rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Lavoro

Stage non retribuito: opportunità o sfruttamento?

Come funziona lo stage (o tirocinio), la questione del compenso e i consigli per vivere al meglio l’esperienza

La vita dello stagista può essere dura: deve presentarsi in orario come gli altri, occuparsi di mansioni solitamente poco stimolanti e sottostare agli ordini di tutti, senza intascare il becco di un quattrino. Detta così, sembrerebbe una moderna forma di tortura, ma siamo proprio sicuri che le cose vadano sempre in questo modo? A noi pare che la realtà sia più sfaccettata di come si tende a rappresentarla e che, anche nel caso del tirocinio, bisognerebbe evitare di giungere a conclusioni affrettate. L’offerta di uno stage non retribuito (che, tra l’altro, non è più possibile proporre a studenti, inoccupati o disoccupati che vogliono mettersi o rimettersi in gioco) potrebbe farti desistere immediatamente, ma il consiglio è quello di prenderti un po’ di tempo per valutare con attenzione la situazione che ti si prospetta. Cerchiamo di approfondire insieme l’analisi della faccenda.

Come funziona lo stage

Partiamo col dare qualche informazione di base: lo stage (o tirocinio) è un percorso formativo di inserimento al lavoro attivo che prende le mosse da una convenzione stipulata tra un ente promotore (scuole, università, centri di formazione professionale, cooperative ecc) e un soggetto ospitante (aziende, studi professionali, fondazioni, enti pubblici ecc). Non è un contratto di lavoro e, di conseguenza, chi sceglie di svolgerlo, non può aspettarsi di  godere degli stessi diritti che vengono riconosciuti ai dipendenti regolarmente assunti (fatta eccezione per la copertura assicurativa antinfortunistica). Lo stagista, infatti, non percepisce alcuno stipendio, non beneficia del versamento di contributi pensionistici e non può usufruire di ferie, congedi e maternità. Non solo: le persone che entrano in azienda come stagisti non possono sostituire i dipendenti a tempo determinato nei periodi di massima attività né tantomeno i dipendenti che si stanno godendo le ferie, quelli che dichiarano di stare male (in malattia) o le lavoratrici in dolce attesa (in maternità).

Come comportarsi per aumentare le chances di assunzione dopo uno stage 

E veniamo a un altro punto interessante: il datore di lavoro può aprire le porte a tutti gli stagisti che vuole o deve rispettare un determinato limite? In effetti, deve: una piccola impresa con 5 dipendenti, al suo interno, può accogliere un solo stagista; un’azienda con un numero di impiegati che va dalle 6 alle 20 unità, ne può accogliere massimo due, mentre nel caso di aziende più grandi (che contano più di 20 dipendenti), la quota di stagisti presenti non può comunque superare il 10% dell’intera forza lavoro. Per quanto non possa essere considerato alla stregua di un normale contratto di lavoro (perché di fatto non lo è), lo stage contempla insomma delle regole da rispettare. Che, tra le altre cose, prevedono anche l’indicazione di un tutor aziendale che deve affiancare e supportare il tirocinante lungo tutto il percorso formativo. Per quanto tempo? Dipende. Si va da un minimo di 4 a un massimo di 24 mesi (nel caso di portatori di handicap), passando per una media di 6-12 mesi.

La questione del compenso

Gli stage non sono tutti uguali (quelli riservati agli studenti della scuola secondaria, per dire, si differenziano parecchio da quelli che cercano di reinserire persone non più giovani nel mercato del lavoro). Ecco perché, prima di dire sì o no, ti consigliamo di prendere tutte le informazioni del caso e di valutare a fondo la questione. A partire dal compenso. Come già detto, lo stagista non può percepire un regolare stipendio, ma non può neanche formarsi e lavorare gratuitamente. Lo stage non retribuito in Italia non esiste più (o per lo meno non dovrebbe più esistere): la nuova normativa contempla, infatti, un rimborso spese (o indennità di partecipazione) che non può essere inferiore ai 300 euro lordi al mese. Fallo presente a chi ti propone di formarti senza sborsare un solo centesimo. Se è, infatti, forse eccessivo parlare indistintamente di sfruttamento – in alcuni casi, il bagaglio di conoscenze, competenze e contatti che hai la possibilità di acquisire può valere molto più di 300 euro mensili - è però altrettanto importante dimostrare di non essere un “tonto” e lottare per quello che ti spetta. Specie quando ti rendi conto di non essere valorizzato come vorresti o quando sei costretto a sostenere ritmi di lavoro che non corrispondono a quelli pattuiti nella convenzione.

3 semplici consigli per vivere al meglio l’esperienza dello stage

Se dopo tutte le valutazioni del caso, sceglierai di vivere l’esperienza dello stage, cerca di farlo nel modo migliore. Noi ti forniamo questi tre semplici spunti.

Non prenderla sottogamba

L’offerta di uno stage non retribuito (o retribuito poco) potrebbe indurti a prendere la cosa poco seriamente perché, se è vero che i soldi non sono l’unica ragione che spinge le persone ad andare a lavorare, è altrettanto vero che possono però rappresentare una forte leva motivazionale. Ciò nonostante, faresti meglio a concentrarti sull’opportunità che ti si prospetta davanti: puoi muovere i primi passi nel mondo del lavoro o puoi tornare a rimetterti in gioco, assistito da un tutor personale. Affidati a lui (se è stato scelto è perché, con ogni probabilità, è una risorsa paziente e competente) e impegnati al massimo, sforzandoti di capire se, quello che fanno i tuoi colleghi, è quello che vorresti fare anche tu “da grande”. Gli stagisti capaci e volenterosi hanno buone possibilità di prolungare la loro permanenza in azienda.

Non essere troppo timido o passivo

E’ un consiglio che va “maneggiato con cura” perché quello che ti stiamo suggerendo non è di fare il gradasso o il presuntuoso (l’arroganza è un tratto che non paga mai al lavoro), ma di mostrarti semmai intraprendente e coinvolto. Osserva tutto quello che ti sta intorno e, se pensi che esistano margini di migliorabilità in un determinato settore, fallo presente al tuo tutor. Chi se ne sta sempre in disparte e si limita ad eseguire meccanicamente i compiti che gli vengono assegnati rischia, infatti, di non lasciare il segno.

Sii rispettoso e curioso

Per quanto tu possa sentirti coinvolto e abbia voglia di portare innovazione in azienda, ricordati però che sei l’ultimo arrivato e che troppo entusiasmo potrebbe urtare la sensibilità (per non dire altro) di chi sta lì da tempo. Mostrati curioso - fai domande alle persone che consideri più capaci e cerca di “rubare” il più possibile da loro - ma rispetta i tempi e le gerarchie. Questo è il momento di osservare, formarti e apprendere. Se le cose andranno per il verso giusto, dopo esserti guadagnato la fiducia e la considerazione dei colleghi (che non ti vedranno più come una “palla al piede”), potrai esporti e avanzare le tue proposte.

Considerazioni finali

Ma quindi cosa bisogna rispondere a chi ci offre di svolgere uno stage non retribuito nella sua azienda? Dobbiamo rifiutare seccamente o possiamo rifletterci un po’ su. Dopo avergli ricordato che ad ogni stagista deve essere corrisposto almeno un rimborso spese, se ci rendiamo conto che storce il naso contrariato, forse è il caso di lasciar perdere perché, con ogni probabilità, aveva solo voglia di reclutare “bassa manovalanza” a costo zero. Chi invece reagisce positivamente alla nostra puntualizzazione o mette sul piatto un’offerta alternativa (che contempla la possibilità di acquisire un sostanzioso portfolio clienti o specifiche competenze tecniche), merita a nostro avviso di essere preso in seria considerazione. Ma affidati anche alle testimonianze di chi ti ha preceduto: gli stagisti sfruttati e delusi hanno solitamente voglia di denunciare quello che hanno subito e riversano sui social il loro disappunto. Se dell’azienda che ti propone lo stage non v’è traccia tra gli ex stagisti inviperiti, allora è probabile che valga la pena accettare. 
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Stage non retribuito: opportunità o sfruttamento?

Today è in caricamento