportunità di pensare a sé come ad un marchio originale ed irripetibile, che si propone agli altri con l’intento, semmai, di “farsi comprare in anticipo” (come precisa Luigi Centenaro, uno dei massimi esperti italiani in materia). Ma procediamo con ordine: il Personal brand è il marchio di fabbrica, il segno distintivo che ti caratterizza e che può aiutarti ad attirare l’attenzione di chi, in ambito professionale, è alla ricerca di qualcosa di nuovo. E’ la summa dei tuoi punti di forza, la ragione per cui, in definitiva, un datore di lavoro, un cliente o un selezionatore dovrebbe decidere di scegliere proprio te. Per riuscirci, devi trasmettere all’esterno ciò che sai fare, spiegare come lo fai e perché lo fai, concedendo la dovuta attenzione alla scala valoriale che guida i tuoi passi. Il Personal branding non può essere confuso con il semplice tentativo di mettere in fila competenze e risultati raggiunti, ma deve essere inteso come il procedimento attraverso il quale le persone possono arrivare ad apprezzare ciò che sei e che fai scegliendo, nella migliore delle ipotesi, di scommettere su di te anziché su di un altro.

Il Personal branding parte dalla consapevolezza e dalla verità

Chi si occupa di Personal branding sa che alla base di tutto deve esserci la capacità di analizzarsi bene, di scovare i propri talenti e di sapersi raccontare in maniera incisiva e veritiera. Quanto sei consapevole di te stesso? Hai mai prestato la dovuta attenzione alle metodologie che adotti per raggiungere i risultati che ti prefissi di centrare? Che peso dai alle passioni, alle ambizioni e ai sogni che ti spingono a scrutare al di là del guado? Chi vuole strutturare la sua carriera sul Personal branding deve imparare a porsi le giuste domande e trovare risposte ferme ed autentiche, che gli permettano di tessere una narrazione unica ed irripetibile. L’obiettivo finale è sicuramente quello di attirare l’attenzione, ma senza giocare sporco perché - come abbiamo precisato all’inizio - proporsi per quello che non si è ed incardinare tutto su un inganno o un artificio non può che rivelarsi contro-produttivo.

Personal branding: da dove partire

E veniamo agli aspetti più pratici: appurato che occorre prendere le mosse da un’accurata auto-analisi volta ad identificare il messaggio che si vuole veicolare ad un pubblico ben preciso con specifiche metodologie di azione, cerchiamo di capire come ci si deve muovere. Bisogna sapersi raccontare de visu, selezionando le parole giuste quando ti trovi al cospetto di un reclutatore o di un potenziale cliente, ed imparare a sfruttare al meglio le piattaforme digitali, se vuoi raggiungere il pubblico avvezzo alla grammatica del linguaggio interattivo. Gli esperti consigliano di curare la propria immagine facendo perno sui social media o sui siti o blog personali che devono:

  • essere facilmente reperibili ovvero devono conquistarsi un buon posizionamento sul Web;
  • essere chiari ed accattivanti ovvero devono puntare su immagini, testimonianze ed informazioni valide e ben strutturate.

A tal proposito, un peso importante deve essere riconosciuto alla cosiddetta Unique Selling Proposition (USP) che è la frase ad effetto che compendia ciò che sei, che sai fare e ciò in cui credi, capace di attirare l’attenzione di chi si ritrova - in maniera più o meno casuale - a visitare il tuo profilo e di invogliarlo a saperne di più sul tuo conto. L’idea di applicare una forma di marketing su te stesso non è sbagliata, ma deve essere supportata dalla capacità di pensare a te come ad un “prodotto” da mettere in vetrina senza troppi fronzoli perché, come recita il proverbio: “chi si loda si imbroda” e, chi si dilunga a parlare troppo dei suoi successi senza metterci l’anima o il cuore, rischia di passare per un borioso pallone gonfiato.

Le definizioni degli esperti

“Il Personal branding - spiega il blogger Dario Vignali - non è altro che l’effetto di un marketing efficace applicato alla nostra persona. Ci siamo noi coi nostri valori, la nostra storia, le nostre scelte, le nostre ambizioni, le nostre capacità e competenze. E poi ci sono loro: le persone che ci scoprono per la prima volta, quelle che appartengono già alla nostra vita, quelle che ci seguono per qualche strano motivo e quelle che ancora non sanno che esistiamo. La magia comincia lì, nell’insieme di intersecazione quando noi pensiamo, possediamo, raccontiamo, desideriamo le stesse cose che il nostro pubblico pensa e desidera”. Un concetto, quello scomodato da Vignali, che chiama in causa la necessità di stabilire un rapporto di empatia con chi ti vede o ti legge, che deve sentirsi coinvolto ed avvertire il desiderio di seguire le tue “gesta” lavorative e personali e di condividere esperienze e sensazioni.

“Fare Personal branding - precisa l’esperto Luigi Centenaro - significa individuare e comunicare in maniera efficace perché facciamo quello che facciamo, cosa sappiamo fare, come lo sappiamo fare e, soprattutto, perché gli altri dovrebbero sceglierci”. Occorre avere un messaggio robusto da trasmettere, individuare le strategie e gli strumenti attraverso cui è bene veicolarlo ed identificare le persone a cui desideri consegnarlo. Mantenendoti a distanza di sicurezza dalla vana voglia di auto-celebrarti con chi non ti conosce per porre un argine alla frustrazione o all’insicurezza sotterranee che non riesci a governare. Quello che sei e che fai è il risultato di un percorso faticoso che non può prescindere da scivoloni ed insuccessi. Non nasconderli o rinnegarli perché a rendere vincente il tuo Personal brand sono o saranno soprattutto loro.

Emergere e distinguersi non vuol dire pianificare una strategia atta a piacere per forza, ma scandagliare se stessi per scoprire e valorizzare quello che ci rende unici e stimabili. “Il branding è ciò che la gente dice di te, una volta che sei uscito dalla stanza”, sostiene il fondatore di Amazon, Jeff Bezos. La tua reputazione deriva da quello che fai e che pensi, dal modo in cui ti relazioni e dallo spazio che concedi agli altri, da quello che poni al centro o che metti in prospettiva. Guardati dentro ed impegnati a migliorare e crescere ogni giorno di più; il risultato più bello che tu possa agguantare è scoprire che quello che gli altri pensano di te coincide con quello che vuoi essere. Nel lavoro e nella vita.

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