rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Cosa cambia

Bonus, Irpef e stipendi: perché la manovra Draghi scontenta tutti e porta allo sciopero

Taglio dell'Irpef e abolizione dell'Irap. Riduzione delle imposte con la mossa del Governo, che fa insorgere i sindacati però

Il Parlamento si appresta a discutere e votare il disegno di legge di bilancio 2022. Intanto però dal consiglio dei Ministri, dopo essere stato votato, esce il testo della manovra. Sono circa 120 pagine in cui il governo spiega le modifiche che ha intenzione di portare all’economia del Paese. Una delle parole d’ordine del momento è "abbassare le tasse". Infatti il presidente del consiglio Mario Draghi, insieme ai ministri, ha elaborato una manovra espansiva con l’obiettivo di ridare slancio all’economia italiana, che arriva da un periodo di eccessiva contrazione per lo stato di emergenza (tecnicamente non finito) dettato dalla pandemia di Covid. Dunque, se in primo momento si era reso necessario immettere liquidità per affrontare i crolli verticali dovuti ai lockdown e in generale le chiusure, adesso, con il green pass prima e l’evoluzione a super, i cittadini stanno lentamente tornando alla normalità, motivo per il quale serve ridare slancio ai motori del mercato. Come? Non ci sono molte vie d’uscita, si deve tornare a spendere e investire. Serve più liquidità nelle tasche degli italiani. 

Si parte dal taglio delle tasse. Un modo per ridare respiro alla maggioranza della popolazione è utilizzare la forbice per tagliare Irpef (imposta sulle persone fisiche) e Irap (Imposta regionale sulle attività produttive). Soprattutto sulla prima perché, per sua natura, l’Irpef è una tassa pagata praticamente da tutti: autonomi, dipendenti e pensionati. Per fare questo serve dare copertura e il governo potrà sostenere l’abbassamento delle imposte utilizzando un tesoretto di circa otto miliardi. Ma vediamo in linea generale che cosa prevede la manovra, tenendo sempre presente che poi il documento dovrà passare il vaglio delle Camere. 

Il ritocco dell’Irpef

L’Irpef è una imposta progressiva e che si misura a scaglioni che, ad oggi sono così:

  •  il 23% fino a 15.000 euro,
  • il 27% oltre 15.000 e fino a 28.000,
  • il 38% fino a 55.000,
  • il 41% fino a 75.000,
  • il 43% oltre questo livello.

Significa che se guadagno fino a 15mila euro all’anno lordi, dovrò pagare il 23%, mentre se ne guadagno 20mila, dovrò pagare il 23% sui primi 15mila e poi il 27% sui restanti 5mila. E così ad aumentare. Sono cinque aliquote che però, con il nuovo disegno di governo, diventerebebro quattro, riducendo gli scaglioni: 

  • il 23% fino a 15.000 euro,
  • il 25% oltre 15.000 e fino a 28.000,
  • il 35% fino a 50.000,
  • il 43% oltre i 50mila. 

Il risutlato è, almeno per gli autonomi, una curva nello sconto. Cioè si parte dalle 62 euro per cui dichiara 15mila euro all’anno. Si sale, arrivando ad un picco di sconto di 810 euro per chi incassa 50mila euro all’anno. Si scende fino ad uno sconto di 270 euro per chi dichiara 80mila euro all’anno. 

La manovra Draghi porta allo sciopero generale

Perché una proposta del genere dovrebbe portare ad una reazione così dura dei sindacati? A detta di Cgil e Uil, che hanno già lanciato lo sciopero generale di otto ore per il 16 dicembre a Roma, non è una manovra in favore dei meno abbienti, degli stipendi più bassi, che per Landini "sono quelli che più di chiunque altro hanno pagato la crisi della pandemia". Insomma il fatto che i maggiori sconti sulle aliquote Irpef siano per le fasce centrali e non su quelle più basse è un elemento da rivalutare. Per i sindacati poi non è solo questione di merito, ma anche di metodo. Sicuramente, come ha spiegato stamattina Stefano Fassina (Leu), i sindacati sono stufi di presentarsi ai tavoli con dei paletti già prestabiliti, all’interno dei quali muoversi. "I sindacati fanno il loro mestiere e difendono i diritti dei lavoratori". Si contesta in definitiva l’assenza di progressività nella detassazione. "Il governo rimodula l’Irpef avvantaggiando le fasce mediane ma se guardiamo i numeri l’effetto è diverso: - ha affermato il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, - al 40% dei pensionati che riceve fino 15mila euro non va nulla; il 30% dei pensionati tra 15 mila e 26 mila euro riceve circa 200 euro. Ma 200 euro vanno anche a chi ha tra 60 mila e 200 mila euro". Dunque sarà protesta di piazza. 

Manovra, addio Irap

Intanto un altro elemento di novità, sempre nell’ambito del taglio delle tasse, è l’eliminazione dell’Irap. Via dunque l’imposta regionale sulle attività produttive, quella che di solito alimenta la sanità pubblica. Secondo i dati del dipartimento Finanze, ne gioveranno 995mila persone, che versano in media 1.360 euro all’anno di imposta regionale per un totale di 1,349 miliardi. Sembra esserci l’accordo fra partiti, ma anche qui non è detta l’ultima parola. Ci sono due problemi: si rischia che imprese siano colpite in modo diverso per la struttura formale della società, dunque per la loro natura giuridica; secondo c’è un tema politico con il centrodestra che vuole sgretolarla ancora di più, ampliando la platea delle aziende favorite. Ma c’è da capire se ci sono i soldi. 
 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Bonus, Irpef e stipendi: perché la manovra Draghi scontenta tutti e porta allo sciopero

Today è in caricamento