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Giovedì, 28 Marzo 2024
LAVORO

Legge 104, cos'è e perché se ne sta parlando in queste ore

La normativa disciplina le agevolazioni riconosciute ai lavoratori affetti da disabilità grave e ai parenti che assistono una persona con handicap. Ma c'è il dubbio che in molti se ne stiano approfittando

Che cos’è e cosa prevede la legge 104? Della norma che disciplina i permessi lavorativi retribuiti si sta parlando molto in queste ore dopo la denuncia pubblica del Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci. Secondo il governatore, alcuni dipendenti della Regione si sarebbero fatti adottare da anziani malati per potere beneficiare della legge 104 e ottenere così permessi retribuiti. Musumeci ha anche snocciolato qualche dato che fa oggettivamente riflettere: su 13 mila dipendenti ben 2.350 usufruiscono dei permessi retribuiti per assistere familiari disabili. Il diciotto per cento.

Ma non va così solo in Sicilia. Mattia Feltri scrive su La Stampa che "in tutta Italia i dipendenti pubblici che godono della 104 sono il sei per cento (il quadruplo dei privati) e nella scuola si arriva al tredici per cento". Insomma, il dubbio che qualcuno se ne stia approfittando c’è. Ma che cosa prevede esattamente la legge 104? Iniziamo col dire che le disposizioni che disciplinano le agevolazioni riconosciute ai lavoratori affetti da disabilità grave e ai parenti che assistono una persona con handicap sono contenute nell’articolo 33 del testo di legge.

Musumeci: "Dipendenti adottati da anziani malati per usufruire della legge 104"

Cosa dice il testo di legge

Il lavoratore, si legge nel comma 3 dell’articolo, "ha diritto a fruire di tre giorni di permesso mensile retribuito coperto da contribuzione figurativa, anche in maniera continuativa". Questo a condizione che "la persona handicappata non sia ricoverata a tempo pieno". Può usufruire della legge  il dipendente (pubblico o privato) "che assiste persona con handicap in situazione di gravità, coniuge, parente o affine entro il secondo grado", oppure “entro il terzo grado qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i sessantacinque anni di età oppure siano anche essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti". Per l'assistenza allo stesso figlio con handicap in situazione di gravità, il diritto è riconosciuto ad entrambi i genitori, anche adottivi, che possono fruirne alternativamente.

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Autonomi e parasubordinati esclusi dalla legge 104

Al di là dei possibili abusi da parte di dipendenti furbetti, la legge 104 ha anche altri problemi. Sì perché non tutti i lavoratori godono degli stessi diritti. Come spiega l’Inps sul proprio sito, i permessi retribuiti non spettano infatti (tra gli altri) ai lavoratori autonomi e ai lavoratori parasubordinati.

Il calcolo dei permessi

Chi usufruisce della legge 104 ha diritto a godere alternativamente di riposi orari giornalieri di 1 ora o 2 ore a seconda dell’orario di lavoro o di tre giorni di permesso mensile (frazionabili in ore). La Cgil spiega che per il calcolo esatto delle ore di permessi, si applica la seguente formula: Orario normale di lavoro settimanale diviso il numero di giorni lavorativi settimanali e moltiplicando questo risultato per 3. Ad esempio “un lavoratore con orario di lavoro settimanale pari a 40 ore, articolato su 5 giorni, potrà beneficiare mensilmente di 24 ore di permesso. Infatti in tal caso l’algoritmo di calcolo sarà il seguente: (40/5) x 3 = 24". 

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Ai genitori, anche adottivi o affidatari, di figli disabili in situazione di gravità minori di tre anni, la legge riconosce anche altri diritti come ad esempio il prolungamento del congedo parentale con diritto per tutto il periodo ad un'indennità pari al 30% della retribuzione.

Così la legge 104 tutela i diritti dei disabili

La legge chiarisce inoltre che "è persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione”. La situazione di gravità viene inoltre riconosciuta "qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l'autonomia personale, correlata all'età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione".

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