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Giovedì, 18 Aprile 2024
Lavoro

Secondo colloquio di lavoro: come affrontarlo e superarlo

Cosa aspettarsi, quali sono le domande che verranno poste dal datore di lavoro e qual è il modo migliore per prepararsi all'appuntamento

Il secondo colloquio è una prassi che sempre più aziende decidono di perseguire per trovare il migliore candidato disponibile. E, organizzare un secondo appuntamento con la rosa dei prescelti appare come un modo per conoscere meglio il nuovo potenziale dipendente prima di assumerlo ufficialmente. Nel momento in cui si riceve la telefonata del recruiter che informa della data e dell’ora previste per un secondo incontro più approfondito, si sa per certo di aver fatto una buona impressione al primo colloquio.

Con tutta probabilità, quindi, le proprie competenze o il proprio profilo, devono aver soddisfatto le aspettative del recruiter che ha iniziato a prendere in seria considerazione il candidato per la posizione da ricoprire. Ma cosa ci si deve aspettare esattamente dal secondo colloquio? Quali sono le domande che verranno poste dal datore di lavoro? Qual è il modo migliore per prepararsi a questo nuovo appuntamento di lavoro?

Quali differenze ci sono?

Che differenze ci sono tra un primo ed un secondo colloquio? Il primo appuntamento viene organizzato con il preciso scopo di valutare le competenze di base di un candidato. Ma anche per cercare di capire quali siano le sue ambizioni e i suoi progetti. E, ovviamente, per comprendere quale sia la personalità del potenziale dipendente e se abbia le caratteristiche necessarie per coprire al meglio la posizione vacante. E’ inevitabile, quindi, che durante il primo colloquio le domande tra l’head hunter e il professionista siano incentrate per lo più sulle motivazioni di quest’ultimo e la sua precedente carriera. Nel caso in cui il candidato dovesse essere richiamato per un secondo colloquio, si presume che sia riuscito a richiamare l’attenzione del recruiter. O, comunque, a fare una buona impressione.

Che obiettivi ha il secondo colloquio?

Un’azienda che decide di utilizzare la strategia del secondo colloquio in fase di assunzione, significa che ha già avuto modo di valutare i candidati che hanno risposto all’annuncio. E tra quelli contattati ha già effettuato una scrematura di massima, in cui ha selezionato quelli degni di nota. L’appuntamento successivo, quindi, avrà lo scopo di approfondire la conoscenza con il professionista, cercando di individuare quale sia la caratteristica che lo rende unico rispetto agli altri. Durante il colloquio, l’addetto alle assunzioni cercherà di capire qual è lo stile di lavoro del nuovo potenziale dipendente e il background lavorativo che genera un plus rispetto ad altri candidati. Non bisogna trascurare poi il fatto che, molti datori di lavoro, optino per questa soluzione al fine di confermare ciò che avevano valutato  in occasione del primo colloquio. O, in alternativa, per far conoscere il candidato ad altri membri dell’organizzazione.

Cosa bisogna aspettarsi?

In occasione del secondo colloquio, il candidato deve aspettarsi di essere messo alla prova. Spesso questo appuntamento risulta essere molto più intenso e faticoso rispetto al precedente. Soprattutto se si va a valutare la questione relativa all’impegno mentale che questo comporta. Durante l’incontro, infatti, il recruiter cercherà con tutta probabilità di mettere il professionista sotto pressione presentandogli una serie di potenziali dinamiche che si possono creare quotidianamente. Ma anche semplicemente sfidandolo per cercare di capire quale sarà la sua reazione. E’ possibile anche che, durante la chiacchierata, l’addetto alla selezione esponga al potenziale neo assunto quali siano i motivi che lo stanno facendo dubitare del reclutamento. Questo significa che, con tutta probabilità, nel corso del precedente incontro ha individuato dei punti deboli che, tuttavia, vuole approfondire.

Come prepararsi al secondo colloquio?

Esattamente come succede con il primo colloquio, anche per il secondo appuntamento di lavoro è preferibile prepararsi in anticipo. In questo modo, infatti, il candidato avrà la possibilità di sentirsi più sicuro di fronte al recruiter e, di conseguenza, di aumentare le proprie possibilità di assunzione. Ma come fare?

Fare ricerche sull’azienda

Presentarsi al primo colloquio avendo preso informazioni riguardo all’azienda è un punto a favore. Ma fare ricerche sulla società in occasione del secondo incontro, può risultare il punto di svolta. Dimostrare al recruiter che si conosce il settore di riferimento rende abbastanza chiaro l’interesse ad essere assunto. Ma non solo. Conoscere la società per cui è aperta la posizione vacante permette al professionista di prepararsi una lista di motivi per cui dovrebbe essere scelto lui rispetto agli altri candidati. In questo modo, il proprio profilo acquisterà ancora maggiore valore.

Le prove pratiche

Durante l’incontro, al professionista verrà chiesto qualcosa di più pratico rispetto alla volta precedente. Questo significa che, ad esempio, a chi si presenta per ricoprire una posizione di marketing, potrebbe essere richiesta una strategia riguardante un determinato prodotto. Qualsiasi sia la tipologia di test che verrà richiesto, tuttavia, sarà del tutto attinente con il ruolo che poi dovrà essere ricoperto. O, comunque, con le attività che dovranno essere svolte una firmato il contratto.

Consigli su come rispondere alle domande

Nel corso del secondo colloquio di lavoro il recruiter porrà sicuramente delle domande più mirate. Prepararsi delle risposte è fondamentale per la buona riuscita dell’incontro. Ecco alcune domande che potrebbero essere poste e le relative risposte che è possibile dare.

Quali caratteristiche sono necessarie per questa posizione?

Questo quesito può essere tanto semplice, ma presentare qualche insidia. Il candidato in questo caso dovrebbe riuscire a mettere in luce le sue conoscenze e le sue competenze. E’ l’occasione giusta per saper vendere sé stessi al meglio.

Cosa si potrebbe migliorare?

Anche questa domanda potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Essere troppo critici, ad esempio, potrebbe risultare controproducente. Ma anche asserire che nulla dovrebbe essere cambiato. L’ideale sarebbe trovare la giusta via di mezzo, in cui apportare il proprio punto di vista. Ma trovare anche qualche idea interessante in cui esprimere tutta la propria creatività.

Come si vede tra 5,10, 20 anni?

Anche questo interrogativo viene utilizzato molto di frequente dai recruiter. L’obiettivo è quello di identificare quali siano gli obiettivi di carriera da parte del professionista. E, quindi, per individuare se la sua candidatura sia in linea con le sue ambizioni. Onde evitare di assumere qualcuno che, dopo poco, abbandonerà l’azienda. In questi casi, la risposta migliore è quella di annunciare la posizione ambita, se si conosce o se è in linea con la ricerca del recruiter. Ad esempio, se uno studio di bellezza sta cercando un parrucchiere, il candidato può esprimere le sue intenzioni a proseguire la sua carriera come hair stylist. Nel caso non si avessero ancora le idee chiare in merito al lavoro dei propri sogni, è buona norma elencare le mansioni che si trovano interessanti. O, in alternativa, i contesti lavorativi o i settori professionali di cui si vorrebbe far parte.

Perché dovremmo scegliere lei?

Questa domanda è spesso quella con cui viene terminato il secondo colloquio di lavoro. Si tratta dell’ultima opportunità per il candidato di dimostrare il suo interesse nei confronti dell’azienda e della posizione aperta. Ma anche di far capire al recruiter quali siano le peculiarità che lo contraddistinguono rispetto agli altri candidati. E perché sarebbe la migliore scelta per ricoprire quel ruolo. In questo caso bastano poche parole riassuntive in cui vendere al meglio sè stessi. 
 

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