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Giovedì, 18 Aprile 2024
Il punto

A chi conviene davvero la manovra Meloni: 1 su 5 subirà il taglio del reddito di cittadinanza

Norme pro evasione in una la legge di bilancio che ritocca stipendi, pensioni, reddito di cittadinanza e assegni familiari: Istat e Bankitalia offrono una visione di insieme sugli effetti della manovra 2023

La legge di bilancio è arrivata in Parlamento dove il 20 dicembre inizierà la solita corsa di fine anno per l'approvazione definitiva della Manovra 2023 tra Camera e Senato. Intanto gli articoli bollinati sono al vaglio delle commissioni parlamentari con i partiti impegnati nel consueto tentativo intercettare nei margini della manovra le varie richieste che arrivano da lobby e parti sociali. Tra gli esperti che vengono sentiti in questi giorni ci sono i delegati di Bankitalia e dell'istituto nazionale di statistica che hanno fornito elementi necessari per meglio capire i reali effetti delle scelte del governo. 

  • Via il reddito di cittadinanza a un beneficiario su 5, ma chi resterà senza cosa potrà fare?
  • Il governo ha promesso di aiutare le famiglie, ma l'assegno per i figli aumenta di appena 80 euro, l'anno.
  • Giù le tasse? Ma solo per alcuni e con un neppur troppo malcelato incoraggiamento all'evasione fiscale.

Taglio del Rdc per 846mila beneficiari

In particolare l'Istat sottolinea come un beneficiario su cinque del Reddito di cittadinanza nel 2023 subirà un taglio dell'assegno: si tratta di circa 846mila persone.

Infatti i commi 1 e 2 dell’art. 59 della Legge di Bilancio fissano il limite massimo di otto mensilità per l’erogazione nel 2023 del Reddito di Cittadinanza (RdC) per tutti gli individui appartenenti a nuclei familiari in cui non siano presenti minorenni, individui con almeno 60 anni e disabili.

"La decurtazione della durata - spiega il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo - coinvolgerebbe in prevalenza i nuclei familiari di ridotte dimensioni (in particolare coinvolge più della metà degli individui soli) e la componente maschile, e investirebbe quasi la metà dei beneficiari in età compresa fra 45 e 59 anni", ha aggiunto. Inoltre, la riduzione "comprende un terzo dei NEET fra 18 e 29 anni beneficiari del Reddito, e si caratterizza per livelli di istruzione appena più elevati rispetto alla restante platea dei beneficiari appartenenti alla stessa classe d'età".

Sul taglio del reddito di cittadinanza è arrivato un allert specifico anche dalla Banca d'Italia: la riduzione del sussidio potrebbe riguardare anche famiglie difficilmente in grado di trovare una fonte di reddito alternativa sul mercato del lavoro, per di più in un contesto di rallentamento dell'economia e con un costo della vita in significativo aumento" spiega Fabrizio Balassone, Capo del Servizio Struttura Economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia, in audizione in commissioni congiunte Bilancio.

Lavoratori ma poveri

Ma il taglio del reddito di cittadinanza annunciato dal governo per sforbiciare chi - benché in età di lavoro - si accontenterebbe del beneficio, non è il solo elemento preso in considerazione dalle analisi dell'Istat. Sotto la lente dell'istituto di statistica c'è il caro vita e la messa a terra del taglio del cuneo fiscale. "C'è il rischio di assistere all'incapacità dei salari di rincorrere il costo della vita, con le conseguenze che si possono immaginare. Nei primi dieci mesi del 2022 il divario tra la dinamica dei prezzi e quella delle retribuzioni è stata pari a 7 punti percentuali" spiega presidente dell'Istat in audizione di fronte alle Commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato sulla manovra economica.

In particolare l'Istat evidenzia come nei primi dieci mesi del 2022, a fronte di un'inflazione a doppia cifra le retribuzioni contrattuali per dipendente siano cresciute appena dell'1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e la proiezione sull’intero anno, a fine ottobre, è pari a +1,1% (la variazione annua del 2021 è stata del +0,7%). Milioni di italiani si trovano a lavorare quindi con una retribuzione non adeguata al costo della vita.

Contratti di lavoro poveri per la maggior parte degli italiani dunque, non più in linea rispetto a costi aumentati per spese alimentari, bollette, trasporti. Secondo le rilevazioni Istat alla fine di ottobre 2022, nel comparto industriale la quota dei dipendenti con il contratto scaduto è pari al 2,0%, mentre nel comparto dei servizi più di due terzi dei dipendenti sono in attesa del rinnovo a causa del perdurare dei ritardi nelle trattative dei principali contratti del settore. Nel settore pubblico, poiché i rinnovi siglati a partire da maggio 2022 sono relativi al triennio 2019-2021 e quindi già scaduti, la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo rimane al 100% (valore invariato da dicembre 2018).

Il divario tra la dinamica dei prezzi (IPCA, indice armonizzato dei prezzi al consumo e quella delle retribuzioni

In pratica secondo l'Istat in assenza di rinnovi o di rallentamenti nella dinamica inflazionistica, le retribuzioni contrattuali reali a fine anno potrebbero tornare molto al di sotto dei livelli del 2009; ciò accadrebbe anche nel settore dell’industria, quello che presenta la quota più bassa di contratti scaduti e che nel periodo 2009-2021 ha registrato la crescita retributiva più elevata.

E non va meglio per gli autonomi: secondo l'ultima indagine Istat i redditi individuali da lavoro autonomo al lordo delle imposte e dei contributi sociali e al netto dei voucher lavoro, sono pari a 24.885 euro nel 2020, in riduzione del 5,9% rispetto al 2019 (contributi e imposte pensano rispettivamente per il 17 e il 14,1%).

Tuttavia su quello che rimane in tasca dopo tasse e contributi pesa l'inflazione energetica che per le famiglie residenti in Italia pesa in media 1.411 euro, nonostante il 70% abbia provveduto ad investimenti per l'efficentamento delle abitazioni. E lo sbandierato taglio delle tasse? La riduzione del cuneo fiscale secondo l'Istat - nonostante una spesa di 10,8 miliardi - riguarda appena 12,7 milioni di persone che hanno avuto benefici per 850 euro a testa. Per autonomi e partite iva il governo va al soccorso con la flat tax al 15% che si allarga a ricavi fino a 85mila euro (da 65mila). Un provvedimento su cui Bankitalia tra l'altro non ha mancato di sottolineare la accresciuta discrepanza di trattamento tributario.

"La flat tax comporta una penalizzazione dei dipendenti sottoposti a Irpef in quanto gli eventuali adeguamenti delle retribuzioni alla maggiore inflazione comporteranno una quota più ampia di reddito assoggettata ad aliquota marginale più elevata (il cosiddetto drenaggio fiscale), cui invece i contribuenti del regime forfetario non sono sottoposti" spiega Bankitalia come tra l'altro aveva sottolineato Mario Seminerio.

Bankitalia mette in luce anche come la Manovra presti il fianco a forme di evasione: "Anche limitandosi all'area del reddito di impresa o da lavoro autonomo, il regime decisamente più favorevole garantito al di sotto di determinate soglie di giro d'affari può condurre, come le prime evidenze empiriche mostrano, a scelte organizzative subottimali e incentivare l'evasione per evitare l'aggravio fiscale in cui si incorre al superamento delle stesse. L'introduzione della flat tax incrementale, sebbene possa attutire le differenze di trattamento tra lavoratori autonomi e imprenditori con ricavi sotto o sopra la soglia di accesso al regime forfetario, difficilmente potrà eliminare l'eccessiva concentrazione dei fatturati dichiarati su valori appena inferiori alla soglia".

Le norme pro evasione opposte anche al Pnrr

Insomma un incoraggiamento all'evasione fiscale che la Banca d'Italia rileva anche nell'aumento della soglia dell'uso del contante e dell'innalzamento della soglia per le sanzioni al mancato uso del Pos. Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia ha spiegato che contrariamente a quanto troppo spesso viene propagandato. "Anche il contante ha dei costi legati alla sicurezza, visto i furti a cui è soggetto, delle nostre stime sul 2016 segnalano che per gli esercenti il costo per il contante è stato superiore a quello delle transazioni digitali con le carte di credito e di debito" ha detto nel corso della sua audizione di fronte alle Commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato sulla manovra economica.

"Come già ricordato in passato, - spiega Balassone - i limiti all'uso del contante, pur non fornendo un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità ed evasione. In particolare, negli ultimi anni sono emersi studi - anche condotti nel nostro Istituto su dati italiani - che suggeriscono che soglie più alte favoriscono l'economia sommersa; c'è inoltre evidenza che l'uso dei pagamenti elettronici, permettendo il tracciamento delle transazioni, ridurrebbe l'evasione fiscale", ha detto Balassone. "Anche le Raccomandazioni specifiche per l'Italia formulate dalla Ue nell'ambito del semestre europeo muovono da tale presupposto", ha aggiunto, ricordando che "la definizione di efficaci sanzioni amministrative in caso di rifiuto dei fornitori privati di accettare pagamenti elettronici era inclusa tra i traguardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza relativi al primo semestre di quest'anno".

Chi vedrà aumenti degli stipendi nel 2023 

L'Istat inoltre evidenzia una stortura: il beneficio fiscale è andato maggiormente a vantaggio dei lavoratori di reddito medio-alti: il 17,3% è confluito nell’ultimo quinto (il più benestante), il 26,4% nel quarto quinto (cioè il gruppo appena al di sotto di quello più abbiente), il 24,1% nel terzo quinto (corpo centrale della distribuzione), il 20,3% nel secondo e l’11,9% nel primo quinto (ovvero il più povero).

Ultimo capitolo preso in analisi è quello dei bonus sociali. In particolare l'Istat rileva come il potenziamento dell'assegno unico interesserebbe appena il 5,6% delle famiglie (rispetto al 73,4% delle famiglie con figli a carico che percepisce l'assegno) e la maggiorazione avrebbe un importo medio di circa 90 euro l'anno. Un plauso invece è riservato ai bonus energetici per le famiglie con livelli di ISEE fino a 15.000 euro.

Come cambia l'assegno unico

"L’importo medio dei bonus sociali per ciascuna famiglia beneficiaria è pari, nel primo trimestre del 2023, a 321 euro - spiega l'Istat - L’allocazione della spesa complessiva favorisce i redditi più bassi: oltre l’85% è destinata alle famiglie appartenenti ai primi due quinti. In rapporto al reddito familiare il beneficio è più elevato nel primo quinto."

A chi vanno i bonus sociali

Infine ultima analisi è dedicata alla rivalutazione delle pensioni: l’art. 58 della legge di bilancio prevede infatti un meccanismo di indicizzazione parametrato all’importo ricevuto e secondo l'Istat favorisce dcoloro che percepiscono trattamenti pensionistici entro quattro volte il valore minimo INPS.

Le simulazioni mostrano una quota del beneficio più elevata per i redditi più alti (oltre il 50% è destinato agli ultimi due quinti), nonostante la correzione in senso equitativo delle fasce di adeguamento e l’incremento dell’1,5% dei trattamenti minimi. In termini di quota del beneficio sul reddito individuale, la quota assume una intensità simile tra i quintili ma più bassa nell’ultimo. Ma qui ne avevamo già parlato: ecco i nuovi importi

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